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Per i consumatori olandesi Sony giochicchia troppo col prezzo dei videogame PlayStation?

Secondo una fondazione olandese, Sony starebbe spingendo i gamer all'acquisto di PlayStation 5 che possano leggere esclusivamente videogame digitali così da escludere la concorrenza dei canali di vendita, dato che il solo store presente sulla console è della multinazionale giapponese. Sviluppatori e distributori sarebbero tagliati fuori dalla possibilità di stabilire il prezzo ai propri titoli. E dato che il modus operandi è iniziato da ben prima del lancio di PS5, il danno per i consumatori ammonterebbe a 435 milioni di euro

In Olanda la fondazione Stichting Massaschade & Consument Foundation ha citato in giudizio Sony in una causa collettiva che mira, viene sostenuto dalla parte attrice, a fare l’interesse dei giocatori olandesi di PlayStation ‘costretti’ secondo la lagnanza a pagare troppo i videogame PlayStation.

SONY FA PAGARE TROPPO I VIDEOGAME PLAYSTATION?

Tutto si basa su di una ricerca che, per la fondazione, dimostrerebbe che Sony stia sfruttando la sua posizione dominante nel mercato delle console da almeno dieci anni, con un acuirsi delle condotte registrato con PS5 dato che il costruttore nipponico starebbe spingendo la propria utenza ad acquistare le versioni della console sprovviste di lettore ottico e dunque in grado di leggere esclusivamente i videogame acquistati e scaricati nello store interno.

E qui risiederebbe la macchinazione della software house del Sol Levante: mentre per quanto concerne il mercato fisico dei videogame un utente è libero di approvvigionarsi presso la catena o il piccolo negozio che preferisce, magari alla ricerca del prezzo migliore, Sony ha sempre negato ad altri potenziali app store l’accesso alla dashboard di PlayStation. Di conseguenza, c’è un solo posto in cui acquistare i videogame digitali e “almeno 1,7 milioni di possessori olandesi di PlayStation pagherebbero troppo per i giochi privi di supporto fisico e i contenuti in-game”.

LE VERSIONI DIGITALI DEI VIDEOGAME PLAYSTATION COSTANO IL 47 PER CENTO IN PIU’?

“Studi economici hanno dimostrato che i consumatori pagano in media il 47% in più per queste versioni digitali rispetto a un identico gioco su disco fisico, mentre i costi di distribuzione per Sony sono in realtà inferiori”, accusa Lucia Melcherts, presidente della Stichting Massaschade & Consument Foundation. La tesi per ora fa proselitismo: con la sua campagna “Fair PlayStation”, la fondazione è riuscita ad attrarre oltre 20.000 partecipanti.

Negli ultimi mesi, la fondazione sostiene di aver ricevuto più di duemila messaggi ed email da possessori di PlayStation che si riconoscono nella situazione descritta. “Stiamo parlando di persone che hanno accumulato una considerevole collezione di giochi nel corso degli anni, a volte con migliaia di ore di gioco e ingenti somme di denaro”, afferma Melcherts. “Ma la magia per loro è svanita da tempo: hanno visto lentamente Sony trasformarsi in un monopolista che impone unilateralmente nuove condizioni e pretende più denaro senza offrire nulla in cambio”.

ESISTE UNA “SONY TAX” OCCULTA?

Secondo la fondazione, questo monopolio sulle vendite digitali, unito all’ampia quota di mercato di PlayStation nel mercato delle console, porterebbe a pagare quella che nell’atto contro il colosso dell’intrattenimento nipponico viene definita la “tassa Sony”: prezzi artificialmente elevati che inducono i giocatori ad aggravi di spesa circa i giochi digitali e i contenuti in-game rispetto a quanto verrebbero proposti in un mercato competitivo.

“Ciò – viene sottolineato dalla fondazione – è diventato di nuovo evidente ad aprile, quando si è scatenato un putiferio dopo che Sony ha implementato significativi aumenti di prezzo per la sua console PS5 e il popolare abbonamento a PS Plus” in molti Paesi. “Il fatto che Sony osi aumentare i prezzi di decine di punti percentuali senza alcuna compensazione è molto indicativo delle proporzioni”, afferma Melcherts.

“Sony – l’affondo – è l’unico fornitore di contenuti digitali sulla console di gioco più popolare al mondo. Tra tutti gli olandesi che possiedono una console di gioco a casa, oltre l’80% possiede una PlayStation”. Per questo, insomma, “può permettersi di prendere decisioni senza doversi preoccupare troppo di ciò che stanno facendo i concorrenti, gli sviluppatori o i consumatori”.

IL “GIARDINO RECINTATO” DI SONY

Secondo la fondazione, la piattaforma per videogame PlayStation funziona come un “giardino recintato” in cui Sony determina chi ha accesso, a quali condizioni e a quale prezzo. Gli store alternativi sono “tecnicamente esclusi da PlayStation, rendendo i giocatori completamente dipendenti da Sony per quanto riguarda la loro scelta”.

Allo stesso tempo, “Sony sta privando gli sviluppatori della loro libertà di movimento commerciale” essendo, viene sostenuto “contrattualmente obbligati a vendere i loro titoli esclusivamente tramite il PlayStation Store”. Perciò “devono lasciare a Sony l’ultima parola sul prezzo a cui i propri titoli verranno visualizzati nella vetrina digitale. Gli sviluppatori perdono così la libertà di stabilire il proprio prezzo, ma anche la loro posizione negoziale come controparte commerciale”.

Per la fondazione “la ricerca economica dimostra che Sony trae grandi profitti da questi rapporti asimmetrici: l’azienda realizza un margine di profitto più che doppio sui giochi digitali rispetto alle copie fisiche. I vantaggi della distribuzione digitale vanno quindi interamente a Sony, che costruisce artificialmente barriere attorno alla sua popolare console. Secondo la fondazione, i consumatori pagano quindi il prezzo più alto per i giochi e i contenuti in-game. Secondo la ricerca, il danno per i consumatori olandesi ammonta a 435 milioni di euro dal 2013.”

UN SASSOLINO CAPACE DI DARE VITA A UNA VALANGA?

La prima udienza potrebbe svolgersi entro la fine dell’anno. Inizialmente, si discuterà della giurisdizione del tribunale olandese e dell’ammissibilità della istanza della fondazione. Potrebbe trattarsi di un processo da seguire con attenzione visto che se le tesi della parte attrice fossero accolte, Sony potrebbe essere costretta ad aprire il suo sistema a store digitali di terze parti, con pronunce eventualmente richiamabili anche da altre corti europee dato che sulla medesima falsariga si muove da tempo l’Antitrust comunitario con riferimento soprattutto alle vetrine virtuali presenti nei sistemi operativi dei device portatili.

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