La Campania è agli ultimi posti in Italia per educazione finanziaria. Infatti, la Regione totalizza appena 54 punti su 100 in conoscenze economiche e finanziarie, percentuale inferiore alla soglia di sufficienza di 60, ma anche della media nazionale di 56. Maglia nera, invece, per la Basilicata. La Regione più virtuosa del Bel Paese, invece, è l’Emilia Romagna. È quanto emerge dall’Edufin Index, il rapporto promosso da Alleanza Assicurazioni del Gruppo Generali insieme a Fondazione Mario Gasbarri, che dipinge un ritratto allarmante della consapevolezza finanziaria campana. “Serve una sinergia tra aziende private e istituzioni pubbliche, solo un movimento corale può incoraggiare una maggiore alfabetizzazione finanziaria del Paese, quindi maggior benessere”, spiega Alessandra Grimoldi, Responsabile Communication & Content Marketing di Alleanza Assicurazioni, a margine dell’evento “Rituali di Benessere Finanziario”, uno spazio dedicato alle donne organizzato nell’ambito del “Tour dell’Educazione Finanziaria” di Alleanza Assicurazioni.
Perché le percentuali di Educazione Finanziaria dei cittadini della Campania sono tra le peggiori in Italia, secondo il report condotto in collaborazione con SDA Bocconi? Come risolvere questo problema?
La media nazionale raggiunge appena 56 punti su una scala di valori da 0 a 100, dove la sufficienza è 60. La Campania raggiunge un punteggio di 54, inferiore rispetto alla media nazionale ma leggermente superiore rispetto al 53 del Sud e delle Isole. Un dato formato da due sotto-indici, l’Awareness e il Behavorial Index. Il Behavorial Index, in particolare, che indica il comportamento, è ampiamente sotto la media (55 contro una media nazionale di 57). La Campania si inserisce in un quadro complessivo di Sud e Isole. Il divario dipende da un tema socio economico. Infatti, il tasso di occupazione della Regione è sotto la media nazionale. Inoltre, c’è un alto tasso di abbandono a livello scolastico. Sicuramente, queste due tematiche vanno di pari passo e fanno sì che le persone spesso non abbiano una conoscenza adeguata delle tematiche economiche, in alcuni casi mancano le risorse economiche di cui prendersi cura con l’educazione finanziaria. Una maggiore consapevolezza finanziaria determina maggiore benessere.
Dai dati emerge che le donne sono tra le categorie più fragili. La Regione si distingue negativamente per 8 punti di differenza tra uomini e donne (58 contro 50), 3 in più della media nazionale. Da cosa dipende questo gap e su cosa bisogna puntare per colmarlo?
Non dimentichiamo che la media nazionale ha un divario di 5 punti. Le ragioni del gender gap sono le stesse che rappresentano tutta Italia. Come prima motivazione c’è un minor accesso al mondo economico delle donne. In Italia l’occupazione femminile è di una donna su 2, mentre in Campania è di una donna su 3, un livello tra i più bassi in Europa. A questo si aggiunge il tema del livello di istruzione femminile. Esiste una correlazione forte tra apertura di un conto corrente personale e livello di istruzione. Il 100% di donne con solo la licenza media non ha un conto corrente a loro intestato. Il lavoro è un motore propulsivo dell’empowerment finanziario. Un lavoro ti pone in condizione di maggiore parità a livello di coppia. Anche quando le donne guadagnano tendono a delegare la gestione delle finanze al partner. Ogni giorno in media le donne dedicano 6 ore al giorno a casa e famiglia. Un dato che peggiora per le donne che non lavorano. Nel 48% dei casi denunciati si parla di violenza economica.
I giovani, invece, che punteggio ottengono in educazione finanziaria?
Il livello di Edufin Index dei giovani campani (18-34 anni) è allineato con la media nazionale dei giovani italiani (52 dei giovani contro 57 degli adulti). Il punteggio scende a 50 nella fascia 18-24 anni. Questo dimostra che c’è un evidente generational gap importante, a livello italiano e campano. Un campanello d’allarme che mostra l’urgenza dell’educazione finanziaria. La Legge Capitali ha inserito l’insegnamento dell’educazione finanziaria nell’educazione civica. È solamente un primo passo, però, perché le ore non sono molte, ma la scuola gioca un ruolo centrale nell’incuriosire i ragazzi su queste tematiche, fondamentali per essere cittadini consapevoli in futuro.