Secondo l’Onu, l’AI coi suoi algoritmi sempre presenti, infaticabili e poco propensi a rivendicare diritti, potrebbe lasciare a casa fino al 40% del personale oggi impiegato in tutto il mondo. Non è il solo studio che vaticina catastrofi nel prossimo futuro e probabilmente non è nemmeno quello più pessimista. Goldman Sachs prevede che, a livello globale, l’AI potrebbe esporre all’automazione non meno di 300 milioni di posti di lavoro.
Tutti gli analisti che si sono cimentati a sondare le conseguenze più nefaste di un uso improprio e sregolato dell’Intelligenza artificiale concordano che si debba al più presto approntare una governance etica dell’IA che consenta una redistribuzione equa dei benefici. Fumo negli occhi per le major al lavoro sugli algoritmi smart (il 40% degli investimenti privati in R&S AI è oggi concentrato in sole 100 aziende, principalmente negli Stati Uniti e in Cina) dato che ciò vorrebbe dire aprirsi a modelli open-source. Persino Bill Gates, founder di Microsoft, ha lanciato un allarme sul futuro occupazionale nel caso in cui non fossero approntati i dovuti paracaduti sociali.
PER GOOGLE L’AI NON RUBA POSTI DI LAVORO
Non Google. Sundar Pichai, numero uno della holding Alphabet, tra le Big Tech statunitensi che maggiormente investono nell’Intelligenza artificiale, ha infatti affermato in un’intervista durante la Bloomberg Tech Conference di San Francisco che l’AI non solo non eliminerà posti di lavoro, ma fungerà da volano per la produttività. “Prevedo che cresceremo dalla nostra attuale fase di progettazione anche l’anno prossimo, perché ci permetterà di fare di più”, ha affermato Pichai.
Inoltre, secondo l’amministratore delegato della compagnia principalmente nota per il motore di ricerca omonimo l’IA sta rendendo gli ingegneri più produttivi eliminando i compiti noiosi e consentendo ai lavoratori di concentrarsi su attività più significative. Pertanto, per Google, gli algoritmi non minaccerebbero affatto la permanenza dei lavoratori nelle aziende e dovrebbero essere comunemente intesi come “un acceleratore” che guiderà lo sviluppo di nuovi prodotti. Uno sviluppo che, s’arrischia a prevedere Pichai, potrebbe dare persino impulso all’occupazione e alla ricerca di nuovi talenti.
PICHAI GLISSA SULLE PAROLE ALLARMISTICHE DI DARIO AMODEI
Eppure come è stato anticipato, l’opinione di “mr. Google” rischia di peccare d’ottimismo se “addetti ai lavori” come Bill Gates lanciano allarmi che vanno nella direzione opposta. Per questo sempre durante l’evento organizzato dall’agenzia di stampa Bloomberg a Pichai è stato chiesto di commentare le recenti dichiarazioni del Ceo di una delle startup del settore in maggiore ascesa, Anthropic. Dario Amodei ritiene infatti che l’Intelligenza artificiale possa erodere la metà dei posti di lavoro impiegatizi di livello base entro cinque anni. Il numero uno di Google s’è limitato a dire: “Lo rispetto… Penso che sia importante esprimere queste preoccupazioni e discuterne”.
TUTTI I LICENZIAMENTI IN GOOGLE
Non sfugge nemmeno che proprio Google negli ultimi tempi abbia avviato una stagione di licenziamenti monstre, esattamente come tante altre software house in prima linea negli investimenti sull’Intelligenza artificiale (su tutte, Microsoft, senza dimenticare Amazon). Questo, meglio sottolinearlo, non vuol dire di per sé che l’AI stia già sostituendo i lavoratori, ma potrebbe essere spia del fatto che gli investimenti nel settore – per una partita che nessuna azienda intende perdere – potrebbero aver costretto a tirare la cinghia in altri reparti.
Soltanto all’inizio di quest’anno, Mountain View ha costretto almeno un centinaio di dipendenti a raccogliere le proprie cose nei proverbiali scatoloni, tagliando prevalentemente nella divisione cloud di Google, in Android, in Pixel e in Chrome. Nel 2024 si ha notizia di altri 1.000 dipendenti licenziati, numeri comunque ben lontani dai 12mila lasciati a casa soltanto due anni fa. Al netto degli ultimi interventi, la multinazionale statunitense conserva una forza lavoro abnorme, avendo oltre 180mila dipendenti. Chissà se saranno tutti tranquilli e se condividono l’ottimismo del proprio amministratore delegato.