Skip to content

cibi ultraprocessati

Negli Usa è iniziata davvero la guerra ai cibi ultraprocessati?

Secondo alcuni esperti, negli Stati Uniti, il settore dei cibi ultraprocessati, che rappresentano circa il 70% delle forniture alimentari, sta vivendo la stessa rivoluzione che c'è stata con 'Big Tobacco', che ha portato gli americani di tutto il Paese quasi a non fumare più. Fatti, numeri e commenti

 

Il segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr. non ha lasciato spazio a dubbi: con lui i cibi ultraprocessati non avranno vita facile. Otto coloranti alimentari artificiali di uso comune sono già stati banditi e “chi mangia ciambelle tutto il giorno o beve bibite zuccherate” potrebbe non beneficiare più dell’assistenza gratuita, secondo Kennedy.

Ma anche tra i consumatori si osserva un atteggiamento diverso nei confronti delle abitudini alimentari, che potrebbe portare a un cambiamento radicale.

COLORANTI AL BANDO

A marzo, in una riunione a porte chiuse, Kennedy ha lanciato un ultimatum ai Ceo delle principali aziende alimentari: mettete al bando alcuni coloranti artificiali dai vostri prodotti o il governo lo farà per voi. Tra loro, colossi del calibro di Pepsi, General Mills, Tyson Foods, Smucker’s, Kraft Heinz e Kellogg’s – che, secondo il segretario alla Salute, sono responsabili di molte malattie croniche che colpiscono gli americani.

Intanto, la Food and Drug Administration (Fda), ha già vietato a partire dal 2027 il colorante rosso numero 3, un additivo sintetico ricavato dal petrolio. La California, in totale autonomia, ha approvato leggi che, oltre a questo, vietano anche altri additivi alimentari e l’olio vegetale bromurato e almeno una dozzina di altri Stati, tra cui il West Virginia e New York, sta portando avanti una legislazione per istituire divieti simili.

Ad aprile poi sono stati ufficialmente messi al bando otto coloranti alimentari artificiali di uso comune, con alcuni esperti che hanno collegato questi coloranti – presenti in decine di alimenti, tra cui cereali, caramelle, snack e bevande – a problemi neurologici in alcuni bambini.

UN DURO COLPO PER BIG FOOD?

Kennedy sembra quindi intenzionato a perseguire la sua battaglia “Make America Healthy Again”, anche se questo significa mettersi contro la potente lobby alimentare che, secondo il dottor Peter Lurie, ex funzionario della Fda, è l’unica a trarre profitto da queste sostanze poiché la “aiutano a rendere gli alimenti ultra-trasformati più attraenti, specialmente per i bambini, spesso mascherando l’assenza di un ingrediente colorato, come la frutta”.

“Stiamo entrando nel momento ‘Big Tobacco’ di ‘Big Food'”, ha scritto Arianna Huffington, Ceo e fondatrice di Thrive Global, una società americana che fornisce tecnologia per il cambiamento comportamentale.

Come spiega Huffington, negli anni ’60, il 42% degli americani fumava. Oggi è il 12%, secondo i dati Gallup. Certo, non è successo nel giro di qualche mese, ci sono voluti decenni ma dopo alcuni momenti chiave, come il divieto di vendere sigarette ai giovani, i cambiamenti nel comportamento degli americani sono avvenuti rapidamente – e soprattutto sono durati nel tempo.

QUALCOSA SI MUOVE

Ora, per la Ceo di Thrive Global, “ci sono segnali che una lotta simile sta nascendo contro gli alimenti ultraprocessati, le bevande zuccherate e i coloranti alimentari artificiali”.

Basti pensare alla causa legale, la prima nel suo genere, intentata lo scorso dicembre a nome di un adolescente di Filadelfia, il quale sostiene di aver sviluppato il diabete di tipo 2 e la steatosi epatica dopo aver mangiato cibi di questo tipo. La causa vede coinvolte 11 delle Big Food: Kraft Heinz, Mondelez, Post Holdings, Coca-Cola, Pepsi, General Mills, Nestlé, Kellanova, Kellogg, Mars e Conagra.

IL SUBDOLO LEGAME TRA INDUSTRIA DEL TABACCO E CIBI ULTRAPROCESSATI

Come ricorda Axios, tra Big Tobacco e Big Food c’è pure un legame. Negli anni ’80, infatti, i giganti del tabacco Philip Morris e R.J. Reynolds si espansero nell’industria alimentare acquisendo marchi come Kraft, General Foods e Nabisco. Le aziende alimentari furono poi scorporate negli anni 2000, ma ricerche recenti hanno dimostrato che durante quegli anni intermedi, gli alimenti provenienti da marchi di proprietà del tabacco avevano maggiori probabilità di essere molto appetitosi.

“Molti degli alimenti ultra-trasformati che mangiamo oggi sono stati progettati da un’industria che ha scritto il manuale su prodotti altamente appetitosi, che creano dipendenza e attraenti per i bambini”, ha scritto Anahad O’Connor del Washington Post.

UNA GUERRA CHE METTE TUTTI D’ACCORDO

Anche se sembra una missione molto difficile, per Huffington, il fatto che il cibo ultraprocessato sia nemico di entrambi gli schieramenti politici, a cui si aggiungono scienziati, nutrizionisti e influencer, rende plausibile che l’era dello strapotere di Big Food possa tramontare: “Questa convergenza di forze mi rende molto ottimista che questo sia un nuovo momento. È nello zeitgeist adesso. Le cose stanno cambiando”.

Torna su