Skip to content

tv sorrisi

TV Sorrisi e Mattarella. I risvolti tragicomici dei Berluschini

Dal Tg4 di Emilio Fede a Tv Sorrisi e canzoni: parabola discendente di un potere mediatico che s'è fatto politico e ora stenta a sopravvivere tra suggestioni ideali, manovrette politiche e aspirazioni editoriali. La lettera un po' nostalgica di Claudio Trezzano

Caro direttore,

stamani all’alba, come al solito, mi ha svegliato la notifica di un tuo cinguettio su X. Segnalavi che Tv Sorrisi e Canzoni regalerà “Le parole di tutti”, ovvero dodici orazioni civili di Sergio Mattarella.

Spulciando tra gli innumerevoli siti del Gruppo Mondadori, editore della testata che regalerà ai suoi lettori i discorsi quirinalizi, ho trovato questa pagina che include quella che immagino essere la quarta di copertina del pamphlet, utile a farsi un’idea della raccolta:

“La massima carica dello Stato è l’emblema del Paese, l’incarnazione dell’unità nazionale. Lo sa bene Sergio Mattarella, che interpreta il suo ruolo con gentile rigore, sollecitando in ogni momento il rispetto delle istituzioni e delle regole, alimentando la trasparenza del dibattito pubblico, trasmettendo fiducia e speranza nel futuro. Il Presidente porta nelle piazze un alfabeto di valori corali e condivisi, che oppone alla discriminazione la responsabilità. In tal senso, i discorsi qui raccolti sono vere e proprie orazioni civili, un autorevole complemento della nostra Costituzione. Rivolgendosi ai suoi concittadini, Mattarella scopre le radici della patria nei versi di Dante ma anche nella Liberazione dal nazifascismo. Mette al centro la dignità che solo il lavoro può garantire, e onora il lungo cammino delle donne verso l’emancipazione e la libertà. Incoraggia una scuola della integrazione e della convivenza, si appella alla giustizia, rintracciandola nel messaggio etico e politico di Alessandro Manzoni, invoca l’amicizia come base di un rinnovato umanesimo, celebra la memoria come baluardo della verità storica, antidoto a ogni negazionismo. In tempi in cui la lingua dell’odio e dell’intolleranza prende spazio, la voce del nostro Presidente ci invita all’equilibrio, alla misura. E ci ricorda l’importanza di prendere posizione, ogni giorno, utilizzando parole che siano valide per ognuno di noi: le parole di tutti”.

Ora, premesso che non ho idea di quanto sia felice il Capo dello Stato di finire su di una testata un po’ frivola come TV Sorrisi e canzoni (se ci fossero ancora, probabilmente, gli avrebbero pure fatto vincere un Telegatto), per me quest’oggi con questa trovata ri-muore il povero Silvio Berlusconi. E non parlo del Berlusconi dell’ultimissimo periodo che parlava di diritti dei cani e si faceva immortalare con Dudù e regal prole quadrupede in braccio. Parlo di quello delle origini, che i maligni dicono facesse leva solo sulla casalinga di Voghera ma che nella realtà riuscì a sedurre anche schiere di imprenditori, economisti e professoroni.

Perché dico che oggi ri-muore Silvio Berlusconi? Non solo perché dalla discesa in campo in poi è stato con ogni probabilità il premier dalle coabitazioni più difficili con i presidenti della Repubblica in carica (coabitazione in alcuni casi terminata con uno sfratto: tutti ricordiamo lo “scherzo” che Scalfaro combinò al Cav, spalancando le porte di Palazzo Chigi a Lamberto Dini, con l’aiuto di Umberto Bossi), ma soprattutto perché questa mossa, più che sorprendere la platea tradizionale di Tv Sorrisi e Canzoni, probabilmente sorprenderà i palazzi romani, avendo una innegabile portata politica.

Chiara infatti la volontà di Marina Berlusconi di lanciare un segnale a Giorgia Meloni: Forza Italia non solo sarà il partito “centrista” dell’alleanza, ma anche quello presidenziale. Che tifa cioè per l’inossidabile Mattarella. Mi chiedo peraltro quanto sarà felice Tajani di appiattirsi ulteriormente su posizioni imposte dall’alto.

Fa sorridere amaramente che, di tutta l’eredità politica di Berlusconi, chi oggi ne sfrutta ancora nome e ricordo per sopravvivere a livello industriale si aggrappi a simili messaggi derivativi e pure involontariamente comici. Ricorderai anche tu la fantascientifica Universitas Libertatis che sarebbe dovuta diventare la culla dei liberisti di domani: che fine ha fatto? Si è sgonfiata esattamente come la “rivoluzione liberale” promessa nel 1994. Ma non è tutta colpa di Berlusconi o dei Berlusconi. Del resto, direttore, con Invitalia che entra in Giochi Preziosi e in Coin sarebbe dura oggi parlare di liberismi assortiti (non che altrove in Europa e nel mondo gli stati si comportino diversamente, come dimostrano dazi e aiuti di stato alle imprese lautamente foraggiate a est e a ovest).

Ma, oltre a testimoniare che si è ormai consumata l’eredità politica di Silvio Berlusconi, questa caracollante operazione di marketing intriso di politica dimostra che si è pure dissolto l’impero mediatico dei Berlusconi, se a veicolare simili messaggi è Tv Sorrisi e Canzoni. Del resto, mettiamo in fila ciò che è successo nell’ultimo periodo: il Giornale venduto ad Angelucci, Panorama è finito alla Verità di Belpietro, per non parlare di quella eccellente rivista Ideazione animata dagli intellettuali che aderirono alla prima Forza Italia rottamata senza motivo, mentre in casa i meloniani abbondano, da Clemente Mimun che dirige il Tg5 ad Andrea Pucci che sovrintende News Mediaset (Ecco cosa scriveva Feltri nel ferragosto del 2024. Il titolo è un programma: “Così si fabbrica un Pucci. Ovvero un super direttore”).

Insomma, l’impressione è che quell’esercito mediatico che ha permesso a Berlusconi di governare tanto a lungo, fatto non solo dei proclami di Emilio Fede che si divertiva a storpiare i nomi degli avversari di Silvio, ma anche di cabaret di quart’ordine, tv spazzatura, veline, paillettes e soubrette assortite sia in rotta da tempo (complice probabilmente l’avanzata delle streaming tv: sotto i quarant’anni c’è qualcuno che la sera non si connette su Netflix o Prime ma fa zapping sulle reti nazionali?) e i figli stiano toccando con mano quanto sia difficile far politica senza un megafono idoneo.

I tempi sono cambiati. Lo aveva probabilmente intuito persino Silvio, che nell’ultimissimo periodo provò a sbarcare su TikTok. Ma quando lo capiranno i figli?

Con un po’ di nostalgia,

Claudio Trezzano

Torna su