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elly schlein conte

Giochetti e fantasie sulle elezioni anticipate

Come nascono gli scenari sulle elezioni anticipate e chi il insuffla. La nota di Sacchi

“Elezioni anticipate? Io spero di sì. E noi saremo pronti”. Così, come ormai un mantra a sinistra, ieri Elly Schlein chiudeva l’intervista al Corriere della sera. La stessa cosa la va ripetendo da giorni anche ad altri giornali dopo che lo stesso Corriere si era lanciato il 21 maggio in una sorta di toto-ministri al Nazareno con l’annuncio che “Elly è in partita”.

Sembra fantapolitica, dal momento che non si riesce a trovare nessun serio, vero elemento, sulla base del quale avrebbe un reale fondamento l’ipotesi di elezioni anticipate. Ipotesi che sembra stare in realtà più nei desiderata di opposizioni divise tra loro, a cominciare dalla politica estera e da chi sarà il candidato premier, che nei fatti concreti e reali della solidità della maggioranza di governo.

A giudicare dall’assenza di un vero fronte alternativo, il centrodestra sembra candidarsi a governare anche per la prossima legislatura. La stessa Giorgia Meloni non ha escluso il suo bis. I sondaggi danno al centrodestra il 48 per cento, la sinistra al 30. Ma evidentemente per le opposizioni e il Pd soprattutto l’importante è che se ne parli. Fa niente poi se non ci sono elementi reali di divisione del centrodestra che possano provocare la crisi.

I media aprono la narrazione dell’inesistente ipotesi di voto anticipato e tutti a chiedere a Schlein se sarà così. La realtà è che sembra una mossa mediatica tutta orchestrata a sinistra per iniziare a regolare una serie di conti interni a cominciare dalla leadership del cosiddetto campo largo di cui sembra evidente il tentativo di consolidare la posizione di Schlein. Che però i voti li può prendere solo a sinistra. E per fare centro non basta il “centrino” di Iv di Matteo Renzi.

C’è anche chi maliziosamente fa notare che sarebbero gli stessi avversari interni di Schlein a favorire la narrazione delle elezioni anticipate per poterla sostituire nel caso di sconfitta, sperando che in realtà sia Meloni ad aprire a questa ipotesi per poter consolidare la sua leadership nel centrodestra. Scenari che lasciano il tempo che trovano perché sembrano fondati più sui desideri che sui fatti.

Due anni, da qui al 2027 quando terminerà la legislatura, sono ancora lunghi. E il movimentismo protestatario delle opposizioni, senza un credibile progetto alternativo, ha evidentemente bisogno di essere alimentato da qualche colpo di scena su elezioni anticipate che esistono però solo sulla carta.

La realtà è che il vero elemento di preoccupazione delle opposizioni è che con una nuova maggioranza di centrodestra dopo molti anni ci sarebbe alla scadenza del secondo mandato di Sergio Mattarella nel 2029 un presidente della Repubblica non più proveniente dal centrosinistra. Ma questo è un altro capitolo destinato a fare da sfondo agli scenari futuri.

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