Dopo essere uscito da OpenAI, di cui era stato un cofondatore, Elon Musk ha puntato molto sull’AI con la propria startup xAI e il relativo modello di intelligenza artificiale, oggi arrivato alla versione di Grok-3, altamente competitivo. Lo stesso Musk lo ha definito come il sistema più intelligente al mondo.
Grok-3 ha quasi quadruplicato la sua potenza di calcolo e stando alle affermazioni di xAI supererebbe le concorrenti Gemini, DeepSeek, Clude e ChatGPT.
Il modello include un motore di ricerca denominato Deep Search particolarmente evoluto che, sempre stando alle affermazioni di Elon Musk, risponderebbe in modo realistico, senza censure, tracciando anche il percorso di ragionamento.
Potendo contare su enormi risorse, Grok ha un alto tasso di crescita, per cui spaventa i concorrenti e il mercato, considerando che è nelle mani di uno degli uomini più potenti al mondo, proprietario di società altamente impattanti come Starlink, Tesla e Neurolink.
Il Garante irlandese della privacy non si è preoccupato di tutto questo, ma più semplicemente, prima si è chiesto se Grok fosse stato addestrato con i dati degli utenti di X e poi, adesso, si sta domandando se X abbia davvero cessato di usare i dati come aveva promesso.
Da qui una nuova indagine, aperta nell’Aprile 2025, a carico della XIUC, X Internet Unlimited Company, subentrata alla TIUC, tesa a verificare la correttezza o meno del comportamento dell’azienda.
Come ha avuto modo di chiarire la stessa DPC, non si tratterebbe di una nuova contestazione ma della verifica del rispetto degli accordi del 2023. L’indagine riguarda infatti l’uso di un sottoinsieme di dati personali, quelli contenuti nei post pubblici degli utenti europei.
La notizia non è stata, però, accolta con favore da Elon Musk che si ritiene vittima delle leggi europee che ha in più occasioni criticato, considerandole un limite alla libertà di espressione. Lo stesso ha fatto in più occasioni Donald Trump che considera la normativa europea dannosa per le aziende americane al punto di equiparare le sanzioni loro imposte a una forma di tassazione.
È indubbio che xAI trae un enorme vantaggio dall’utilizzo dei dati degli utenti di X, che rappresentano anche una base rilevante per la generazione delle risposte di Grok, ricca di informazioni sempre aggiornate e spesso provenienti da soggetti competenti.
Non dimentichiamoci che a marzo di quest’anno Elon Musk ha dichiarato in un post che la sua startup xAI vale adesso ottanta miliardi di dollari dopo avere acquistato X per 33 miliardi di dollari, circostanza che dimostra il suo assoluto interesse a un’integrazione tra social media e intelligenza artificiale.
L’indagine della DPC, che ha il solo scopo di garantire il rispetto della normativa europea sul trattamento dei dati personali, si inserisce quindi in un articolato quadro di relazioni tra Europa e Stati Uniti e rischia di avere ripercussioni che vanno ben oltre il caso concreto.
(Estratto da Appunti, la newsletter di Stefano Feltri)