La condivisione delle infrastrutture digitali tra operatori mobili ottimizza le risorse, riduce la duplicazione degli asset e abilita l’innovazione tecnologica. Inoltre, la scelta di separare asset e servizi nelle telecomunicazioni porta un importante taglio di costi e di emissioni. Un modello di business che dal 2015 al 2024 ha fruttato ad INWIT un risparmio di 15,8 miliardi di euro e una riduzione delle emissioni di CO2 di 2,5 milioni di tonnellate. Allo stesso tempo, gli investimenti della società hanno generato un impatto complessivo sul PIL italiano di circa 1,3 miliardi di euro nel 2024 e 5,3 miliardi cumulati nel periodo 2020-2024. È quanto emerge dallo studio dell’impatto e del valore generato da INWIT per il sistema economico italiano. Ecco tutti i numeri del report di TEHA Group.
BENEFICI DELLA CONDIVISIONE E DELLA SEPARAZIONE TRA INFRASTRUTTURE E SERVIZI
Analizzando 36 diverse economie emerge che nei cinque anni successivi alla separazione tra infrastrutture e servizi, in media, il PIL è cresciuto di 1,6 punti percentuali in più nei Paesi che hanno adottato il modello rispetto ai benchmark selezionati nei settori delle telecomunicazioni, energetico e ferroviario. La crescita dell’occupazione, invece, ha registrato un differenziale positivo di 1,4 punti percentuali. I Paesi che hanno puntato su un modello di separazione hanno registrato una crescita media del PIL del 4,4% contro il 2,8% dei Paesi benchmark, mentre l’occupazione è cresciuta dell’1,1% rispetto a un calo dello 0,3% negli altri Stati.
Soffermandosi sull’Italia, il modello di INWIT ha portato importanti benefici economici per il sistema e per gli operatori.
“Vogliamo continuare ad investire per creare sviluppo. Siamo concentrati sul nostro core business, ma se ci dovessero essere opportunità di crescita inorganica li prenderemo in attenta considerazione. Il consolidamento porterà maggiori investimenti attraverso le torri”, ha detto Diego Galli, dg di Inwit, a margine del del Sustainability Day.
RISPARMIO ECONOMICO ED AMBIENTALE
INWIT ha contribuito per circa il 50% del valore generato per l’intero settore delle telecomunicazioni. La condivisione delle infrastrutture ha generato risparmi per i Telco Operator pari a 15,8 miliardi di euro nel periodo 2015-2024. Inoltre, ha evitato l’emissione di 2,5 milioni di tonnellate di CO2 generate per torri aggiuntive.
“Nel mondo delle reti condivise la condivisione è un trend consolidato perché è un motore industriale e di sostenibilità. I sistemi aziendali che coinvolgono innovazione, inclusività e sostenibilità sono l’unico modo per governare le transizioni”, ha affermato Oscar Cicchetti, presidente di Inwit nel corso del Sustainability Day.
L’IMPATTO SUL SISTEMA ITALIA
Nel 2024, INWIT ha generato un Valore Aggiunto diretto pari a 969,1 milioni di euro (+11,7% in media nell’ultimo quinquennio). Tra il 2020 e il 2024 l’azienda ha versato al Fisco italiano 688,6 milioni di euro. L’impatto complessivo sul PIL italiano ha raggiunto circa 1,3 miliardi di euro nel 2024, che salgono a 5,3 miliardi di euro se consideriamo il periodo 2020-2024. I benefici economici indiretti e indotti, invece, ammontano a 302 milioni di euro e si estendono a comparti strategici come la manifattura (58,3 milioni di euro), le telecomunicazioni (53,8 milioni di euro), le costruzioni (27,4 milioni di euro), le attività professionali e tecniche (24,8) e il commercio (23,3). Inoltre, tra il 2020 e il 2024 il numero di dipendenti è aumentato del +60%, passando da 206 a 328.
“La transizione digitale gioca un ruolo centrale nell’efficientamento dei servizi. Basti pensare ai sensori di IoT che abilitano collaborazioni tra diverse realtà”, ha affermato Tullio Ferrante, sottosegretario di Stato al ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
INVESTIMENTI IN AUMENTO
Le proiezioni nel Piano Industriale 2025-2030 indicano un nuovo rafforzamento, ad un tasso di crescita medio annuo composto (CAGR) pari al +6,1% nel decennio. Tra il 2015 e il 2024 gli investimenti di INWIT hanno raggiunto 1,4 miliardi di euro, il 30,5% dei quai arriva dai ricavi (+11,2% sul 2020), livello superiore alla media delle telecomunicazioni (15,5%), dei servizi (25,35) e dell’intera economia italiana (11,3%). La quantità di investimenti è destinata a salire con gli ulteriori 1,5 miliardi di euro previsti nel periodo 2025-2030, raggiungendo un totale di circa 2,9 miliardi di euro. Nel 2024, il 71% delle risorse allocate è stato destinato a interventi per potenziare la capillarità della rete e accelerare la transizione digitale. Infatti, tra il 2020 e il 2030 il numero di torri gestite da INWIT aumenterà del +27,8%, passando da 22.300 a 28.500 su scala nazionale. Solo nel 2024 sono stati realizzati oltre 915 nuovi siti.
“Il modello strutturale di Inwit ha al suo centro gli investimenti materiali. Un modello operativo che consente di attrarre capitali e avere un costo del capitale più efficiente. Bisogna parlare anche del business degli operatori di servizi, siamo focalizzati per creare efficienza per sostenere la transizione del settore e gli investimenti al fine di avere ritorni per tutto l’ecosistema delle telecomunicazioni”, ha affermato Diego Galli dg di Inwit.
L’innovazione passa attraverso le infrastrutture digitali, secondo Laura Cavatorta, presidente comitato sostenibilità e scenari di transizione energetica Snam.
“Servono investimenti mirati e una capacità tecnologica di primo livello. Serve una governance che attraversi tutte le dimensioni dell’azienda, integrando questi obiettivi nella strategia di business”, ha affermato Cavatorta.
LE SFIDE DEL DIGITALE
Il gap digitale si conferma uno dei principali ostacoli alla digitalizzazione.
“L’obiettivo è uno sviluppo fruibile da tutti non solo per pochi. Serve una struttura pronta ad adattarsi alle nuove sfide. L’impegno nella sostenibilità permette di perseguire l’etica d’impresa”, ha affermato Giulia Staderini, presidente comitato sostenibilità Inwit.
“Per troppi anni la digitalizzazione dei borghi è stato trattato come un argomento di nicchia. Serve uno sforzo ulteriore nel dialogo, altrimenti la tenuta sociale nei territori montani e nelle piccole isole sarà a rischio”, ha affermato Federico Gori, presidente ANCI Umbria.