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Dagospia

Le news su Brunetta, Dagospia, Elkann, Mentana, Travaglio, Tronchetti Provera e non solo

Che cosa si dice e che cosa non si dice su Brunetta, Dagospia, Elkann, Mentana, Travaglio, Tria, Tronchetti Provera e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

LE COCCOLE DI DAGOSPIA AGLI ELKANN E AI TRONCHETTI PROVERA

 

ENRICO MENTANA TROLLA I GIORNALISTI DI LA7

 

LE OSSESSIONI DEL GIORNALE SU MEDIOBANCA

 

TRIA E TRAVAGLIO SCULACCIANO I VOLENTEROSI

 

L’ENEL SALUTA CONFINDUSTRIA?

 

A COSA SERVIRA’ L’EURO DIGITALE?

 

I DUE NODI DELL’EURO DIGITALE

 

CARTOLINA DA BRUXELLES

 

CARTOLINA DALL’UNGHERIA

 

CARTOLINA DALLA GERMANIA

 

CARTOLINE DALL’AMERICA

 

CARTOLINE DALL’ARABIA SAUDITA

 

CARTOLINA DALLA CINA

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

 

 

 

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL SOLE 24 ORE SULL’EURO DIGITALE:

Nel pieno della rivoluzione dell’innovazione finanziaria digitale, il regolamento che istituirà l’euro digitale, se come atteso entrerà in vigore all’inizio del 2026, sarà già in ritardo rispetto alle “fughe in avanti” degli Stati Uniti, della Cina, delle Big Tech e degli stablecoin in dollari Usa. L’euro digitale serve infatti anche a garantire la sovranità monetaria e l’autonomia strategica europea nei pagamenti, perché ridurrà la dipendenza da fornitori di servizi di pagamento non europei, essenzialmente americani (Visa, Mastercard, Amex, Apple pay, Paypal, Google pay ecc…). Strano a credersi ma solo sette Paesi, tra i quali Italia, Francia e Germania, sui 20 Stati membri dell’area dell’euro hanno un sistema di pagamenti con schemi nazionali di carte di credito mentre i rimanenti 13 Paesi dipendono totalmente da carte di credito non europee. Nei pagamenti transfrontalieri in Europa, i Paesi europei restano dominati da fornitori di servizi finanziari americani.

Le tappe politiche in arrivo coinvogono il Consiglio europeo, il Parlamento europeo e il trilogo. Prima dell’estate il Council working party (gruppo di lavoro del Consiglio europeo) dovrà trovare un accordo sulla moneta di banca centrale in forma digitale e predisporre un rapporto da consegnare al Parlamento europeo già in settembre. Il Parlamento formulerà la legge. Chiusa questa fase, il trilogo – incontro informale tra Parlamento Europeo, Consiglio dell’UE e Commissione Europea – dovrà raggiungere un accordo finale sulla proposta legislativa: le posizioni a quel punto non saranno più distanti. Se tutto filerà liscio, con l’avvio del nuovo anno la legge istitutiva dell’euro digitale sarà pronta.

Per la distribuzione, circolazione e utilizzo dell’euro digitale occorreranno altri 2-2,5 anni. Ma intanto il quadro legislativo, definendo gli standards, diventerà un vero e proprio trampolino di lancio per l’innovazione digitale europea dal settore privato europeo.

I prossimi sei mesi si presentano come un percorso a ostacoli ma basterà sciogliere alcuni nodi, risolvere tre grandi questioni in sospeso. Per quanto riguarda il Consiglio, restano pendenti due aspetti dell’euro digitale: 1) il modello di compensazione per intermediari finanziari e commercianti, dove si sta facendo strada una proposta spagnola con buone possibilità di riuscita; 2) la definizione dei limiti alla quantità di euro digitali detenibili per persona, al fine di tutelare la stabilità finanziaria e mitigare potenziali effetti di sostituzione dei depositi bancari. La discussione sui limiti divampa ma i politici rischiano di guardare la pagliuzza e non vedere la trave: la vera grande minaccia per il sistema bancario europeo rischia di arrivare dagli stablecoin in dollari Usa, soprattutto nel caso in cui la nuova legge in via di approvazione negli Stati Uniti stabilisca che le riserve degli stablecoin potranno essere depositate (quindi garantite) presso la Federal Reserve.

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