Non ci sono soltanto l’Ucraina e Gaza. Da quasi quindici anni c’è una guerra civile che dilania la Libia e non è possibile distinguere fra aggressori e aggrediti perché è un conflitto in cui tutti sono contro tutti: tribù rivali e sedicenti signori della guerra, governi instabili e organizzazioni criminali. Tutti i tentativi di soluzione pacifica così come ogni tregua si sono rivelati effimeri e le conseguenze di questa tragedia non le subisce solo il popolo libico. Finiscono per essere coinvolti nel conflitto migliaia di migranti che vorrebbero fuggire in Europa. E la guerra tra libici mette continuamente a rischio la fornitura di petrolio essenziale soprattutto per l’Italia. I combattimenti avvenuti a Tripoli nei giorni scorsi hanno fatto riemergere la drammatica situazione della Libia. Ma la cronaca non fornisce più di tanto né spiegazioni né vie d’uscita. Per conoscere, invece, come si sia arrivati a questo punto conviene affidarsi a una ricostruzione storica accurata grazie al recente saggio di Giampaolo Cadalanu: “Sotto la sabbia, La Libia, il petrolio, l’Italia” (Laterza, 264 pagine, 20 euro).
Punto di svolta dell’intera vicenda è il 20 ottobre 2011 quando il colonnello Gheddafi viene catturato e ucciso dai ribelli. L’esultanza per la fine di uno spietato regime dittatoriale è quasi universale. Francia e Stati Uniti pensano sia stato eliminato uno dei loro peggiori nemici. E senza dubbio Gheddafi era stato un pericolo. In passato aveva finanziato organizzazioni terroristiche. E aveva ipotizzato la creazione di una moneta unica africana sottraendo così gran parte del continente all’influenza del franco africano. Ma, contrariamente a quanto di crede in Occidente, la fine di una dittatura non sempre significa la nascita di una democrazia. E senza uno stabile nuovo assetto politico la Libia precipita immediatamente nel caos.
Il libro di Giampaolo Cadalanu spiega in maniera esauriente quanto sia ingovernabile la situazione raccontando ogni vicenda e descrivendo tutte le parti in causa. La fine del regime fa rialzare la testa a fazioni rivali. Nemici di Gheddafi tornano dall’esilio e conquistano il controllo di zone importanti del paese. Anche alcuni eredi del dittatore possono contare sul sostegno di qualche tribù e soprattutto sulle enormi ricchezze accumulate durante gli anni del regime. Ma, a complicare ulteriormente la situazione libica, è l’intervento straniero. E’ il caso della Turchia che sostiene militarmente una delle parti in lotta. O della Russia che prima ha schierato i mercenari della Wagner e poi ha trasferito in Libia parte dell’arsenale che aveva in Siria. Ma sulle vicende libiche hanno interferito gli Emirati, l’Egitto e, ovviamente, Francia e Stati Uniti.
Quanto all’Italia le pagine di “Sotto la sabbia” sono di particolare interesse ripercorrendo un rapporto complesso, forse meno conflittuale di altri ma comunque inframezzato da momenti problematici. L’unica cosa certa che emerge con chiarezza dal libro di Giampaolo Cadalanu è che tanti, Italia compresa, si sono interessati alla Libia ma nessuno l’ha mai fatto per ragioni umanitarie.