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Vi racconto la guerra sulla difesa nel governo Merz

Tutte le tensioni interne alla coalizione di governo tedesca dopo l’annuncio del ministro degli Esteri sul 5% del Pil alla difesa. La dichiarazione agita l'Spd che si sente scavalcata (ha pur sempre il ministro della Difesa) e costringe Merz a correre ai ripari

 

Neppure il tempo di annunciare i dettagli della svolta sul riarmo tedesco che il nuovo governo di Berlino si mette a litigare sui dettagli della spesa: entità, competenze e consigli per gli acquisti. A testimonianza del fatto che la partenza sprint che Friedrich Merz vuole imporre al proprio esecutivo, per evidenziare un cambio di passo rispetto a quello precedente e risalire nei sondaggi, troverà non pochi intoppi nella palude di un matrimonio politico non d’amore ma di convenienza.

Pure su un tema sul quale il consenso di massima è appurato, come quello della difesa. Accordo sulle strategie, diffidenze sulle competenze.

Nel discorso programmatico al Bundestag, il cancelliere ha delineato l’obiettivo di costruire l’esercito convenzionale più forte d’Europa, sostenendo, con lo sguardo rivolto a Mosca, la non originale massima che la forza aiuta la pace mentre la debolezza incentiva l’aggressione.

L’ACCELERAZIONE IMPREVISTA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI

Durante una riunione dei ministri degli Esteri della Nato ad Antalya, in Turchia, il neo-ministro tedesco Johann Wadephul, forse ritenendo di avere le spalle coperte dal cancelliere oppure emozionato al suo debutto, ha scosso la scena internazionale con un annuncio tanto netto quanto inatteso. Esplicitando il sostegno della Germania alla richiesta del presidente statunitense Donald Trump, Wadephul ha dichiarato che Berlino è pronta ad aumentare le spese per la difesa fino al 5% del prodotto interno lordo. Una cifra ben lontana dall’attuale 2%, che la Germania riesce a raggiungere peraltro con fatica e con qualche accorgimento contabile. E che ha immediatamente acceso il dibattito interno.

Secondo le stime, un simile aumento equivarrebbe a un impegno annuo di oltre 200 miliardi di euro, più del 40% dell’intero bilancio federale tedesco del 2024, pari a 466 miliardi. La dichiarazione di Wadephul, spiegano fonti diplomatiche, risponde al piano elaborato dal segretario generale della Nato Mark Rutte per un nuovo assetto di ripartizione degli oneri tra i membri: 3,5% da investire nelle forze armate e 1,5% in infrastrutture strategiche e settori correlati alla difesa. L’obiettivo è di tranquillizzare l’amministrazione Trump in vista del vertice Nato dell’Aia, previsto a luglio.

LA SPESA PER LA DIFESA DOMINIO SPD

La sortita del ministro degli Esteri ha generato immediate reazioni all’interno della coalizione di governo, dove l’Spd, partner della Cdu, ha espresso irritazione e dissenso. Il deputato Adis Ahmetovic ha ammonito contro iniziative unilaterali su un tema tanto delicato, ricordando che la politica estera è stata ampiamente regolata dal contratto di coalizione. In esso non si contempla alcun impegno formale verso una spesa pari al 5% del Pil, come ribadito anche dalla responsabile di bilancio del partito, Bettina Hagedorn.

Il rischio, secondo l’Spd, è che dichiarazioni premature compromettano il fragile equilibrio raggiunto fra i partiti della maggioranza, che si erano accordati per aumentare gradualmente la spesa militare senza fissare percentuali rigide prima del vertice Nato. Wadephul viene accusato di avere agito senza coordinamento interno, rompendo un’intesa che prevedeva decisioni comuni e ponderate. Tanto più che i socialdemocratici ritengono la competenza sui temi della difesa (e naturalmente anche sulle spese che verranno adottate, dal punto di vista quantitativo e qualitativo) dominio dell’Spd. Non a caso il partito ha confermato alla guida del dicastero della Difesa il suo esponente più popolare, Boris Pistorius.

MERZ ORA TENTA DI RICOMPORRE I COCCI

Secondo quanto riportato dal quotidiano Bild, anche il cancelliere Friedrich Merz sarebbe stato colto di sorpresa dall’annuncio del suo ministro degli Esteri. Fonti vicine al governo riferiscono che Merz avrebbe immediatamente cercato di rassicurare il vicecancelliere Lars Klingbeil (Spd), garantendo che la dichiarazione di Wadephul non era stata concordata con la Cancelleria.

Nel tentativo di placare gli animi, Merz ha scelto una linea prudente. Durante un intervento televisivo al talk show di Maybrit Illner, uno dei più seguiti in onda su Zdf, ha sminuito il valore numerico delle percentuali, sottolineando che la discussione dovrebbe concentrarsi non tanto sui numeri quanto sulle capacità operative: “Dobbiamo sviluppare la capacità di difendere il continente europeo con le nostre forze”. Il cancelliere non ha però commentato direttamente la richiesta di Trump né le parole di Wadephul, preferendo riportare il dibattito su un piano più tecnico e meno divisivo.

VERSO IL VERTICE DELL’AIA

Nonostante le tensioni interne, il messaggio lanciato a Washington appare tuttavia chiaro: Berlino è pronta a intensificare il proprio impegno nella Nato. Dopo un incontro con il segretario di Stato americano Marco Rubio, Wadephul ha ribadito l’intenzione della Germania di assumere un ruolo guida in materia di sicurezza europea.

E tuttavia, resta da chiarire con quale tempistica e in che modalità si intenda perseguire l’obiettivo del 5%. Ogni punto percentuale in più corrisponde a circa 45 miliardi di euro, e un tale aumento pone interrogativi seri sulla sostenibilità economica e sul consenso politico.

Anche Jens Spahn, capogruppo dell’Unione al Bundestag, ha voluto ridimensionare il caso, affermando che l’intera coalizione è favorevole a un aumento delle spese militari e che il vertice dell’Aia definirà il nuovo obiettivo vincolante, ribadendo di fatto la linea socialdemocratica. Il leader dell’Spd, Lars Klingbeil, ha confermato che Berlino rispetterà quanto verrà deciso con i partner Nato, ma ha anche ribadito la necessità che ogni annuncio sia in linea con gli accordi interni di coalizione.

Il cammino verso il riarmo si conferma quindi non privo di ostacoli. Non tanto per mancanza di volontà, quanto per divergenze sulle modalità e sul ruolo delle diverse forze politiche nel definirle. La nuova stagione di spese militari in Germania è appena iniziata, ma le sue premesse evidenziano già tutte le fragilità di una convivenza governativa forzata, in cui ogni parola desta sospetto e pesa come un ordine di marcia.

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