L'”antimilitarista” Giuseppe Conte l’accusa di “isolare” l’Italia, l’ultrapacifista Angelo Bonelli di fare la “comparsa”, Matteo Renzi insiste definendola, in modo non istituzionale, soprattutto per un ex premier, un’ “infuencer non influente”, dal Pd giungono attacchi sulla falsariga di Conte sul fatto che “emargina” l’Italia dall’Europa. Eppure Giorgia Meloni ieri a Tirana ha usato parole molto chiare: l’Italia non partecipa ai vertici dei “Volenterosi” perché è contraria all’invio di truppe in Ucraina. Ma le opposizioni, in buona parte “pacifiste” e divise da sempre sugli aiuti militari all’Ucraina, inveiscono lo stesso contro il premier. Con il risultato di attaccare l’Italia di fronte alla sesta riunione della Comunità politica europea svoltasi a Tirana.
A margine del vertice si è riunito anche il gruppo dei “Volenterosi” con Zelensky, Macron, Merz, Starmer, Tusk. Macron piccato ha replicato a Meloni che nella riunione videocollegata con Trump non si è parlato dell’invio di truppe in Ucraina. Obiettivo che comunque, come è noto, è alla base della costituzione del gruppo. Meloni non partecipando anche ieri al vertice dei “Volenterosi” conferma quindi che si tratta non di una svista, come era stata accusata l’altra volta dalle solite opposizioni quando partecipò alla riunione a Kiev solo in videocollegamento, ma di una scelta precisa. Che incassa immediatamente il consenso degli alleati, a cominciare dal vicepremier Matteo Salvini.
La scelta di Meloni è confermare il ruolo di sostegno all’Ucraina, incalzare Putin per il processo di pace mettendone in rilievo le responsabilità dell’aggressione all’Ucraina, preservare il suo ruolo di ponte tra Usa e Europa, senza schiacciarsi sulle mire egemoniche francesi in particolare. Osserva Meloni: “La ferita che la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina ha inflitto al sistema internazionale basato sulle regole continua a produrre effetti destabilizzanti”. Per questo, prosegue, “bisogna insistere con determinazione per raggiungere finalmente un cessate il fuoco incondizionato e un vero accordo di pace”, nonostante ieri “il mondo abbia potuto vedere chi era veramente disposto a sedersi al tavolo delle trattative e chi no”.
Il premier ribadisce con forza le accuse alla Russia e il sostegno incondizionato a Kiev. Poi, la replica alle accuse delle opposizioni, che va al cuore del problema: “Rispetto a questo dibattito sulla mancata presenza italiana nelle riunioni tra Gran Bretagna, Francia, Polonia, Germania e Ucraina – risponde Meloni – io devo ribadire una cosa che ho già spiegato diverse volte: cioè che l’Italia ha da tempo dichiarato di non essere disponibile a mandare truppe in Ucraina”. “Non avrebbe senso per noi – spiega il premier – partecipare a dei formati che hanno degli obiettivi sui quali non abbiamo dichiarato la nostra disponibilità. Credo che sia un fatto di chiarezza e di coerenza e a chi si lamenta” di questo, “l’opposizione per esempio, chiedo la stessa chiarezza e la stessa coerenza”.
Incalza Meloni le opposizioni: “Ci si chiede di partecipare a questi formati perché dovremmo mandare le truppe in Ucraina o ci si chiede di partecipare a questi formati per fare una foto e poi dire di no? Perché in queste cose bisogna essere seri, e io sono una persona seria”. Una linea che, oltre ad evidenziare le contraddizioni delle opposizioni sul tema del sostegno all’Ucraina, ha il vantaggio di cementare la maggioranza di governo, con la Lega contrarissima a interventi diretti dei nostri militari sullo scenario ucraino. E infatti il leader leghista Salvini immediatamente detta: “No all’invio di anche un solo militare italiano in Ucraina. Il governo è compatto, chiaro, coerente. Non cambieremo idea” . Replica il presidente francese Emmanuel Macron: “Credo che ci sia un errore di interpretazione, la discussione che abbiamo avuto era per ottenere un cessate il fuoco in Ucraina, non c’è stata una discussione sull’invio di truppe né sabato scorso a Kiev , né oggi, abbiamo discusso di pace e garanzie sicurezza. Guardiamoci dal divulgare false informazioni, ce ne sono a sufficienza di quelle russe”.
In quest’ultimo passaggio l’irritazione di Macron si fa più evidente. Meloni evidentemente è andata al cuore del problema che divide l’Italia dai “Volenterosi”.