La sfida è prossima, servono partnership e interoperabilità nel settore della sicurezza difesa.
È quanto emerso dalla prima giornata della seconda edizione dell’AeroSpace Power Conference dell’Aeronautica militare, con la collaborazione scientifica dell’Istituto Affari Internazionali presso il centro congressi La Nuvola a Roma
“Viviamo in un momento drammatico, i più difficile degli ultimi 70 anni” ha esordito così il ministro della Difesa Guido Crosetto all’apertura della convegno. “È cambiato il mondo. Nel secolo scorso, ogni Paese pensava di dover inseguire un livello più elevato di democrazia e conquiste sociali. Oggi viviamo tempi in cui ogni Paese inseguirà la forza: economica, finanziaria, militare, delle materie prime. La forza conterà di più delle conquiste sociali e dei valori che pensavamo di dover inseguire. E questo cambia tutto”, ha aggiunto Crosetto.
L’Aeronautica “ha sempre guidato lo sviluppo tecnologico prima delle altre Forze armate” ha ricordato il ministro della Difesa. Tuttavia, le sfide tecnologiche del futuro richiedono di considerare “le divisioni e le barriere tra le Forze armate” a cui siamo abituati. “Non esiste più la divisione a cui siamo abituati ma un mondo sempre più complesso e informazioni che devono essere disponibili a tutti”, ha spiegato il ministro.
E nel futuro della forza armata aerea c’è il Global Combat Air Programme (Gcap), programma trilaterale di Italia, Regno Unito e Giappone per lo sviluppo di un sistema di combattimento aereo di sesta generazione.
Tutti i dettagli.
L’IMPORTANZA DEL PROGRAMMA GCAP
“Il programma per il sistema di combattimento aereo di sesta generazione è fondamentale per sviluppare le competenze nel settore aerospaziale” ha dichiarato nel corso del suo intervento all’Aerospace Power Conference il generale Luca Goretti, Capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare. “Questo nuovo velivolo consentirà di sviluppare una nuova forma di concetto di aviazione. Le varie forze aere devono essere in grado di esprimere superiorità aerea per garantire il successo in operazioni multidominio, è fondamentale definire gli investimenti nelle future capacità e riconoscere che la tecnologia da sola non è sufficiente, l’elemento umano è insostituibile” ha aggiunto Il numero uno dell’Aeronautica.
Dopodiché “Ri-educare e garantire uno staff ad alto livello di formazione, quindi i sistemi operativi sono fondamentali, dottrina tattica e tecniche devono garantire la superiorità nel campo di battaglia del futuro” ha illustrato Goretti insistendo sul fatto che “l’interoperabilità deve stare al passo con connettività e cooperazione delle nostre risorse”.
Inoltre, secondo il capo di Sma, “Di fronte alle minacce emergenti dobbiamo avere un approccio multi-dominio, bisogna avere sistemi di difesa efficaci per continuare a operare nel dominio aerospaziale, la dimensione unidirezionale non è più la realtà odierna”.
NON SOLO VELIVOLO, MA PIATTAFORMA PER RACCOGLIERE INFORMAZIONI
Senza dimenticare che il Gcap non è solo un aereo ma anche “un luogo dove si raccolgono informazioni” ha evidenziato il ministro della Difesa Guido Crosetto. “Il Gcap, aereo di sesta generazione,” non è solo “un oggetto che vola” ma anche “un luogo dove si raccolgono informazioni, una base, una piattaforma. Ma la stessa tecnologia di quella piattaforma può essere portata su una nave o un carro armato. Lo stesso modo di raccogliere e diffondere le informazioni che stiamo sviluppando in aria poi scenderà in mare, sotto i mari, nello Spazio, sulla terra, in un’evoluzione continua”, ha spiegato il titolare della Difesa.
IL RUOLO DELLA DIGITALIZZAZIONE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE
Siamo “tutti entusiasti del Gcap” ha confermato poi Gerard Mayhew, Senior Military Adviser di Bae Systems, azienda capofila per il Regno Unito nel programma per il caccia di sesta generazione, nel corso del secondo panel dell’AeroSpace Power Conference.
“La digitalizzazione è al centro del Gcap” ha ricordato Mayhew “con un’accelerazione del 50% in termini dei tempi, un dimostratore potrà arrivare già nei prossimi anni per partire con la produzione del Gcap facendo leva sui risultati ottenuti.”
Nel suo intervento registrato, Domitilla Benigni, ceo di Elettronica, azienda italiana impegnata nel programma Gcap, in particolare per il segmento che concerne il dominio Isanke & Ics, ha acceso i riflettori sull’importanza di dominare lo spettro elettromagnetico. “L’abilità di dominare lo spettro è diventata cruciale in ordine di conquistare vantaggi sia tattici sia strategici” ha sottolinea Benigni. Inoltre, “permette di accedere ai dati che consentono una maggiore comprensione del campo di battaglia”.
IL VANTAGGIO TECNOLOGICO DIVENTA VANTAGGIO OPERATIVO
Inoltre, “il vantaggio tecnologico diventa un vantaggio operativo quindi è importante investire in tecnologie sovrane per garantirne la costante evoluzione e che siano disponibili” ha proseguito Benigni, soddisfatta “di affermare che le nostre competenze storiche in questo campo sono individuate come strategiche nel piano europeo contenuto nel Libro Bianco della Difesa. Come europei dobbiamo comprendere che la creazione di grandi player industriali europei con competenze consolidate nel settore necessita l’accettazione di un’interdipendenza”.
LE SFIDE DETTATE DALLA COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE
Nel corso della conferenza è emersa preponderante la necessità e l’importanza “di sviluppare partnership internazionali anche con attori nuovi, non solo tradizionali” come ha richiamato il generale Goretti. E su questo fronte è esemplare l’esempio del Gcap, secondo il capo di Sma.
D’altronde la collaborazione internazionale porta con sé anche tante sfide, come ricordato da Masayuki Eguchi, Head of Integrated Defense & Space Systems Mitsubishi Heavy Industries, azienda capofila nel programma Gcap. “A livello nazionale possiamo risolvere tutti i problemi da soli, d’altro canto i programmi internazionali richiedono molti scambi dal momento che coinvolgono più paesi e le sfide sono importanti sia dal punto di vista tecnico che delle risorse economiche”.
Secondo il manager di Mitsubishi, “bisogna ottimizzare, è importante che ogni paese e ogni industria abbiano esperienza con programmi nazionali, così da riversarla nel quadro della cooperazione internazionale”.
LE NUOVE MINACCE AL CENTRO DELLA PRIMA GIORNATA DELL’AEROSPACE POWER CONFERENCE
Riguardo alle sfide nei teatri operativi, per Lorenzo Mariani, Mbda Executive Group Director Sales & Business Development e Managing Director Mbda Italia, “quello che abbiamo imparato dagli ultimi conflitti è che le minacce note sono tutt’ora presenti: artiglieria, missili e missili da crociera”. “Al contempo – prosegue Mariani – abbiamo registrato minacce meno note: ipersonico, ma anche attacchi massivi di droni. La risposta non è semplice”.
“In Mbda stiamo lavorando su tre filoni: dobbiamo poter produrre di più e ridurre le tempistiche di consegna. Per noi è la priorità numero uno e necessità di azioni interne ed esterne. La seconda: introdurre nuove tecnologie all’interno degli armamenti esistenti per esempio per renderli collaborativi, introduzione dell’intelligenza artificiale, facile a dirsi meno a farsi, soprattutto se si intende compierla in un ciclo di sviluppo più breve rispetto al passato. Inoltre, nuovi prodotti per il nostro portafoglio che rispondano alle nuove minacce (come quella ipersonica). Al momento siamo leader del consorzio Hydes. Senza dimenticare che stiamo sviluppando sistemi per la difesa aerea a cortissimo raggio per l’Esercito italiano” ha ricordato il numero uno di Mbda Italia.
E anche Mariani concorda sul fatto che “la collaborazione è fondamentale, d’altronde Mbda è nata sullo sforzo collaborativo di Regno Unito, Italia, Germania e Spagna”.
Allo stesso tempo, il manager ha constato che in Europa “abbiamo carenze di competenze, pertanto poi ci mancano le tecnologie”, ecco perché “servono investimenti”. E nel campo aerospaziale Mariani cita l’esempio di SpaceX, la società di Elon Musk.
L’IMPORTANZA DEI PARTENERIATI INTERNAZIONALI
Infine, ha concordato sull’importanza di parteneriati internazionali nel comparto difesa anche Mara Motherway, VP Strategy & Business Development di Lockheed Martin Aeronautics.
Ricordiamo che Lockheed Martin è prime contractor del caccia di quinta generazione F-35: “piattaforma realizzata in vent’anni oltre mille velivoli per 1 milione di ore volo ad oggi, la linea di produzione è attiva ogni singolo giorno e il velivolo è stato modernizzato in maniera modulare” ha ricordato Motherway.
“Siamo ben consapevoli – ha sottolineato la manager di Lockheed Martin – che ogni stato e ogni regione ha degli obiettivi che corrispondono alle necessità nazionali, siamo fieri dei parteneriati internazionali. Quel che facciamo attraverso questi parteneriati è poter comprendere le strategie di sicurezza dei nostri partner. Non dobbiamo dimenticarci della prossima ondata di tecnologie distruptive, la tecnologia sta definendo la struttura delle nostre forze armate in maniera interconnessa. Tutti i nostri progetti sono frutto di sforzi collaborativi con partner in tutto il mondo, perché nessuno può farcela da solo”.