Se il genere poliziesco va alla grande nella narrativa italiana il merito è quasi tutto di Andrea Camilleri. Prima di lui gli appassionati dovevano accontentarsi di qualche raro autore anche se di altissima qualità come Gadda e Scerbanenco. Non si può dire altrettanto di tutti gli epigoni di Camilleri. Tranne poche eccezioni, i romanzi sembrano concepiti pensando già alla fiction televisiva che puntualmente arriva e mette a nudo tutti i limiti: personaggi spesso banali e trame che si ripetono monotone. Meglio non infierire e leggere invece un poliziesco che racconta una vicenda vera: “Duello. Caccia globale al boss dei narcos calabresi” di Antonio Talia (Fuoriscena, 304 pagine, 19,50 euro).Già di per sé l’autore è una garanzia: non un giallista improvvisato ma uno dei pochi giornalisti d’inchiesta in circolazione a cui si devono libri di spessore come “Statale 106” e “La stagione delle spie”.
Non si corre il rischio di fare spoiler accennando fatti e protagonisti di “Duello” perché il finale della storia è noto . Rocco Morabito, il più potente e più pericoloso boss della ‘ndrangheta, soprannominato “U Tamunga” dal nome del suo fuoristrada, viene arrestato per l’ennesima volta nel 2021 e finalmente estradato in Italia dal Brasile. Ma per circa trent’anni, tranne qualche breve parentesi, è stato imprendibile. Da Africo Nuovo in provincia di Reggio Calabria dov’è nato si trasferisce in Lombardia e a partire dai primi anni ’90 inizia a espandere l’organizzazione criminale ereditata dal padre Giuseppe. Rapidamente diventa il re del traffico di cocaina facendo affari con il Sudamerica dove si trasferisce. Ha una falsa identità con passaporto brasiliano e riesce a rimanere latitante per più di vent’anni. E quando finalmente, nel 2019, viene arrestato in Uruguay e il tribunale ha autorizzato l’estradizione verso l’Italia Morabito è protagonista di un’evasione rocambolesca dal carcere di Montevideo. Ancora una volta tocca ricominciare da capo la caccia all’uomo e il boss sembra inafferrabile. Ma non ha fatto i conti con la determinazione e la tenacia di magistrati e forze dell’ordine.
L’antagonista numero uno di Morabito è una donna vicequestore, calabrese come lui, che dal modo in cui la descrive Antonio Taliapotrebbe a pieno titolo essere il personaggio principale di un giallo d’autore. Si chiama Maurizia Quattrone e, insieme al magistrato Giovanni Bombardieri e all’ufficiale dei carabinieri Massimiliano D’Angelantonio, non molla mai la presa. Ogni indizio viene attentamente esaminato. Nessuna segnalazione viene trascurata. La svolta decisiva arriva nella primavera del 2021 grazie alla collaborazione con la polizia brasiliana che esattamente il 24 maggio invia a Maurizia Quattrone una sfilza di foto che permettono di identificare e localizzare Rocco Morabito. La lunghissima latitanza finisce qui. La ‘ndrangheta purtroppo no. Ma leggere “Duello” serve a comprenderne la pericolosità, a conoscere con quali nuovi e subdoli stratagemmi sia capace di insinuarsi nella società civile ma soprattutto a capire come la si può combattere: con la stessa tenacia e lo stesso coraggio che ha avuto una donna poliziotto.