Il dibattito sul nucleare in Italia rappresenta da sempre un argomento di confronto acceso, con prese di posizione divergenti che si riflettono nelle scelte energetiche, ambientali e industriali del Paese.
Di recente, anche alla luce degli impegni internazionali assunti nelle ultime due Conference Of Parties (COP) e
dell’inserimento del nucleare nella tassonomia europea, nel Net-Zero Industry Act e nel recente Clean Industrial Deal, il tema sta conoscendo un rinnovato interesse.
I REATTORI MODULARI E QUELLI AVANZATI
Ad esso contribuiscono in misura notevole le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, in particolare dallo sviluppo degli Small Modular Reactor (SMR), impianti di “terza generazione plus”, caratterizzati da una maggiore sicurezza e minori costi. Si stima che gli SMR saranno commercialmente disponibili dal 2030, mentre, saranno sul mercato entro il 2040 quelli di quarta generazione (Advanced Modular Reactor – AMR), che utilizzano nuovi sistemi di raffreddamento (es. piombo liquido) e combustibili innovativi per offrire prestazioni e soluzioni migliori (temperature più elevate per applicazioni non elettriche e chiusura del ciclo del combustibile e quindi della gestione dei rifiuti nucleari).
In generale, sia gli SMR che gli AMR potranno offrire un’ampia gamma di applicazioni (cogenerazione e produzione calore per usi industriali dalla produzione di acciaio e ferro, produzione di idrogeno verde, produzione di elettricità e calore per comunità isolate, potabilizzazione e desalinizzazione delle acque) e un cambio di passo per una maggiore sostenibilità ambientale ed economica, sicurezza passiva e affidabilità.
IL RUOLO DEL NUCLEARE NELLA DECARBONIZZAZIONE
La ritrovata attenzione al tema si lega strettamente al bisogno di decarbonizzare l’economia per raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall’Unione Europea per il 2030 e il 2050 e alla volontà, dettata dalla guerra in Ucraina, di rafforzare la sicurezza energetica UE. In tal senso, gli SMR offrono benefici in termini di minori emissioni durante la produzione di energia elettrica, più contenuta dipendenza da materie prime critiche e maggiore stabilità e affidabilità attesa per il sistema elettrico.
Anche per questi motivi, il nucleare è riconosciuto tra le tecnologie chiave per la transizione a livello europeo. A febbraio 2024, è, inoltre, nata l’Alleanza europea per gli SMR, lanciata dalla Commissione europea con l’obiettivo di accelerare la realizzazione dei reattori di piccola scala.
LA FILIERA NUCLEARE ITALIANA
Nell’approcciare lo sviluppo del nuovo nucleare, l’Italia può contare su competenze lungo quasi tutta la supply chain e su un una ricerca all’avanguardia. Sono circa 70 le aziende italiane specializzate nel settore dell’energia nucleare, confermando una forte resilienza di questo comparto a quattro decenni dall’abbandono della produzione elettrica da nucleare in Italia.
Si stima che il valore strettamente legato all’ambito nucleare generato dalle aziende italiane di questa filiera si attesti, nel 2022, a 457 milioni di euro – con circa 2.800 occupati sostenuti – e l’Italia si posizioni 15° a livello globale e 7° in UE per export di reattori nucleari e componenti tra il 2018 e il 2022. Inoltre, l’Italia dispone di un sistema di ricerca all’avanguardia con diverse eccellenze – tra cui il Centro ENEA di Brasimone (BO) – e numerose facoltà di ingegneria nucleare.
Questi elementi fanno sì che l’Italia sia oggi il 5° Paese al mondo per produzione scientifica sul nucleare (dopo Corea del Sud, Regno Unito, Francia e Germania) e il 2° per impatto delle pubblicazioni legate al nucleare con una media delle citazioni per pubblicazione (5,7) seconda solo a quella del Regno Unito (7,6).