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Ecco come le cinesi Temu e Shein si difenderanno dai dazi di Trump

Così come per i farmaci anche gli ordini su Temu e Shein oltreoceano stanno visibilmente aumentando prima che gli e-commerce cinesi applichino rincari per compensare gli effetti dei dazi. Fatti, numeri e commenti

 

Nonostante le indiscrezioni sul piano Usa di chiedere agli Stati con cui negozia sui dazi di ridurre i rapporti commerciali con Pechino, la Cina si dice pronta a riaprire i colloqui commerciali con l’amministrazione Trump, ma solo a fronte di maggiore rispetto, coerenza e disponibilità ad affrontare temi chiave come sanzioni e Taiwan.

Intanto, però, c’è chi corre ai ripari e se le esportazioni irlandesi di prodotti farmaceutici e medici verso gli Stati Uniti sono aumentate di oltre il 450% su base annua nel mese di febbraio per paura dell’entrata in vigore dei dazi, anche gli affezionati degli acquisti su Temu e Shein non restano a guardare.

I clienti statunitensi, infatti, hanno già iniziato a fare scorta di pennelli per il trucco ed elettrodomestici in vista dell’abolizione del de minimis, l’esenzione doganale prevista per le importazioni inferiori agli 800 dollari, e ora li attendono anche i rincari preannunciati dalle piattaforme di e-commerce cinesi per difendersi dai dazi al 145%.

Intanto, mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni incontrerà a Washington il presidente Usa per discutere appunto di dazi, Shein aprirà di nuovo un pop-up store in centro a Milano da oggi fino a sabato 19 aprile.

BOOM DI VENDITE PER TEMU E SHEIN NEGLI USA

La corsa agli acquisti dei consumatori americani passa anche dai noti e-commerce cinesi su cui è possibile trovare praticamente tutto a pochi dollari, almeno finora. I giganti dello shopping online Temu e Shein hanno infatti registrato un’impennata delle vendite nei mesi di marzo e aprile, grazie al fatto che i clienti oltreoceano hanno acquistato compulsivamente prima che scattassero gli aumenti di prezzo legati ai dazi e alla fine dell’esenzione de minimis a partire dal 2 maggio.

“Shein – riferisce Bloomberg – ha registrato una delle migliori crescite delle vendite negli Stati Uniti negli ultimi 12 mesi, con un balzo del 29% a marzo rispetto all’anno precedente e un’ulteriore accelerazione al 38% nei primi 11 giorni di aprile, ultima data per la quale sono disponibili i dati. Mentre Temu di PDD Holdings ha registrato una crescita del 46% e del 60% negli stessi periodi, secondo Bloomberg Second Measure, che analizza i dati delle carte di credito e di debito. L’accelerazione della crescita delle due piattaforme è arrivata dopo un rallentamento a febbraio, quando entrambe le società hanno registrato la crescita più bassa dell’ultimo anno”.

I numeri, secondo la testata economica, riflettono il fatto che i consumatori americani stanno facendo scorte di tutto, dalle auto all’olio d’oliva agli iPhone, in previsione di un’impennata dei prezzi dopo l’entrata in vigore dei dazi.

AUMENTI IN ARRIVO

I consumatori statunitensi fanno bene a temere i rincari. Sia Temu che Shein infatti, con un preavviso quasi identico, li hanno informati che entrambi effettueranno un adeguamento dei prezzi a partire dal 25 aprile, poiché le spese operative sono aumentate “a causa dei recenti cambiamenti nelle regole commerciali globali e nei dazi”.

“Abbiamo fatto scorte e siamo pronti a garantire che i vostri ordini arrivino senza problemi durante questo periodo”, ha detto Temu. “Il nostro team sta lavorando duramente per migliorare la vostra esperienza d’acquisto e rimanere fedeli alla nostra missione: rendere la moda accessibile a tutti”, gli fa eco Shein.

Uno dei venditori di Temu che offre pennelli per il make-up ha raccontato a Bloomberg di aver visto acquistare anche 15 kit identici e ha detto che nelle prossime settimane dovrà aumentare i prezzi del 20-30% per coprire l’aumento dei dazi e i costi logistici di spedizione delle merci ai magazzini statunitensi.

LA SOLUZIONE (FORSE) È DELOCALIZZARE

Ma i fornitori cinesi sanno che è improbabile che il boom di ordini a breve termine possa compensare il previsto crollo delle vendite negli Stati Uniti una volta costretti ad aumentare i prezzi. E quindi si stanno organizzando per aprire nuove sedi di produzione al di fuori della Cina. “Abbiamo solo tre mesi per farlo, o il gioco è finito”, ha detto a Bloomberg Frank Deng, responsabile delle vendite di un esportatore di elettrodomestici con sede a Shanghai che vende online negli Stati Uniti.

Deng, per esempio, sta dedicando il tempo che resta a disposizione alla ricerca di nuovi siti produttivi in Vietnam. I funzionari statunitensi però hanno in programma di utilizzare i negoziati con più di 70 Stati per chiedere loro di impedire alla Cina di spedire merci attraverso i loro Paesi e di impedire alle aziende cinesi di essere situate nei loro territori per evitare i dazi.

Tuttavia, secondo alcuni esperti citati dal Guardian, “è improbabile” che l’aumento dei dazi scoraggi tutti i clienti, dato che gli articoli di Temu e Shein potrebbero comunque risultare più economici rispetto ad altri competitor.

TAGLI ALLA PUBBLICITÀ

Nel frattempo, stando al quotidiano britannico, i rivenditori cinesi stanno anche tagliando la spesa per la pubblicità sui social media americani.

La spesa pubblicitaria media giornaliera negli Stati Uniti di Temu su Facebook, Instagram, TikTok, Snap, X e YouTube è infatti diminuita di una media collettiva del 31% nelle due settimane dal 31 marzo al 13 aprile rispetto ai 30 giorni precedenti e quella di Shein su Facebook, Instagram, TikTok, YouTube e Pinterest del 19% nello stesso periodo. Temu ha anche “ridotto drasticamente” gli annunci su Google Shopping dal 12 aprile.

Juozas Kaziukenas, analista di e-commerce, si aspetta che Temu riattivi i suoi annunci negli Stati Uniti ad un certo punto, ma che nel frattempo l’azienda sembra stia spostando i suoi dollari su altri mercati.

LE CONSEGUENZE PER META E AMAZON

“Questo – osserva la Cnbc – potrebbe essere un problema per l’attività pubblicitaria di Meta, che ha ricevuto un notevole impulso dal Temu”. L’analista pubblicitario Brian Wieser di Madison and Wall ha stimato che più di 7 miliardi di dollari dei 132 miliardi di dollari di ricavi pubblicitari di Meta nel 2023 provenivano dalla Cina.

Inoltre, nella guerra commerciale agli e-commerce cinesi, che potrebbe sembrare un favore ad Amazon, bisogna anche tenere conto che molti dei venditori del marketplace del colosso di Jeff Bezos si riforniscono di prodotti dalla Cina, così come la piattaforma Amazon Haul, nata per competere con Shein, Temu e simili, dove vengono proposti vestiti, prodotti elettronici e altro spesso a 2-3 dollari.

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