Il Mediterraneo non è mai stato un mare tranquillo. Nemmeno quando veniva definito “mare nostrum” dagli antichi romani. Ma rispetto alle tragedie di oggi, ai naufragi e alle migliaia di morti, nei secoli scorsi aveva almeno qualcosa di epico grazie a personaggi carismatici. Alcuni, da Andrea Doria al corsaro Barbarossa, sono abbastanza noti. Ma c’è stato un altro protagonista con caratteristiche più complesse e a volte contraddittorie che è interessante conoscere. E lo racconta bene, come fosse un romanzo di Patrick O’Brian, Enzo Ciconte con “Il grande ammiraglio. Storia e leggende del calabrese Occhialì, cristiano e rinnegato che divenne re” (Rubbettino, 90 pagine, 10 euro). Basta leggere questa storia e ci si rende conto che se ne potrebbe fare un film che non sfigurerebbe né rispetto a “Master and Commander” né rispetto alla saga di Angelica.
Occhialì, talvolta chiamato Uccialì, non era il suo vero nome che è invece Gian Luigi Galeni. E’ nato nel 1519 e vive fino all’adolescenza a Le Castella a pochi chilometri da Crotone. Il padre Birno è un pescatore esperto che insegna al figlio l’arte di andare per mare ma soprattutto spera che possa avere un futuro migliore e trova chi può dargli un’istruzione. Cosa rara a quel tempo per le persone della sua condizione sociale, Gian Luigi si rivela un ragazzo studioso oltre che un bravo marinaio. E poiché la madre è molto religiosa si prospetta per lui la possibilità di diventare monaco o sacerdote. Cambia tutto quando, a sedici anni, viene catturato dai corsari e ridotto in schiavitù. Messo ai remi di una galera ottomana e poi passato al servizio di un notabile di nome Giafer, Gian Luigi continua ostinatamente a professarsi cristiano. Poi, provocato da un altro schiavo che lo schiaffeggia e che lui, nonostante sia abbastanza gracile di costituzione, uccide con un solo pugno, è costretto a convertirsi all’islam: è l’unico modo per evitare la condanna. Ma è anche l’inizio di una folgorante carriera.
Diventa un corsaro come quelli che lo avevano rapito e percorre rapidamente tutti i gradi della gerarchia della marina ottomana. Occhialì (che poi è la traslitterazione di UlucAlì, cioè Alì il rinnegato) viene subito considerato uno dei migliori comandanti. Sicuramente l’unico in grado di prendere il posto del terribile Barbarossa. La reputazione è assolutamente meritata. Occhia