L’ennesima provocazione cinese a Taiwan mi ricorda cosa scrisse nel 2012 Graham Allison sul Financial Times quando trattò della “Tucidide’s trap”, citando lo storico atenese: “Quando una potenza emergente tenta di spodestare la potenza egemonica, il confronto sfocia in un conflitto militare”. Il contesto è la guerra tra Atene regina dei mari e Sparta, potenza prevalentemente terrestre. Si ricorda poi la tensione d’inizio ‘900 tra la Germania che costruiva nuove corazzate e la regina del mare di quei tempi cioè la Gran Bretagna. Esito: il grande massacro del 1914-1918. Così anche le riflessioni di Carl Schmitt in “Terra e mare” recentemente ricordate da Michele Magno sulla storia come “lotta di potenze marinare contro potenze di terra e di potenze di terra contro potenze marinare”, da Cartagine contro Roma, a Napoleone Bonaparte contro Horatio Nelson.
Cosa spinse il politologo americano a parlare di Tucidide’s trap? Nel 2012, Xi Jinping, è eletto segretario generale del Pcc. Ed è nominato capo della Commissione militare centrale. contro le indicazioni di Deng Xiaoping che voleva una dialettica tra Pcc ed Epl. Xi è il primo “segretario” dopo la stagione di Mao a unificare il potere sul partito a quello sull’esercito. Allison colse il segnale. E previde sviluppi che si realizzarono: così una campagna contro la cosiddetta corruzione per liquidare l’ala più denghista del Pcc, così nel 2013 la Nuova via della seta, sfida per costruire un egemonismo internazionale che il vecchio Deng escludeva. Arriverà la repressione a Hong Kong e la liquidazione di un altro pilatro della politica denghista: un popolo, due sistemi (quello socialista e quello liberaldemocratico).
Per circa seicento anni l’Impero celeste si è ampiamente disinteressato di una vera politica marinara, ma oggi Pechino (come da previsioni di Tucidide, Schmitt, Allison) costruisce portaerei, sommergibili, cerca di controllare porti: da Rotterdam ad Amburgo (tentativo fallito grazie ai Gruenen), dal Pireo (grazioso regalo di Angela Merkel) a Trieste e Taranto che si salvarono perché cadde il governo Conte 2. Ultima novità che ha irritato Washington: in Perù il mega-porto di Chancay. E in Centro America Daniel Ortega si è offerto di organizzare un nuovo canale parallelo a quello di Panama a disposizione di Pechino. Porti poi naturalmente in Pakistan, ora si sta tentando anche in Bangladesh, in Cambogia, in Myanmar a circondare l’India e a insidiare l’Australia, con scontri a ripetizione con le Filippine e altri paesi del Mar cinese meridionale.
È in ballo il controllo di passaggi marittimi decisivi tra Oceano Pacifico e Oceano indiano (isole Spratly occupate senza tanta grazia e Stretto della Malacca). In Africa l’unica base cinese nella strategica Gibuti a controllare il canale di Suez d’intesa con Teheran. La lotta è impari: la Cina ha 2, quasi 3 portaerei, gli Stati Uniti 11; Pechino ha una grande base all’estero, Washington 544. Però anche Sparta non governava i mari e poi con l’aiuto dei fenici …