Per Sherlock Holmes nel Mastino di Baskerville il cane silente è rilevante quanto quello che abbaia. Così si spiegherebbe pure il moderato entusiasmo di Marine Le Pen per l’elezione di Donald Trump: “Gli americani hanno liberalmente scelto il loro presidente. Questa nuova stagione politica dovrebbe contribuire a rafforzare le relazioni bilaterali e a perseguire un dialogo costruttivo e la cooperazione sulla scena internazionale”. Parole ben differenti dallo sbracciarsi di altri Patrioti europei.
Un commento minimalista a queste dichiarazioni è: bé in Francia anche a destra gli americani non stanno tanto simpatici e la paura che mettano dazi sul cognac è forte. Altri alludono ai guai apparecchiati per la leader di Rn dal “deep state eurofrancese”. Su questo tema si valutino però le parole del duro ex ministro degli interni macroniano, già gollista, Gérald Darmanin: le persecuzioni non faranno che rafforzare la Le Pen.
In realtà la prudenza lepeniana è legata ai processi politici in atto che suggeriscono toni sempre più istituzionali per acquisire centralità nei prossimi mesi. Politico.eu commenta il governo Barnier dicendo che il premier francese ha evitato il destino “da cespo di lattuga” di Liz Truss superando i 49 giorni dopo i quali una sana verdura marcisce.
Il sistema presidenziale dà coperture al governo consentendo di evitare in molti casi il voto parlamentare, giocando sui voti di Camera e Senato (dove i gollisti hanno un peso forte grazie alle amministrazioni locali).
Ogni giorno, però, il quadro politico fibrilla: Valerie Pécresse vuole una commissione d’inchiesta al Senato su “chi ha bruciato la cassa dello Stato” per mettere in difficoltà gli ex premier Elisabeth Borne e Gabriel Attali; Nicolas Sarkozy, fedele alleato di Macron, accusa gli insegnanti di essere dei fannulloni e viene preso a male parole dal ministro macroniano Anne Genetet; una modifica del sistema pensionistico viene annunciata non dal governo ma dal gollista Laurent Waquiez.
A destra e anche a sinistra tutti sono in campagna per le presidenziali (al più tardi nel 2027). Charles De Gaulle costruì un sistema politico fondato su un bipolarismo, moderato dal doppio turno e fortemente legittimato dal voto ben più rilevante delle manovre politiche: tanto è vero che quando Le General sentì di aver perso sintonia con la società, non mancò di dimettersi.
Al posto di un grande statista, c’è ora Emmanuel Macron, con l’idea di disgregare destra e sinistra per garantire un sempiterno dominio di un centro tecnocratico: gli sbandamenti della Ue e un quadro internazionale con due guerre terribili in corso, hanno mascherato gli imbrogli macroniani, che peraltro hanno provocato smacchi diplomatici nelle aree già di maggior influenza francese, dal Sub Sahara al Libano/Siria.
Ma ora la situazione pare non reggere più e la prudenza della Le Pen è di chi si prepara a gestire la prossima fase. Magari poi vincerà le presidenziali Raphaël Glucksman, ma sarà comunque una partita senza carte truccate.