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Quando tagliamo il ramo secco del Consiglio d’Europa?

La deriva razzista attribuita dal Consiglio d’Europa alla polizia italiana, e in fondo alla stessa Italia, è un clamoroso caso di abuso d’Europa. Il corsivo di Damato

La deriva razzista attribuita dal Consiglio d’Europa alla polizia italiana, e in fondo alla stessa Italia, è un clamoroso caso di abuso d’Europa. Che è stato compiuto da un organismo internazionale che con questa iniziativa offensiva, che ha accomunato in una reazione di sdegno i presidenti della Repubblica e del Consiglio, non purtroppo le opposizioni, o non tutte, non è più soltanto da “non confondere”, come avvertono i siti informativi, con l’Unione Europea e i suoi derivati, dal Consiglio alla Commissione e al Parlamento continentale. Ma da considerare contrapposto, incompatibile e quant’altro con l’Unione.

Non si capisce francamente, dopo quello che è successo, come e perché mai l’Italia, peraltro tra i dieci paesi fondatori dei 49 che lo compongono, possa o debba continuare a fare parte di questo organismo. E contribuire al suo bilancio, cioè al suo costo, calcolato per quest’anno in 624 milioni di euro.

Se sono stati uno spreco, come sostengono all’unisono le opposizioni, sino a sollecitare la Corte dei Conti ad occuparsene per punire i responsabili, i 700 milioni e più di euro spesi o stanziati dal governo Meloni per allestire in Albania i centri italiani d’immigrazione subito svuotati da una giudice del tribunale di Roma con una decisione appena impugnata dal Ministero dell’Interno, mi chiedo come si possano considerare e definire i contributi che da 75 anni l’Italia versa, con i governi di ogni colore politico che si sono succeduti, al Consiglio d’Europa. Del quale sono stati presi troppo sul serio evidentemente i propositi dichiarati di “promuovere la democrazia, i diritti umani, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzione ai problemi sociali” delle comunità partecipi, come si legge nei documenti ufficiali.

Questo ormai, pur così tanto pomposamente chiamato, e facilmente confuso con l’Unione, è diventato ormai solo un ramo secco d’Europa. Nulla di più, ma forse anche di meno. Pure versare altro inchiostro su questo caso, come si sarebbe detto in altri tempi, sarebbe uno spreco.

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