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Cara di Zhang farà le scarpe a Facebook di Zuckerberg?

Cara è il nome di un nuovo social network per artisti che si sta velocemente imponendo sulla scena. Le sue politiche "anti Intelligenza artificiale" stanno provocando un travaso dai social di Meta che invece sfruttano i post degli utenti per nutrire l'IA allevata a Menlo Park

Potrebbe essere la riproposizione in chiave social del Davide che batte Golia. O per lo meno che riesce a impensierirlo. Cara – giovanissima startup innovativa con alle spalle un pugno di persone appassionate di arte e innovazione – negli ultimi giorni sta sfilando non pochi utenti a Facebook e Instagram del gruppo Meta.

2024 FUGA DA META?

Il motivo del malumore questa volta non riguarda le politiche della privacy del Gruppo che già in passato hanno provocato parecchi mugugni tra gli utenti, ma il fatto che Meta in buona parte del mondo sfrutti liberamente i post degli utenti per allenare la propria Intelligenza artificiale.

Qui in Europa se ne parla poco perché gli internauti del Vecchio continente sono in gran parte protetti dall’ombrello delle norme comunitarie, dalla Gdpr al nuovo testo sull’Ia. Altrove il problema è particolarmente sentito specie tra gli artisti che sfruttano i social di Meta (Facebook ma soprattutto Instagram) per reclamizzare le proprie opere.

NIENTE IA AI VERNISSAGE

E dato che ormai è chiaro a tutti che l’Intelligenza artificiale non crea, ma fonde ciò che racimola a spasso nel web, disegnatori e fotografi sono parecchio arrabbiati perché non vogliono che foto, disegni e dipinti finiscano triturati dagli algoritmi smart per diventare poi parte delle creazioni delle AI.

Non solo: perché l’AI oltre a saccheggiare il lavoro degli artisti umani, li insidia con creazioni che possono apparire autentiche ma non lo sono. Insomma, oltre al danno, la beffa. Per molti serve una vetrina virtuale che non ammetta simili opere.

CHI HA FONDATO IL SOCIAL NETWORK CARA

Ecco perché l’idea di un social network che offra riparo agli artisti potrebbe rivelarsi geniale e parecchio insidiosa per Meta. Cara è stata creta da Jingna Zhang, fotografa cinese piuttosto nota nell’ambiente date le sue collaborazioni con Vogue, Elle e Harper’s Bazaar.

LA CROCIATA TRIBUNALIZIA DI ZHANG CONTRO L’IA

Il nome della fondatrice è rimbalzato anche sui giornali generalisti negli ultimi tempi. Zhang e altri tre artisti stanno facendo causa a Google per il presunto utilizzo delle loro opere protette da copyright che sarebbe stato sfruttato per addestrare Imagen, un generatore di immagini AI. Ma non è finita qui, perché Zhang è anche parte lesa in una causa simile contro Stability AI, Midjourney, DeviantArt e Runway AI.

“Le parole non possono descrivere quanto sia disumanizzante vedere il mio nome usato più di 20.000 volte in MidJourney”, ha scritto in un post sui suoi social. “Il lavoro della mia vita e ciò che sono, ridotto a foraggio insignificante per una macchina mangiasoldi dell’immagine commerciale”.

CHI MILITA IN CARA

Jingna Zhang ha ovviamente un suo profilo Instagram (130mila follower) dove sfrutta il suo nickname che l’ha resa nota anche agli internauti: zemotion. Nella sua crociata, che ha sempre più il sapore dell’avventura imprenditoriale, militano un pugno di persone, principalmente programmatori (due, ovvero Katie Borisov e Jake RT). Il team si avvale anche dell’aiuto di Lydia Kwa, Sarah Ting sebbene non si sappia a quale titolo mentre Passtheale e Diana curano la nascente community.

DA META A CARA, IL TRAVASO È INIZIATO?

E la community pare si stia allargando piuttosto in fretta, se si considera che Cara è passata da 40.000 a 650.000 utenti nell’ultima settimana, finendo in cima alle classifiche dell’App Store. Tutti utenti attratti dal manifesto anti intelligenza artificiale alla base del nuovo agguerrito rivale di Meta: “Con la diffusione dell’IA generativa, abbiamo deciso di costruire un luogo che filtri le immagini realizzate dall’Intelligenza artificiale in modo che le persone che vogliono trovare creativi e opere d’arte autentiche possano farlo facilmente”.

La posizione di Cara riguardo all’Intelligenza artificiale in verità non è talebana come ci si potrebbe attendere dopo aver scorso le innumerevoli cause che Zhang sta facendo alle software house al lavoro su algoritmi smart: “Molte piattaforme attualmente accettano l’arte dell’IA quando non è etica, mentre altre hanno promesso politiche “niente IA per sempre” senza considerare lo scenario in cui l’adozione di tali tecnologie potrebbe avvenire sul posto di lavoro nei prossimi anni.”

“Il futuro delle industrie creative – si legge tra le premesse dei founder – richiede una comprensione sfumata e un supporto per aiutare gli artisti e le aziende a connettersi e a lavorare insieme. Vogliamo colmare questo divario e costruire una piattaforma che noi stessi utilizzeremmo volentieri come creativi.”

SOCIAL O SINDACATO DEGLI ARTISTI?

Ciò che sorprende è che Zhang non sembri volersi fermare al social network, quanto piuttosto fare massa critica per riuscire a essere ascoltata dalla politica: “Nel caso in cui venga approvata una legislazione che protegga chiaramente gli artisti, riteniamo che i contenuti generati dall’IA debbano sempre essere chiaramente etichettati, perché il pubblico deve sempre essere in grado di cercare facilmente l’arte e i media creati dall’uomo.” “Se l’IA generativa – prosegue il team – diventerà un elemento fisso nella produzione di tutti i settori, il modo in cui creiamo e consumiamo l’arte cambierà in modo significativo, e questo avrà un impatto su tutti noi.”

“Riteniamo – spiegano da Cara – che il futuro delle industrie creative comporterà un uso massiccio dell’IA ed è fondamentale che i nostri governi si impegnino a regolamentare il dilagante utilizzo non etico dei dati e a fornire reti di sicurezza per l’impatto che l’IA avrà sulla nostra società.” Zuckerberg insomma non dovrebbe essere il solo a preoccuparsi: l’opposizione a Meta potrebbe essere solo l’inizio.

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