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Si tornerà a navigare sfruttando l’energia del vento? Report Economist

Per favorire la riduzione delle emissioni del trasporto marittimo, sono allo studio soluzioni che prevedono l'utilizzo dell'energia del vento nelle navi. Ecco le principali sperimentazioni in corso, raccolte dall'Economist.

Anche il settore dello shipping lotta contro il cambiamento climatico e punta ad abbattere quel suo 3% di emissioni sul totale globale che gli derivano dal trasportare l’80% dei beni scambiati nel mondo. Una soluzione potrebbe essere sfruttare l’energia del vento, e come mostra un nuovo report Economist le sperimentazioni sono già in corso e sono promettenti.

Obiettivo incerto

L’obiettivo fissato dall’International Maritime Organization è di fare arrivare il settore dello shipping alla neutralità climatica “intorno” al 2050. La mancata precisione deriva da una scarsa chiarezza sul come si potrà centrare quel traguardo.

Una delle strade percorse dal settore è oggetto di un recente approfondimento dell’Economist che ci indica a quali artifici si potrebbe ricorrere per continuare a trasportare merci via mare senza inquinare troppo.

Il vento come soluzione

La soluzione perseguita è quella di affidarsi alle tecnologie che sfruttano il vento, dalle classiche vele anche se di proporzioni gigantesche ai non proprio famosi rotori Flettner il cui brevetto tedesco risale addirittura a un secolo fa.

Il vento, scrive l’Economist, è una forma di energia ausiliaria che si presta bene all’operazione. L’idea è quella di impiegarla in un mix che comprende anche combustibili alternativi e verdi come i biocarburanti, l’idrogeno o l’ammoniaca, e ridurre così non solo le emissioni ma anche i costi non appena queste soluzioni diventeranno di uso comune.

Chi è già salpato

Ma già ora c’è chi punta sui rotori Flettner ed è la finlandese Norsepower. La società ha appena ordinato di installare sei maxirotori da 35 metri per ognuna delle tre navi cargo che si sta facendo costruire in Francia da Louis Dreyfus Armateurs al costo di un milione di euro cadauno.

Queste maxinavi sono state progettate appositamente per trasportare i nuovi velivoli costruiti da Airbus addirittura parzialmente già montati per essere trasferiti negli stabilimenti americani di Airbus per l’assemblaggio finale.

Ma Norsepower dispone già di otto navi dotate di rotori mentre ammonta a 30 milioni di euro il totale degli ordinativi ricevuti da società terze.

Come conferma l’ex Ceo Tuomas Riski, tali navi hanno già dimostrato di consumare di meno e di abbattere le emissioni in misura tra il 5 e il 25%.

Altre soluzioni

Quella dei rotori non è l’unica soluzione cui si sta pensando per sfruttare il vento e trasformarlo in energia. Ma gli altri offrono ancora poche certezze sui risultati a causa della difficoltà a calcolare in anticipo l’incidenza di un fattore volatile come il vento stesso.

Ma è un fatto che già ora si punta a superare tali difficoltà anche in modo creativo ad esempio ridisegnando le rotte in modo da attraversare quelle più battute dai venti. Lo facevano del resto già gli antichi naviganti, e se il risultato è un inesorabile allungamento dei tempi di consegna, i benefici sul clima potrebbero far chiudere un occhio.

Navi aquiloni?

Un’altra strada battuta è quella di dotare le navi di gigantesche vele e farle funzionare come enormi aquiloni come quelli usati dagli appassionati del surf.

Su questa strada sono al lavoro i giapponesi di Kawasaki Kisen Kaisha, che hanno appena acquisito una start up francese chiamata Airseas che ha sviluppato una tecnologia dal nome Seawing, progettata per essere lanciata e poi recuperata dal ponte di una nave.

Il primo test su una nave dotata di Seawing è stato effettuato l’anno scorso proprio dai giapponesi di Kawasaki, che stimano una riduzione delle emissioni di circa il 20%.

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