“Cui prodest l’intervista di Giuliano Amato a ‘La Repubblica’? Certamente metterà in serio imbarazzo le relazioni diplomatiche italo-francesi. Attacca la Nato. E questo avviene mentre il governo è su posizioni atlantiste a favore della resistenza ucraina. Tirare in ballo Bettino Craxi così è una cattiva e maliziosa memoria. Supposizioni senza prove”.
Parla con Startmag Margherita Boniver, presidente della Fondazione Craxi, già responsabile Esteri del Psi, due volte ministro, sottosegretario alla Farnesina con Silvio Berlusconi premier.
Presidente Boniver, seppur Amato abbia poi precisato che le sue sono “deduzioni”, è stata un’intervista esplosiva. Che opinione ne ha?
È un’intervista scandalosa e bugiarda.
È molto severa.
La domanda che non si pone è ‘cui prodest’?
Secondo lei?
L’intervista suscita molti interrogativi, prima di tutto sulla tempistica. Come mai decenni dopo la strage di Ustica Amato sente il bisogno di togliersi macigni dalle scarpe?
Ovvero?
Ovvero i responsabili della morte di 81 innocenti cittadini italiani sarebbero stati i francesi. In secondo luogo, viene data un’immagine della Nato intenta a colpire il leader libico in modo del tutto illegale. E poi c’è quella tesi su Craxi che avrebbe informato Gheddafi e che invece non regge.
Craxi nel 1980, anno della strage di Ustica, non era ancora premier. Bobo Craxi ha subito twittato: “È già scritto sui libri di Storia che mio padre avvertì Gheddafi che lo avrebbero bombardato. Ma era il 1986”.
Infatti, è impensabile che nel 1980 Craxi, allora segretario del Psi, avesse informazioni riservate di quel livello, da poter informare il leader libico. Che peraltro Bettino non aveva e non avrà mai incontrato.
È, appunto, storia nota che il salvataggio avvenne nel 1986.
Esattamente. In quel periodo il premier Craxi, che aveva negato il sorvolo dei bombardieri americani sul territorio italiano, aveva fatto avvertire Gheddafi dell’imminente bombardamento. Gli Usa all’epoca consideravano Gheddafi “The public enemy number one”.
Craxi atlantista (euromissili a Comiso per fare il massimo esempio), ma sguardo lungo sul Mediterraneo, come i fatti da molto tempo gli stanno dando ragione, che argomenti oppose agli Usa?
Craxi argomentò il suo disaccordo con un’azione così violenta nel “cortile di casa” dell’Italia, Nazione mediterranea, con suoi specifici interessi e politiche di sviluppo in tutta l’area del “Mare nostrum”.
Questo accade, appunto nel 1986, dopo Ustica. Perché Amato tira in ballo lo statista socialista così?
È una cattiva, maliziosa memoria. Infatti, Amato fa supposizioni senza prove.
Come si spiega che Amato, sempre in ottimi rapporti con la Francia, abbia fatto un’uscita così clamorosa?
La mia conclusione è che l’intervista a Amato offende le Forze Armate italiane, la Nato (nel momento in cui il nostro governo, la stragrande maggioranza del parlamento sono su posizioni atlantiste e a favore della resistenza dell’Ucraina), ma anche il lavoro di un magistrato così scrupoloso come Rosario Priore, che aveva raggiunto conclusioni diverse. Viene fuori un’immagine dell’Italia dell’epoca fatta da imbroglioni, depistaggi e menzogne a tutti i livelli istituzionali.
Che logica politica quindi ci sarebbe?
Ripeto: “cui prodest”? Certamente l’intervista a Amato metterà in serio pericolo le relazioni diplomatiche italo-francesi. E aggiungerà nuovo sale alle ferite della recente débâcle della Farnesina sullo scenario libico.
Le opposizioni di sinistra al governo di Giorgia Meloni potrebbero approfittarne?
Immagino di sì, visto lo spessore politico di buona parte delle opposizioni che si attaccano a tweet non graditi o addirittura alle banalità pronunciate da Giambruno. Le affermazioni di Amato oggi sembrano fatte apposta per imbarazzare l’esecutivo Meloni. Mancherebbe solo la richiesta di ritirare il nostro ambasciatore a Parigi…