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Google, Meta e le altre Big Tech cresceranno sempre?

Le Big Tech come Meta, Alphabet e Apple dovranno rimodulare le loro strategie per continuare a crescere e garantire margini adeguati agli investitori. Tutti i dati e i consigli dell'Economist.

Big Tech è ancora sinonimo di crescita illimitata? Un recente approfondimento dell’Economist entra nel merito dei risultati record raccolti in borsa e nei mercati dai giganti digitali come Meta, Alphabet e Apple, prevedendo un’imminente fine della manna e l’apertura di una nuova fase di incertezza in cui Big Tech dovrà rimodulare la propria strategia per assicurare ancora agli investitori margini adeguati. Ecco l’analisi dell’Economist e le tre vie suggerite dalla testata per provare a navigare nel futuro.

L’Eldorado di Big Tech

Dopo i bruschi ribassi del 2022, le Big Tech quest’anno sono tornate a ruggire. La settimana scorsa Alphabet, Meta e Microsoft hanno annunciato risultati ragguardevoli per il secondo trimestre, dopo aver raccolto profitti record anche nel primo. Tra gennaio e giugno le tre società, nel loro insieme, hanno fatto registrare 106 miliardi di profitti, ossia nove miliardi di dollari in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Le quotazioni in borsa delle cinque Big Tech stanno intanto tornando ai loro picchi del 2021.

Questi risultati straordinari pongono secondo l’Economist un problema che rimanda a un fattore come la loro stessa dimensione: come possono questi colossi baciati dalla fortuna e dai mercati mantenere questi ritmi di crescita? Sarà questa, secondo la testata economica britannica, la sfida dei giganti digitali negli anni avvenire.

Questione di aritmetica

Si tratta, volendo, di una semplice questione di aritmetica. Alphabet, Amazon, Apple, Meta e Microsoft dominano l’indice di borsa S&P 500 rappresentando il 9% delle sue vendite, il 16% dei suoi profitti netti e il 22% della sua capitalizzazione di mercato. La loro spesa in capitale l’anno scorso, pari a 360 miliardi di dollari, rappresentava un decimo di tutti gli investimenti delle aziende private americane.

È proprio la loro crescita costante e sostenuta a fare di Big Tech un unicum nella storia del capitalismo. Quando ExxonMobil e General Electric raggiunsero il loro apogeo alla fine del secolo scorso, le loro entrate crescevano a un tasso medio annuo del 5-6% e i loro profitti del 5-10%. È da un decennio invece che i titani del digitale stanno crescendo rispettivamente del 16 e del 13%.

Se la crescita delle vendite di Alphabet dovesse continuare all’attuale tasso del 28%, dovrebbe registrare l’anno prossimo ben 86 miliardi di vendite aggiuntive, ossia più di quanto tutte le 461 aziende di minori dimensioni quotate nello S&P 500 hanno raccolto complessivamente l’anno scorso. Dal canto loro, se dovessero mantenere il loro tasso di crescita storico, Apple e Alphabet l’anno prossimo guadagnerebbero 25 miliardi di dollari extra.

Mantenere questo trend nel lungo termine sarebbe forse chiedere troppo. Eppure è proprio questo a cui puntano amministratori e investitori. Qual è dunque la strada?

Le tre vie dell’Economist

Per l’Economist le vie da seguire sono tre. La prima è quella che chiameremmo downsizing. Si tratta cioè di ridurre parzialmente le proprie ambizioni, tagliare i costi e i progetti non core e proteggere così i propri margini di profitto. Big Tech sembra in effetti avviata in questa direzione, come dimostrano i 70mila posti eliminati quest’anno da tutte le Big Tech esclusa Apple. Oppure l’abbandono di alcuni negozi fisici da parte di Amazon.

La seconda via passa per la concentrazione nel proprio core business. È in questo senso che sono impegnati sia Microsoft, che Google che Meta che stanno concentrando la loro attenzione sulle loro applicazioni implementate dall’IA generativa.

Ma la via più ambiziosa per mantenere i propri livelli di crescita è quello di cercare nuovi mercati. Le Big Tech lo stanno già facendo cannibalizzandosi a vicenda, ossia cercando di attingere al bacino di utenti della concorrenza. Alphabet ha ad esempio deciso di sfidare Amazon e Microsoft nel cloud computing. Dal canto loro Amazon e Microsoft hanno cominciato a puntare sul mercato della pubblicità, mentre Apple a giugno ha lanciato il suo visore per la realtà virtuale con cui intende competere con Meta.

Navigare nell’incertezza

Nessuna di queste vie è priva di rischi. Una dieta dimagrante di norma garantisce profitti solo per i primi due anni, e va a scapito delle future entrate. I principali mercati di Big Tech – si tratti degli Iphone, della pubblicità on line o del software aziendale – non registrano più tassi di crescita strabilianti del 20% o più. E lanciarsi in una competizione darwiniana porta sì nuove entrate ma comprime i margini.

La conclusione per l’Economist è semplice e si presenta nella forma di un consiglio agli investitori come ai Ceo: abituatevi e preparatevi a un periodo di incertezza perché i tempi della corsa all’oro sono finiti.

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