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Ecco le nuove restrizioni Ue contro Huawei e Zte su 5g e cybersicurezza

Nella nuova strategia per la cybersicurezza, la Commissione europea identifica Huawei e Zte come delle minacce. Tutti i dettagli.

 

Aveva dunque ragione Mike Pompeo, quando, da Segretario di Stato di Donald Trump, fece il giro delle capitali europee per mettere tutti in guardia sui rischi alla sicurezza delle reti 5G posti da Huawei e ZTE.

Stavolta è la Commissione Ue a metterlo nero su bianco nel nuovo rapporto sull’implementazione della strategia europea per la cybersicurezza in materia di 5G, nel quale si identificano i due giganti delle tlc cinesi come una minaccia tale da giustificare provvedimenti volti a tagliarle fuori dalle reti di quinta generazione dell’Europa.

Ma vediamo cosa ha scritto la Commissione nei suoi nuovi documenti approvati ieri.

La nuova linea della Commissione sulla cybersicurezza

È stata la Commissione ieri ad annunciare sul suo sito che l’Unione e l’Enisa, l’agenzia europea per la cybersecurity, hanno pubblicato un nuovo rapporto sull’implementazione della strategia europea per la cybersicurezza in materia di 5G, nota come “EU Toolbox on 5G Cybersecurity”.  Il documento è accompagnato da una Comunicazione adottata sempre ieri dalla Commissione.

Come prontamente notato da Politico, il fulcro delle nuove decisioni adottate dalla Commissione in materia di 5G e cybersecurity è l’individuazione di alcuni “fornitori ad alto rischio” di componentistica per le telecomunicazioni che, per la prima volta, vengono indicati con il loro nome. E il nome degli “high-risk suppliers” additati, dopo studi e ricerche trascinatisi per anni tra i continui moniti degli Usa sul rischio dello spionaggio cinese, sono proprio quelli di Huawei e ZTE, ufficialmente banditi in territorio americano con provvedimenti risalenti all’era Trump e oggetto già anni addietro di una vivace diatriba transatlantica.

Come scrive la Commissione, “sulla base di un’ampia gamma di informazioni disponibili, (riteniamo) che Huawei e ZTE rappresentino materialmente rischi più elevati di altri fornitori del 5G”, sollevando dunque, una volta per tutte, la “forte preoccupazione” di Bruxelles circa la sicurezza stessa dell’Unione.

Ecco perché la Commissione invita ora gli Stati membri ad adottare “senza ritardo” le sue raccomandazioni, introducendo, se non già fatto, bandi mirati ad escludere la tecnologia Huawei e ZTE dalle reti nazionali mobili di quinta generazione, alla luce “dell’importanza dell’infrastruttura della connettività per l’economia digitale e della dipendenza di molti servizi critici dalle reti 5G”.

A tal proposito, la Commissione si spinge sino a ritenere “giustificate”, oltre che aderenti alle linee guida della strategia europea, le “decisioni adottate dagli Stati membri per limitare o escludere del tutto la presenza di Huawei e ZTE dalle reti 5G”.

La Commissione rileva inoltre che, allo stato attuale, “24 Stati membri hanno adottato o hanno in preparazione misure legislative che danno alle autorità nazionali i poteri di svolgere una valutazione dei fornitori e di emanare restrizioni”, precisando che sono 10 i Paesi che hanno già introdotto tali restrizioni.

Le prime restrizioni contro Huawei e ZTE

Come primo atto, la Commissione annuncia di essere in procinto di “prendere misure per evitare l’esposizione delle sue comunicazioni interne a reti mobili che usino Huawei e ZTE come fornitori” assicurandosi che siano “progressivamente esclusi dai servizi di connettività dei siti della Commissione”. Tali misure, aggiunge la Commissione, saranno estese a tutti i programmi di finanziamento e agli strumenti europei.

L’Unione dunque taglia la testa al toro etichettando due colossi della telecomunicazione del Dragone come rischi esistenziali, mettendo fine a una querelle che va avanti dal 2019. Si tratta di vedere ora quali saranno le reazioni politiche e a quale ritmo si marcerà nell’epurazione del nuovo pericolo giallo.

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