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Coronavirus Cina

Coronavirus, che cosa fa davvero la Cina per l’Italia?

Fatti, numeri, ricostruzioni e commenti sul sostegno della Cina all'Italia nell'emergenza Coronavirus

C’è il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, dietro la spinta all’arrivo di prodotti dalla Cina per gestire l’emergenza Coronavirus. Proprio dal Paese che per primo è stato chiamato a confrontarsi con ciò che poi l’Oms ha definito pandemia arriveranno mascherine e ventilatori polmonari. Strumenti e accessori che però verranno regolarmente pagati, ad eccezione degli aiuti – quelli sì gratuiti – come quelli inviati a Como dal sindaco della città di Liyang. Ma cerchiamo di fare chiarezza sulla vicenda.

VENTILATORI POLMONARI

Grazie a Milano Finanza, che ha avuto anche un ruolo specifico nell’operazione, si riesce a ricostruire la vicenda dell’acquisto dei ventilatori polmonari, strumenti necessari per chi deve essere curato in terapia intensiva.

Il capo della Farnesina ha telefonato al suo omologo cinese, Wang Yi – il quale ha detto che seguirà personalmente questa operazione – , ma “a stimolare il rapporto con la Cina – scrive il quotidiano economico-finanziario del gruppo Class – è stato il professor Walter Ricciardi, medico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e professore all’università Cattolica oltre che consigliere del ministro Roberto Speranza”. Ricciardi, ha raccontato ieri Mf-Milano Finanza,  era in contatto con Intesa Sanpaolo che pochi giorni fa ha annunciato – tramite il suo amministratore delegato, Carlo Messina – di voler investire fino a 100 milioni di euro per l’emergenza e in particolare per aumentare il numero di letti della terapia intensiva disponibili in Italia, attualmente circa 5.000. in collaborazione con ambasciata a Pechino.

Sabato scorso – come ha scritto Milano Finanza – Class Editori (che edita tra gli altri Mf e Italia Oggi) ha fatto scattare l’operazione facendo da collante tra Farnesina, Protezione Civile, Intesa Sanpaolo, il professor Ricciardi e l’ambasciata a Pechino che ha cercato subito fornitori per acquistare 1.000 macchine per la respirazione artificiale perché era noto che c’erano stock disponibili nel Paese asiatico. Un numero comunque inferiore a quanto previsto dal gruppo bancario che ha stanziato fondi per almeno 2.500 ventilatori polmonari e portare così a 7.500 i letti in terapia intensiva.

MASCHERINE

Diverso è invece il caso delle mascherine. A pochi giorni dalla sottoscrizione del “Patto di amicizia” tra Como e la città di Liyang, che si trova nella provincia di Jiangsu, il sindaco Xu Huaqin – ha scritto ieri l’Agi – ha inviato all’omologo italiano Mario Landriscina e ai cittadini di Como un primo stock di duemila mascherine protettive uguali a quelle usate a Wuhan. Per questo primo “regalo”, cui dovrebbe seguire un altro, si è attivato il senatore Zhu Youha, presidente della Camera di Commercio di Liyang in Italia, e l’assessore alla Sicurezza della città lombarda, Elena Negretti.

Non solo regali, però. Già oggi dovrebbero partire dalla Cina circa 30mila tute, 100mila mascherine e 50mila tamponi che rientrano nell’accordo siglato da Di Maio e da Wang Yi. Si tratta dell’anticipo di un grande acquisto da parte dell’Italia di materiale inutilizzato da Pechino per gestire l’emergenza coronavirus. Il ministro degli Esteri cinese ha assicurato che il suo governo ha chiesto alle aziende di esportare in totale nel nostro Paese 2 milioni di mascherine mediche ordinarie.

 MEDICI SPECIALIZZATI

Dalla Cina arriverà anche personale sanitario, come ha scritto su Twitter il Quotidiano del Popolo, il giornale organo del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese. Della squadra, secondo quanto riferito dall’Agi, dovrebbero far parte cinque medici esperti, un membro della Croce Rossa cinese e un membro del Center for Disease Control and Prevention che fa capo alla Commissione Nazionale per la Sanità di Pechino. Di questo sostegno ha parlato anche Di Maio: si tratta di “medici specializzati che hanno affrontato per primi il picco dell’emergenza Coronavirus. Non che ai nostri medici serve qualcuno che gli insegni il lavoro ma i medici cinesi sono stati i primi e potranno portare la loro esperienza”.

MA ATTENZIONE A COSA SI COMUNICA

La necessità di fare chiarezza sull’argomento è però decisiva anche perché – come ha scritto sostiene il ricercatore della Luiss, Lorenzo Castellani, di Titolare List – “sul piano mediatico e politico la mossa di Pechino sulle forniture sanitarie è una grande mossa. Va riconosciuto. Tutto a danno dell’Unione Europea come istituzione”. A maggior ragione, quindi, occorre distinguere tra ciò che viene acquistato – i 1.000 ventilatori polmonari attuali che potrebbero diventare 2.500 e gli accessori di cui si è detto – e ciò che viene donato – al momento  2.000 mascherine ai cittadini di Como -.

“La Nato ci invade, l’Europa ci lascia soli, soltanto la Cina ci aiuta – ha sottolineato il giornalista Gabriele Carrer su Formiche.net -. E’ il mantra che sta riscuotendo molto successo in queste ore sui social network italiani alimentati dalla propaganda grillina”. In sostanza, “la faccenda dei respiratori venduti all’Italia (lo ripetiamo: non ‘arriveranno’ come sostiene la propaganda pentastellata, verranno acquistati quindi pagati) ha dato visibilità a Pechino”. Una visibilità che però ha un sapore diverso se si coniuga col business.

IL TWEET DELL’AMBASCIATA CINESE E LA GRATUITA’

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