La crescita economica dell’Italia è insufficiente. Non basta, è, in previsione dei prossimi due anni, meno di quella della Grecia. Così il Fondo Monetario Internazionale non nasconde le sue previsioni e le sue paure sull’insufficiente capacità di produrre ricchezza del nostro Paese. Lo 0,8% in più stimato dal nostro Governo è stato rivisto in occasione del World Economic Outlook al ribasso: si parla dello 0,6% di crescita per quest’anno, dell’1,1% per l’anno prossimo. Nell’ultimo trimestre del 2014 avremo una crescita dell’1,4%.
Per il Fondo Monetario Internazionale, l’Italia non cresce tanto soprattutto a causa della stretta creditizia (che nel nostro paese continua, nonostante la situazione delle banche italiane fosse meno tragica di quelle di Francia e Germania che hanno quasi del tutto recuperato i livelli di pre crisi), della mancanza di riforme (tra queste viene visto positivamente l’inizio del taglio del cuneo fiscale).
I segnali di una timida crescita preoccupano il Fondo Monetario Internazionale che sulla disoccupazione prevede un 2014 al 12,4% e un 2015 all’11,9%. A questo va aggiunto il peso del debito pubblico che scenderà dal 134,5% del 2014 al 133,1% del 2015 e 121,7% nel 2019.
L’Italia cresce poco anche perchè è tra i paesi europei che innova “moderatamente”, per riprendere l’analisi che agli inizi di Marzo ha condotto la Commissione Europea in un documento analitico (Innovation Union Scoreboard 2014) sulla situazione di tutti i paesi dell’Unione e sul ruolo dell’Europa nel mondo, a confronto con altre grandi aree.
I criteri per analizzare la posizione di un paese sull’innovazione, e quindi la capacità di crescere, sono 25, sintetizzabili in alcuni punti principali: le risorse umane, la capacità di attrarre nel proprio sistema di ricerca, il supporto finanziario, la capacità di fare investimenti, l’innovazione che nasce dalla collaborazione pubblico/privato, la proprietà intellettuale, coloro che producono crescita economica come gli innovatori, capacità di esportare le novità dell’innovazione e di attrarre dall’estero allo stesso tempo.
La stretta creditizia, i pochi investimenti su ricerca e innovazione e la poca capacità di attrarre “cervelli stranieri” sono tra le cause principali della mancanza di innovazione e di crescita nel nostro Paese. Una buona sintesi per iniziare a crescere in modo più sostenuto e non più timido.