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Repubblicani

Chi sono gli anti Trump nel Partito repubblicano. Report Economist

Nomi e scenari possibili se l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump si ritirasse o non dovesse essere nominato dal Partito repubblicano come candidato alle elezioni presidenziali del 2024. L'articolo dell'Economist

 

Il partito repubblicano confermerà il suo candidato per le elezioni presidenziali del 2024 alla convention di luglio. L’esito sembra quasi certo: Donald Trump, ex presidente e uomo di fuoco populista, ha una salda presa sul partito ed è molto avanti nei sondaggi. Ma la situazione potrebbe cambiare.

Sebbene le probabilità che un altro candidato gli rubi la corona siano scarse, molti ci stanno provando (alcuni forse nella speranza di un premio di consolazione, come un posto di rilievo in una seconda amministrazione Trump).

L’ex presidente sta affrontando diverse cause penali. Finora non sembrano ostacolarlo né aiutare nessuno dei suoi sfidanti. Ma una candidatura presidenziale non è vinta finché non viene conquistata.

L’Economist sta seguendo la gara. Qui troverete la nostra raccolta degli ultimi sondaggi, compreso quello sul più probabile vincitore se Trump dovesse ritirarsi, oltre a brevi guide su ogni candidato e sulle date chiave della competizione. Per saperne di più, consultate il nostro hub sulle elezioni USA del 2024 e seguite le competizioni altrove con i nostri monitoraggi dei sondaggi elettorali di Taiwan e del Regno Unito.

COSA SUCCEDE SE DONALD TRUMP SI RITIRA?

Trump deve affrontare quattro processi penali con accuse di reato, che si sovrapporranno alla stagione delle primarie repubblicane e alla campagna per le elezioni generali. È probabile che nessuno di essi si concluda prima della fine delle primarie e, anche se venisse condannato, è improbabile che i tribunali lo incarcerino o gli impediscano di candidarsi. Ma gli appuntamenti regolari con i tribunali incideranno sul programma della sua campagna elettorale e i processi potrebbero allontanare gli elettori repubblicani da lui (anche se le sue precedenti apparizioni in tribunale hanno solo rafforzato la sua base).

Se Trump si ritirasse, chi avrebbe più probabilità di vincere? I sondaggi che seguono mostrano come potrebbe essere la competizione senza di lui, tenendo conto delle seconde preferenze dei sostenitori di Trump.

DATE CHIAVE NEL 2024

Il candidato sarà incoronato con grande clamore sul palco della convention nazionale repubblicana di Milwaukee, che inizierà il 15 luglio 2024. Ma il candidato sarà probabilmente confermato prima di allora. Le votazioni iniziano con i caucus dell’Iowa a gennaio.

15 gennaio – Caucus dell’Iowa

Tradizionalmente il primo appuntamento per la nomination, i caucus dell’Iowa sono un evento strano e complesso. Molti candidati puntano molto sull’Iowa o sul New Hampshire, sperando di fare presto il botto in un piccolo bacino.

23 gennaio – Primarie del New Hampshire

Le primarie del New Hampshire, insieme ai caucus dell’Iowa, tendono a restringere il campo. Se un candidato non riesce a imporsi in uno di questi Stati, difficilmente riuscirà a farlo altrove.

4 marzo – Inizia il processo federale a Trump

Potenzialmente il più grave dei processi penali contro Trump, il 4 marzo egli dovrà affrontare le accuse dei pubblici ministeri di aver tentato di rovesciare i risultati delle elezioni presidenziali del 2020.

5 marzo – Super martedì

Il giorno più importante della corsa alla nomination, con più di una dozzina di Stati, tra cui la California e il Texas, che andranno alle urne. Se Trump sarà ancora in forte vantaggio, la gara sarà praticamente conclusa.

15 luglio – Congresso nazionale repubblicano

Tipicamente un evento di quattro giorni per la scelta del candidato del partito, la convention è il luogo in cui il partito seleziona formalmente il candidato alla presidenza e alla vicepresidenza.

I CANDIDATI PRINCIPALI

Donald Trump – Ex presidente

La straordinaria campagna di Donald Trump segue il suo straordinario mandato di 45° presidente americano, conclusosi quando i suoi sostenitori hanno inscenato un attacco armato al Campidoglio. Il suo ruolo preciso nell’istigazione dell’attacco e un più ampio sforzo per rovesciare i risultati delle elezioni del 2020, che ha perso, hanno portato a due incriminazioni penali. Ne deve affrontare altri due, per un totale di 91 reati. Il 77enne ex uomo d’affari nega ogni reato. La campagna di Trump abbina temi familiari di guerra culturale (la costruzione di un muro, la “follia di genere della sinistra”) a nuove lamentele (contro gli avvocati che perseguono i suoi casi e i giudici che li controllano). Ha una posizione di vantaggio nella corsa repubblicana.

Ron DeSantis – Governatore della Florida

Ron DeSantis, governatore della Florida, è entrato nelle primarie con slancio, denaro e fiducia di poter battere Trump. Il repubblicano di destra è stato per sei anni alla Camera dei Rappresentanti, ma si è fatto conoscere come governatore, quando si è battuto contro il “wokeismo”, ha eliminato gli obblighi delle mascherine e ha ritardato la chiusura delle scuole durante la pandemia di Covid-19. Il quarantacinquenne, padre di tre figli piccoli, la cui moglie spesso si unisce a lui in campagna elettorale, si è rivelato un candidato problematico. I suoi sondaggi sono crollati.

Nikki Haley – Ex governatrice della Carolina del Sud

Nikki Haley, figlia di immigrati indiani, ha lavorato nella boutique di alta moda dei suoi genitori prima di candidarsi a una carica statale. È diventata la prima donna governatore della Carolina del Sud, il suo Stato natale. È stata ambasciatrice di Trump presso l’ONU ma, dato il suo appeal tra i repubblicani relativamente moderati e istruiti, da allora è diventata la preferita dei detrattori di Trump. In campagna elettorale ha criticato il suo stile di leadership caotico, i suoi commenti su Israele (troppo duri) e sulla Cina (non abbastanza duri) e, più velatamente, la sua età. La 51enne insiste che l’America merita “una nuova generazione di leader”.

Vivek G. Ramaswamy – Fondatore di un’azienda farmaceutica

Vivek Ramaswamy, 38 anni, imprenditore nel settore delle biotecnologie, si presenta come un outsider sfrontato e anticonformista. Figlio di immigrati dal sud dell’India, ha scritto libri su argomenti come il “capitalismo woke”, ipocrita e pericoloso per l’identità nazionale americana. Ultraconservatore, condivide molte delle posizioni politiche di Trump. L’entusiasmo per la sua campagna elettorale è sembrato raggiungere il picco in estate, dopo la sua esibizione fiammeggiante al primo dibattito repubblicano. Alla fine di novembre il suo direttore politico ha lasciato per unirsi alla campagna di Trump.

(Estratto dalla rassegna stampa estera a cura di eprcomunicazione)

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