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Sharing Economy Uber

Uber è una compagnia di taxi? L’alta Corte Ue pronta a sentenza

Un giudice deciderà sul futuro di Uber. Conseguenze per tutta l’economia digitale   Il caso è il C-434/15, Asociacion Profesional Elite Taxi. La sentenza, sulla questione, deciderà il futuro dell’economia digitale, che negli ultimi anni ha dato vita a piattaforme che offrono servizi divario genere. Ad essere sotto processo è Uber, la società di San…

Un giudice deciderà sul futuro di Uber. Conseguenze per tutta l’economia digitale

 

Il caso è il C-434/15, Asociacion Profesional Elite Taxi. La sentenza, sulla questione, deciderà il futuro dell’economia digitale, che negli ultimi anni ha dato vita a piattaforme che offrono servizi divario genere. Ad essere sotto processo è Uber, la società di San Francisco che offre passaggi in auto a fronte di un pagamento “low cost” (in base al servizio scelto). Gli autisti non hanno alcuna licenza.

Negli ultimi anni non sono mancate le proteste da parte dei tassisti. In Italia, in Francia, in Inghilterra: Uber fa concorrenza ai taxi, offre lo stesso servizio e dovrebbe attenersi alle stesse regole, dicono i sindacati di settore.

Uber è stato citato in numerosi tribunali europei (alcuni hanno deciso lo stop per il servizio Pop), ma il il C-434/15 è caso particolare: nasce da una denuncia presentata contro la società di San Francisco dalla Asociación Taxi Profesional Élite di Barcellona. In questo caso si chiede al Giudice di decidere sulla definizione di Uber: è un servizio di trasporto o una piattaforma digitale? Per usare le parole della citazione in tribunale, Uber è “un telefono intelligente, una piattaforma che consente alle persone di collegarsi l’una all’altra”, o è, come sostiene l’associazione di taxi, “semplicemente un servizio di trasporto”?

La Corte di Giustizia Europea è dunque chiamata a decidere sulla “natura giuridica”. Se il giudice dovesse considerare Uber “un servizio della società dell’informazione”, allora “il servizio di intermediazione elettronica dovrebbe beneficiare del principio della libera prestazione di servizio, garantita dalla normativa della Comunità europea”. Tutta la comunità tecnologia guarda alla decisione, perchè potrebbe creare un precedente per il modo in cui le altre società nella fiorente economia del gig sono regolate attraverso il blocco delle 28 nazioni.

“Il giudizio promuoverà il mercato unico digitale o porterà a una maggiore frammentazione del mercato per gli innovatori online”, ha sostenuto Jakob Kucharczyk, della Computer & Communications Industry Association. “Il tribunale dovrebbe fare una chiara distinzione tra l’intermediazione online e il servizio che la società facilita”.

Le diverse guerre legali, hanno costretto Uber a stoppare i suoi servizi UberPop nella maggior parte delle grandi aziende europee a favore di UberX, i cui conducenti hanno regolare licenza.

Una sconfitta in tribunale significherebbe per Uber che i paesi dell’UE dovranno classificare la società come servizio di trasporto. Il caso potrebbe portare a nuove regole e tasse per l’azienda di San Francisco.

“Qualsiasi decisione non cambierà le cose nella maggior parte dei paesi dell’UE in cui operiamo già in base alla legge sui trasporti”, ha detto Uber in una dichiarazione. “Tuttavia, a milioni di europei è ancora impedito l’utilizzo di app come la nostra. Vogliamo collaborare con le città per garantire che tutti i cittadini possano richiedere un passaggio con il semplice tocco di un pulsante”.

Non solo Uber

Come ha ricordato a Bloomberg Mark Graham, professore presso l’Oxford Internet Institute, a decisione non avrà conseguenze solo per Uber, sono diverse quelle aziende che classificandosi come piattaforme tecnologiche hanno evitato le normative che affrontavano le imprese più tradizionali.

Uber non è l’unica azienda il cui modello di business viene messo in discussione. A Parigi, i regolatori stanno bloccando Airbnb, il cui servizio di affitto casa ha attirato denunce da parte di hotel che sono soggetti a diverse regole. Anche Deliveroo, il servizio di consegna di cibo, sta rivendendo il trattamento riservato ai lavoratori.

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