Siamo abituati a considerare il fenomeno delle startup focalizzato su soluzioni e servizi sviluppati attorno al mercato dei media, della comunicazione e del commercio. È a tutti gli effetti quella che possiamo definire come la superficie di Internet, della digitalizzazione e delle nuove tecnologie abilitanti. In realtà, il loro approccio e metodo innovativo ha da tempo ampliato i confini dimensionali, occupandosi di medicina e salute (Medtech), finanza (Fintech) e assicurazioni (Insurtech), agricoltura (Agritech), manifattura (Industry 4.0), per citare i più conosciuti. Questi sono in effetti solo alcuni degli esempi che vedono nascere e crescere imprese innovative e startup in grado di apportare valore al mercato e alla società, all’interno di un ambito circoscritto di regole, necessarie ad evitare speculazioni e devianze come accaduto nel comparto dei media.
Ma vi sono numerosi ambiti addizionali dove l’approccio innovativo delle startup sta facendo la differenza. Uno di questi, poco trattato dalla letteratura informativa contemporanea, è certamente l’innovazione tecnologica subacquea, sia per una mancanza di ricadute immediate dei risultati, sia per i costi elevati di progettazione e realizzazione che limitano i player e la loro esposizione al circo mediatico. Eppure, un possibile futuro della società umana è proprio nelle profondità oceaniche: lo sviluppo di comunità sottomarine rappresenta un ambito di grande interesse, non solo per le sfide ingegneristiche e ambientali che comporta, ma anche per le potenzialità che offre in termini di ricerca scientifica, esplorazione delle risorse e sostenibilità ambientale. Con l’aumento della popolazione e la pressione sulle risorse terrestri, lo sfruttamento degli spazi sottomarini potrebbe offrire nuove soluzioni abitative e nuove opportunità per l’agricoltura e l’industria.
La tecnologia subacquea avanzata, guidata da startup innovative in tutto il mondo, sta già esplorando possibilità come habitat sottomarini e sistemi di energia rinnovabile. Questo sviluppo non solo potrebbe allargare il nostro orizzonte abitativo, ma anche stimolare ricerche avanzate in biologia marina ed ecologia, contribuendo a una maggiore comprensione degli ecosistemi oceanici. La realizzazione di società sottomarine richiede una pianificazione attenta e sostenibile per garantire la salvaguardia degli ecosistemi marini, presentando un’occasione unica per ridefinire il nostro rapporto con l’oceano.
UNA MAPPA DELLE AZIENDE EMERGENTI NELLA TECNOLOGIA SUBACQUEA
Ora però torniamo per un attimo con i piedi per terra, perché per immaginare e costruire il futuro è necessario pianificare il presente, imparando dagli errori del passato. Innovazione vuol dire competenze, infrastrutture, capitali, sistema.
Il mercato dell’innovazione tecnologica subacquea si sta affermando come un settore in rapida evoluzione e ricco di potenzialità. Le startup nel settore subacqueo stanno svolgendo un ruolo cruciale nello sviluppo di tecnologie innovative sia per applicazioni civili che militari. Queste aziende emergenti stanno affrontando e superando ostacoli significativi, inclusa la difficoltà di navigare in un paesaggio normativo complesso e la sfida di attrarre finanziamenti e investimenti adeguati.
Un esempio notevole è CCell (ccell.co.uk), una startup britannica che crea barriere coralline artificiali utilizzando minerali dell’acqua di mare ed energia rinnovabile. Queste barriere proteggono le coste dall’erosione e favoriscono la rigenerazione degli ecosistemi marini. Un’altra startup tedesca, Planblue (planblue.com), sta sviluppando una tecnologia per mappare il fondale marino, utilizzando imaging iperspettrale e intelligenza artificiale, per monitorare l’inquinamento da plastica e gli sforzi di restauro dei fondali marini.
Negli Stati Uniti, Innovasea (innovasea.com) sta lavorando su soluzioni di acquacoltura aperta e di precisione per la produzione sostenibile di cibo. Queste tecnologie integrano gabbie sommergibili e hardware avanzato con sensori intelligenti e sistemi di monitoraggio ambientale.
Nel settore della tecnologia blu, Origin by Ocean (originbyocean.com), con sede in Finlandia, sta affrontando il problema globale dell’eutrofizzazione degli oceani, trasformando le alghe invasive in composti specifici utilizzati nell’industria alimentare e cosmetica. CleanHub (cleanhub.com), con sede a Berlino, si concentra sulla gestione dei rifiuti di plastica nelle regioni costiere, prevenendone l’ingresso negli oceani. Seads (seadefencesolutions.com), la startup basata negli Stati Uniti e fondata dagli italiani Mauro Nardocci e Fabio Dalmonte parte da un punto di vista differente: ripulire i fiumi, responsabili del riversamento in mare dell’80% delle plastiche.
Sul fronte della pulizia e ispezione delle navi, Neptune Robotics (neptune-robotics.com) offre servizi robotizzati per la pulizia e l’ispezione degli scafi delle navi. Questi servizi includono la pulizia dello scafo con tecnologia cavitazionale e l’ispezione completa della nave.
Nel campo delle soluzioni acustiche subacquee, la startup canadese Marecomms (marecomms.ca) sta sviluppando un modem acustico subacqueo chiamato Roam, che consente una trasmissione wireless affidabile di immagini, video e dati dei sensori. Pytheas Technology (pytheas-technology.com), una startup francese, progetta e produce trasduttori e idrofoni per la comunicazione subacquea a breve e lunga distanza. RanMarine Usa (wasteshark.us) si è focalizzata su un aqua-drone autonomo chiamato WasteShark, che rimuove i rifiuti marini e raccoglie dati critici sulla qualità dell’acqua.
LA SFIDA ITALIANA DEL POLO DI LA SPEZIA
Questo quanto accade fuori dai nostri confini. In Italia, la recente inaugurazione del Polo nazionale della dimensione subacquea di La Spezia, ha segnato un’importante presa di posizione – speriamo strutturale, come l’IIR di Genova – nei confronti dell’innovazione, in questo preciso caso sottomarina: il centro vuole affermarsi come un hub cruciale, catalizzandone la crescita e l’innovazione.
Le startup, come abbiamo visto, stanno già lavorando su una vasta gamma di tecnologie, dall’acquacoltura sostenibile all’esplorazione e alla mappatura dei fondali marini, passando per la pulizia e la manutenzione degli scafi delle navi con tecnologie robotiche avanzate. Ma hanno bisogno di un pilastro a cui poter fare riferimento per poter crescere, generare innovazione e affermarsi.
Nel panorama di questo magmatico comparto in costante e febbrile evoluzione, il Polo zazionale della dimensione subacquea di La Spezia può realmente profilarsi come un’ancora di salvezza, un faro di speranza in un mare di sfide e opportunità. Dobbiamo necessariamente tenere in considerazione infatti che le acque in cui navigano queste imprese innovative sono agitate da onde di difficoltà, ma anche ricche di potenzialità inesplorate.
La prima e forse più grande sfida è quella dell’accesso al capitale. Le startup italiane spesso remano contro correnti di finanziamenti scarsi e investitori cauti. In questo scenario, il Polo di La Spezia potrebbe emergere come un porto sicuro, un luogo dove le correnti di capitale di rischio si incontrano e si uniscono, offrendo alle startup l’accesso a risorse finanziarie vitali per il loro sviluppo e crescita. La burocrazia e la regolamentazione, con le loro reti intricatamente annodate, rappresentano un altro ostacolo notevole. Le procedure complesse e i lunghi tempi di attesa per ottenere permessi e approvazioni possono intrappolare le startup in un labirinto di carta. Qui, il Polo può giocare un ruolo decisivo, tagliando attraverso questa giungla burocratica e facilitando un percorso più diretto verso l’innovazione.
Un altro punto critico è la collaborazione tra università e industria, spesso divise da un mare di incomprensioni e opportunità mancate. Il Polo può fungere da ponte tra questi due mondi, unendo le scoperte accademiche con le applicazioni pratiche e commerciali, e promuovendo una sinergia che può solo beneficiare il settore nel suo complesso.
ISTITUIRE UN SISTEMA DI MENTORSHIP
La rete di mentoring e supporto è essenziale in un settore così tecnico e specializzato. Rileviamo in questo ambito un’opportunità unica per il nuovo soggetto di istituire un sistema di mentorship, collegando le startup con esperti del settore e imprenditori di successo che possono offrire un tesoro di consigli pratici e supporto strategico.
Non dimentichiamo l’aspetto delle infrastrutture e delle risorse tecniche, vitali per lo sviluppo e il testing delle tecnologie subacquee: il passaggio dalla carta al prototipo è troppo spesso un banco di prova che rischia di risultare fallimentare solo per la mancanza di interlocutori validi su cui fare affidamento. Le grandi imprese parte del progetto hanno un ruolo cruciale in questo precipuo ambito e devono affrontare il tema non solo da un punto di vista meramente di ritorno economico sulla bottom line del proprio bilancio.
Infine, l’internazionalizzazione: data la complessità dell’ambiente in cui si sviluppa la competizione, riveste sicuramente un orizzonte che molte startup italiane mirano a raggiungere. Ecco dunque un ulteriore ruolo che il Polo può giocare: aiutare a costruire reti internazionali e fornire supporto per l’esplorazione di mercati esteri, ampliando così gli orizzonti delle startup italiane nel settore subacqueo, agendo come un catalizzatore di crescita e innovazione.
Con il sostegno in termini di finanziamenti, semplificazione burocratica, collaborazione tra ricerca e industria, mentoring, infrastrutture e supporto all’internazionalizzazione, il Polo può davvero fornire alle startup le risorse e l’ambiente necessari per superare le sfide e promuovere lo sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative nel settore subacqueo, nonostante la sua emanazione sia di diritto pubblico. Fuor di polemica, il sistema Paese ha bisogno di acceleratori di dimensioni e capacità finanziarie adeguate che vadano oltre il breve orizzonte politico della singola legislatura, per permettere alle eccellenze professionali italiane di poter competere con i pari grado internazionali. Non resta quindi che augurargli buon vento.