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Economia

A quale ritmo scenderanno i tassi

Che cosa succederà ai tassi. L'analisi di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments.

Non c’è dubbio che le banche centrali siano in modalità “taglio dei tassi”. La BCE dovrebbe tagliare i tassi questa settimana, la Fed probabilmente inizierà il suo ciclo di allentamento la prossima e la BoE deciderà se tagliare nuovamente a fine mese o rimandare alla riunione successiva. Il problema, però, non è tanto la direzione, quanto la velocità e la portata. Entro la fine dell’anno, il mercato prevede un totale di 45 punti base di tagli per la BoE, 62 punti base per la BCE e ben 113 punti base per la Fed. Entro settembre 2025, i mercati prevedono tassi ufficiali di poco superiori al 3,5% nel Regno Unito, al 3% negli Stati Uniti e ad appena il 2% nell’Eurozona. Tutto ciò si traduce in tagli sostanziali ed è lecito chiedersi se i mercati potrebbero rimanere delusi.

Guardando agli Stati Uniti, il rapporto sull’occupazione della scorsa settimana ha mostrato un rallentamento nella crescita dei posti di lavoro, proseguendo un trend in atto da tempo che riflette una riduzione delle assunzioni piuttosto che un aumento dei licenziamenti, oltre che ad un rallentamento dell’immigrazione; mentre tenendo conto di altre rilevazioni numeriche, l’economia statunitense continua a crescere in modo costante. I dati di questa settimana dovrebbero mostrare un calo dell’inflazione complessiva e, sebbene sia probabile che l’inflazione core rimanga invariata su base annua, negli ultimi 3 mesi è rimasta al di sotto del 2%. Con il rallentamento dell’inflazione salariale ed il calo dei prezzi del petrolio a causa dell’aumento dell’offerta, le prospettive per l’inflazione sono buone. Ma è necessario che tutto proceda per il meglio per ottenere i tagli previsti per gli USA quest’anno; a meno che la Fed non tagli di 50 punti base la prossima settimana, questo numero dovrà necessariamente essere rivisto al ribasso. Da ultimo, naturalmente, c’è da tenere in considerazione un’eventuale seconda presidenza Trump, con annesso aumento delle tariffe.

In Europa, la crescita è stata anemica, con gli ultimi dati che mostrano un forte calo dell’inflazione salariale e un’inflazione complessiva prossima al target del 2%. La Commissione europea sta esercitando pressioni sui governi affinché inaspriscano la politica fiscale. In questo contesto, le aspettative sui tagli sembrano ragionevoli. Il Regno Unito, invece, ha il minor numero di tagli dei tassi previsti, il che suggerisce che per il 2025 avrà un livello di tassi molto più alto rispetto all’Europa e leggermente superiore a quello degli Stati Uniti. Esiste però anche la possibilità che la BoE effettui più tagli di quelli attualmente previsti.

In generale, il percorso effettivo che seguiranno i tagli dei tassi sarà di fondamentale importanza per i mercati obbligazionari. Mentre l’azionario dovrebbe potersi avvantaggiare del contesto di crescita continua e tassi d’interesse in calo; c’è molto ottimismo per le azioni, come dimostrato dalla debolezza della scorsa settimana. Infine, la debolezza dei prezzi del petrolio e la forza della sterlina stanno comportando un calo del prezzo all’ingrosso del carburante nel Regno Unito. Questo dovrebbe tradursi gradualmente in prezzi più bassi ai distributori, ma il primo bilancio di Rachel Reeves, atteso per il 31 ottobre, potrebbe prevedere un aumento delle accise sui carburanti.

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