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Che cosa (non) ha fatto Autostrade. La relazione del governo sul crollo del Ponte Morandi a Genova

Le conclusioni della relazione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sul crollo del Ponte Morandi a Genova e sul ruolo di Autostrade per l'Italia

“Non è documentata alcuna cura per evitare che, durante la posa in opera degli elementi di sostegno dei carroponti, elementi vincolati alle travi di bordo, non vengano tranciati, in toto o in parte, le armature lente e precompresse degli elementi strutturali originali”. E’ una delle conclusioni della relazione della Commissione ispettiva del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) sul crollo del Ponte Morandi a Genova.

Ecco gli altri passi salienti della relazione a cura del dicastero retto da Danilo Toninelli (M5S).

LA PROCEDURA DI CONTROLLO DEL PONTE

La procedura di controllo della sicurezza strutturale delle opere d’arte documentata da Autostrade per l’Italia, basata sulle ispezioni, e’ stata in passato, ed è tuttora inadatta al fine di prevenire i crolli e del tutto insufficiente per la stima di sicurezza nei confronti del collasso”. E’ quanto si legge anche nella relazione della Commissione ispettiva del Mit sul crollo del Ponte Morandi: “Tale procedura era applicata al viadotto Polcevera ed è ancora applicata all’intera rete di opere d’arte di Aspi”, è scritto.

LE MISURE ADOTTATE DA AUTOSTRADE PER L’ITALIA

Le misure adottate dalla concessionaria Autostrade per l’Italia per la prevenzione del viadotto Polcevera “erano inappropriate e insufficienti considerata la gravita’ del problema”, aggiunge criticamente la Commissione ispettiva del Mit, sottolineando che la società del gruppo Atlantia-Benetton “era in grado di cogliere qualitativamente l’evoluzione temporale dei problemi di ammaloramento, ma con enormi incertezze. Tale evoluzione, ormai già da anni, restituiva un quadro preoccupante, e incognito quantitativamente, per quanto concerne la sicurezza strutturale rispetto al crollo”.

IL PROGETTO ESECUTIVO DI AUTOSTRADE

Nel progetto esecutivo di Autostrade per la manutenzione del ponte Morandi sono contenuti “valori del tutto inaccettabili, cui doveva seguire, ai sensi delle norme tecniche vigenti, un provvedimento di messa in sicurezza improcrastinabile”, ha scritto la Commissione ispettiva del Mit nella relazione, precisando che “dalle informazioni a disposizione di questa Commissione non fu invece assunto alcun provvedimento con tali caratteristiche”. Inoltre, aggiunge, “di tale informazione di evidente enorme importanza non era a conoscenza” il personale dirigenziale Aspi.

LA MANCANZA DI CURA SECONDO GLI ISPETTORI MINISTERIALI

La “mancanza di cura” durante la posa in opera degli elementi di sostegno dei carroponti potrebbe aver contribuito al crollo, ha messo per iscritto la Commissione ispettiva del Mit: “Non è documentata alcuna cura per evitare che, durante la posa in opera degli elementi di sostegno dei carroponti, elementi vincolati alle travi di bordo, non vengano tranciati, in toto o in parte, le armature lente e precompresse degli elementi strutturali originali”, scrive la commissione, precisando che “tale mancanza di cura” si rileva sia dai documenti di progetto sia dalle audizioni del personale Aspi. “Tali lavorazioni, ripetute nel tempo – conclude – potrebbero aver diminuito la sezione resistente dell’armatura delle travi di bordo in maniera sostanziale e aver contribuito al crollo”.

STRALLI O NON STRALLI

“Si ritiene più verosimile che la causa prima” del crollo del ponte Morandi a Genova “non debba ricercarsi tanto nella rottura di uno o più stralli, quanto in quella di uno dei restanti elementi strutturali (travi di bordo degli impalcati tampone o impalcati a cassone) la cui sopravvivenza era condizionata dall’avanzato stato di corrosione presente negli elementi strutturali”, ha scritto la Commissione ispettiva del Mit nella relazione sul crollo del ponte Morandi.

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