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Criptovalute Savona

Che cosa (non) dice il Fmi sulla moneta digitale

Il Fmi di Washington ha pubblicato un documento sulla moneta digitale, sollevando problemi e opzioni senza indicare quale debbano essere le scelte più consoni.

Dopo la BRI di Basilea e l’OCSE di Parigi (ma questa su temi anche più ampi), il FMI di Washington ha pubblicato un documento sulla moneta digitale, sollevando problemi e opzioni senza indicare quale debbano essere le scelte più consoni.

Il 2 ottobre la BCE ha pubblicato le sue analisi sull’argomento; subito dopo la Commissione Europea ha pubblicato un documento sulla UE Digital Finance Strategy, che include anche il tema ben più difficile da affrontare rispetto alla moneta digitale su come trattare le criptoattività finanziarie (cryptoasset).

Il documento del FMI conclude affermando che questa storica istituzione monetaria internazionale si è posta il problema se essa (cito testualmente) possa svolgere un ruolo nel propiziare (il termine inglese usato è enhancing) di un sistema dei pagamenti internazionali (cross-border) e nel promuovere la sicurezza e solidità della moneta digitale delle banche centrali (connotato dall’acronimo CBDC) e dei privati (GSC); continua affermando che queste questioni necessiteranno ulteriori ricerche da parte del suo staff e discussioni con altri rilevanti stakeholder (ossia persone interessate al problema).

Queste conclusioni causano in me profondo turbamento, perché ciò che si dovrebbe affrontare con una precisa idea in mente è, per le autorità, ancora a livello di problema da affrontare, mentre è una realtà già operante che, se non viene regolata in tempo, sarà difficile da ricondurre all’ordine; come lo stesso documento mette in evidenza, può anche creare confusione sul mercato e le politiche e nuove crisi finanziarie.

Sull’architettura istituzionale da dare alla moneta e alle attività digitali bisognava già decidere gli anni scorsi; il tempo dei dubbi e delle esitazioni è ormai trascorso e occorre decidere il da farsi e passare a definire una normativa adeguata.

Nessun documento citato o commento in argomento segnala questa urgenza. Come presidente della Consob mi sono già pronunciato sulla soluzione da dare al problema delle criptomonete e delle criptoattività finanziarie nei miei due discorsi al mercato del 14 giugno 2019 e del 16 giugno 2020.

In questa sede sarebbe troppo lungo ripetere il perché delle proposte da me avanzate, che però riassumo: 1) la criptomoneta non può se non essere pubblica e, quindi, l’unica ad avere valore legale come mezzo liberatorio dei debiti, compresi quelli “istantanei” legati al mezzo di pagamento da usare negli acquisti di beni e di servizi; il rischio è che si diffondano convenzioni tra privati che sconvolgono le vecchie regole monetarie e finanziarie; 2) le criptoattività finanziarie devono essere regolate per consentire la vigilanza nell’uso del risparmio, la cui protezione e finalizzazione allo sviluppo è garantita dal nostro dettato costituzionale, ma non da altri assetti istituzionali europei e internazionali; 3) le relazioni monetarie e finanziarie in forma digitale tra Stati sovrani vanno concordate nel corso di una conferenza internazionale da convocare. Sul terzo punto mi sarei aspettato almeno una rivendicazione di competenza da parte del FMI e una menzione nei due importanti documenti europei.

Si fa credere che ci sia il tempo per decidere, ma nel mentre, come avvenne per i derivati che portarono alla disastrosa crisi del 2008, la moneta digitale privata si fa strada beneficiando dei ritardi e del benign neglect (se l’uso del termine è lecito) delle autorità. Si consente invece di raccogliere depositi in bitcoin e yuan-renmimbi, che divengono così parte della creazione monetaria europea (M2), legittimandone l’esistenza ancor prima che nasca l’eurodigitale e venga stabilita la graduatoria legale tra monete private e pubbliche, ossia tra diritto privato e pubblico. Si consente anche di “assicurare” il possesso di bitcoin, dando a essi legittimazione di prodotto finanziario, un concetto che ha una precisa regolamentazione nella nostra normativa. Ci stiamo addentrando nell’infosfera finanziaria con il settore privato più preparato e pronto ad agire del settore pubblico.

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