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Giorgio Palù

Giallo sulle linee guida dei medici di base con le cure a casa per i pazienti Covid

Ci sono o non ci sono le linee guida per i medici di base con le cure a casa dei pazienti Covid? Le parole del professor Palù e le polemiche fra medici ospedalieri e medici di famiglia

 

“Quello che non ha funzionato è il medico di famiglia che fa visite a domicilio e ha metodi per curare a casa”. A dirlo è stato il presidente di Aifa Giorgio Palù nel corso della trasmissione Mezz’ora in più di Lucia Annunziata. 

Perché servono linee guida nazionali per i medici di base con le cure domiciliari ai pazienti Covid

Ora che un piano vaccinale è pronto, “bisognerebbe concentrarsi su ciò che è andato storto e, se posso dire qualcosa come stimolo, dovremmo pensare alla medicina territoriale, quello che forse non ha funzionato”, ha detto Palù a Mezz’ora in più su Rai Tre, intendendo la possibilità per un medico di famiglia di avere precise linee guida sui farmaci e sugli esami per intervenire sull’infiammazione in tempi rapidi “in ambiente domestico”.

Per Palù, insomma, “dovremmo concentrarci un po’ di più su questo, sulle linee guida per i pazienti da curare a domicilio, che impedirebbero la saturazione dei posti letto in ospedale e per cui, ahimè, dobbiamo imporre le zone rosse”. Anche in considerazione delle nuove varianti, “dovremmo puntare sulle cure domiciliari e sull’uso degli anticorpi monoclonali nelle prime 72 ore dall’esordio dei sintomi, che ancora non abbiamo disponibili”.

Che cosa ha detto Palù (Aifa)

Il microbiologo dell’Università di Padova afferma che la chiave per evitare il sovraffollamento degli ospedali passa per le cure domiciliari per i malati che presentano i sintomi meno acuti. “Svolgere quei pochi esami per utilizzare il cortisone e eparina a basso peso molecolare, questo ci aiuterebbe a evitare saturazione degli ospedali – ha continuato il prof. Palù -. Dobbiamo puntare sulle cure domiciliari anche con uso di anticorpi monoclonali nelle prime 72 ore dall’esordio dei sintomi, ma ancora non li abbiamo a disposizione”. Il vaccino resta l’arma di prevenzione anche se sono sono intervenute delle varianti “ma è un normale adattamento del virus, i vaccini sono in grado di coprirle, anche il Johnson&Johnson”, ha aggiunto il presidente dell’Aifa.

L’incertezza del protocollo

Il nodo resta, dunque, l’incertezza di un protocollo, di linee guida condivise per effettuare le cure direttamente a casa dei pazienti. A circa un anno dall’insorgenza della pandemia si stanno delineando i punti deboli sui quali intervenire e che, probabilmente, hanno richiesto l’instaurazione di una nuova zona rossa in molte regioni d’Italia. 

Le proteste degli infettivologi del Sant’Orsola di Bologna 

Qualche giorno fa è scoppiato il caso degli infettivologi dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna che in una lettera hanno criticato le cure a base di cortisone suggerite dai medici di base. “Stanno arrivando pazienti, anche giovani, con Covid-19 severo che hanno quale unico fattore di rischio il fatto di avere iniziato terapia con cortisone prematuramente”, si legge nella lettera dei infettivologi bolognesi. Una cura, quella a base di cortisione, che, se iniziata troppo presto, farebbe più male che bene.  

Zangrillo e Burioni: “Condannare abuso di cortisone”

A rilanciare confermare la tesi della lettera dei medici del Sant’Orsola anche il professor Alberto Zangrillo, primario dell’Unità operativa di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale San Raffaele, che lo scorso sabato ha scritto sul suo profilo Facebook: “La maggioranza degli accessi Covid-19 in Pronto Soccorso sono causati da terapie domiciliari assenti o sbagliate. Per l’abbandono del paziente e il cortisone alla prima linea di febbre, l’Italia va in rosso”. 

Appello condiviso e rilanciato dal virologo Roberto Burioni: “Sono importanti i vaccini, ma è altrettanto importante non somministrare ai pazienti terapie non solo inutili, ma addirittura pericolose. Nelle fasi iniziali di Covid-19 il cortisone è controindicato”. Il Fimmg ha rispedito le accuse al mittente, bollando le esternazioni come messaggi “diffamatori e arroganti”.  

Le linee guida del Ministero della Salute e di Aifa 

Lo scorso dicembre il ministero della Salute ha emanato una circolare sulla “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2”. Nel testo è specificato che il cortisone è consigliato per quei pazienti il cui “quadro clinico non migliora entro le 72 ore, se in presenza di un peggioramento dei parametri pulsossimetrici che richieda l’ossigenoterapia”. Ma lo stesso viene sconsigliato per i soggetti con patologie croniche perché può “determinare importanti eventi avversi che rischiano di complicare il decorso della malattia virale”. I medesimi consigli sono contenuti nelle Linee di indirizzo dell’Aifa. 

Cosa succede in Germania e Francia 

In Francia, proprio come in Italia, con sintomi lievi come tosse, febbre, mal di testa, a casa, va preso il paracetamolo. In Germania per i i pazienti non ospedalizzati, l’approccio farmacologico è orientato alla cura dei sintomi con paracetamolo, Metamizolo, ibuprofene. L’ossigenoterapia a domicilio si effettua in casi molto rari. In Germania non si prescrive a casa il cortisone e anche in ospedale viene somministrato a casi selezionati.

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