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Medici Base

Io, medico, vi racconto le follie del rapporto tra medici di base e Servizio sanitario nazionale

Ecco cosa non va nel nostro Sistema sanitario nazionale e nel rapporto con i medici di base. Il post del medico Stefano Biasoli, primario nefrologo in pensione, presidente Federspev della Provincia di Vicenza

Premessa.

Questa pandemia durerà anni e dovremo imparare a convivere con questa “strega”. Una strega malefica, arrivata dalla Cina, che sta facendo danni, come se fosse la terza guerra mondiale.

E lo è.

Economia mondiale in ginocchio, rapporti interpersonali e familiari distrutti, milioni di posti di lavoro già persi o in via di scomparsa. Insegnamenti scolastici persi o gravemente compromessi.

Come durante la seconda guerra mondiale. Ero un bambinetto, allora. Ma ho conosciuto i rifugi antiaerei, “i voli di Pippo”, la fame o la sottoalimentazione, le “lauree di guerra”, i pianti per i morti.

Adesso si muore senza conforti religiosi o familiari; adesso mancano certezze: il vaccino, i farmaci da usare se si risulta essere positivi al Covid, un’assistenza domiciliare decente.

Per questo getto sul tavolo queste brevi riflessioni.

MEDICI E SANITARI OSPEDALIERI

Gente in prima linea, che rischia la vita, sia per l’ infezione che per il super-lavoro. 40-50-60- 70 ore di lavoro alla settimana, bardati e mascherati, in mezzo agli infettati. Atti medici e chirurgici rischiosi ma doverosi.

Eroi? Eroi a parole, ma “assassini” nei fatti, come testimonia la sequela di denunce contro i medici, sia prima che durante la pandemia.

I medici e i sanitari ospedalieri sono dipendenti, legati  al giuramento di Esculapio e a un Ccnl (contratto nazionale di lavoro) beffardo, sia sul piano economico che su quello normativo. Beffardo perché, in 20 anni, sono “saltati” almeno 5 contratti nazionali e perché i valori economici attuali non corrispondono più alle responsabilità e ai rischi del mestiere.

Dal 2003, come sindacalista medico, denuncio sia la carenza di organici medici e sanitari che la super-assenza di specialisti atti a trattare le patologie degli anni 2000, incluse quelle infettive. Non mancano solo gli anestesisti, ma anche gli pneumologi, gli infettivologi, i nefrologi, i geriatri, i riabilitatori.

Per non parlare della carenza delle strutture ospedaliere, obsolete nel 50% de i casi.

Da ultimo, le cifre ridicole relative agli straordinari e a lavori “usuranti” (ma mai dichiarati tali da una politica becera) come le guardie, le pronte disponibilità, i lavori notturni e festivi. Direttore, cerchi queste tabelle e mi darà ragione.

MEDICI DI MEDICINA GENERALE (MMG)

E’ già successo in passato, succederà ancora. Ma, a 77 anni (lo facevo anche a 50) non posso tacere quello che penso.

Questa guerra fa emergere un’altra verità. Quella che un Ssn (Servizio sanitario nazionale) moderno non può permettersi che i Mmg siano medici convenzionati e non siano medici dipendenti, come gli ospedalieri.

Ossia che essi, ancor oggi, siano legati ad un accordo nazionale presso la Sisac, invece che a un Ccnl presso l’Aran.

Non si tratta di tecnicismi, ma di sostanza.

Diverso l’orario di lavoro, diverse le regole, diverse le retribuzioni e i comportamenti.

Sia chiaro, sono un vecchio liberale e rispetto le competenze di ognuno. Ma, in tempi di guerra e di post-guerra, non ci si può attaccare alle regole dell’accordo nazionale per non fare i tamponi, per non fare le vaccinazioni, per curare per telefono i pazienti malati a domicilio.

Non si può e non si deve.

In Veneto, solo 500 Mmg su 3.500 hanno accettato di fare i tamponi, a pagamento (18 o 12 euro/paziente).

Ma siamo in guerra e tutti i Mmg avrebbero dovuto automaticamente aderire, gratis. O no?

Gli ospedalieri, falsi eroi (per la gente) hanno ricevuto in estate una mancetta offensiva, talora rifiutata.

I Mmg invece si astengono in larga parte dal fare il loro lavoro.

Perché? Perché non sono dipendenti e, a loro, il Direttore generale della ASL non “fa un baffo”…

Certo, non tutti i Mmg sono così ma, in Veneto, solo il 15% ha risposto positivamente a Zaia.

Ancora, quali sono i protocolli adottati dai Mmg per i pazienti a domicilio?

Potrei parlare di alcuni miei familiari che vivono a Torino….Le dico solo che io, da medico ospedaliero in pensione, mi sono messo in casa il Desametasone, l’Azitromicina, l’Enoxieparina e il Plaquenil.

Senza aspettare il mio Mmg che, a fatica mi ha “concesso” il vaccino antinfluenzale.

COSA FARE ?

Le cose da fare sono tante. E non sarà un soggetto come Zuccatelli a risolvere i problemi della sanità calabrese (esempio negativo).

Ci vuole un approccio organizzativo diverso, come quello fatto da Zaia, ottimo, sia pur con qualche pecca (a mio modesto parere).

Servono nuove regole contrattuali per la medicina generale.

Basate, ad esempio, su:

-una quota fissa (legata al n° dei pazienti ovvero  Capitaria), con un orario settimanale chiaro e documentato (come per gli ospedalieri);

-una quota variabile, legata ad una certa tipologia di prestazioni (visite a domicilio, vaccinazioni, fleboclisi, etc). Ossia una quota variabile, come negli anni settanta. Un cottimo….con un tetto massimo, mensile…

E i costo degli ambulatori, oggi sostenuti dal Mmg?

E i costi del personale di ambulatorio?

Risposta facile, che farà arrabbiare i colleghi.

Ambulatori distrettuali, gestiti dalle Asl, con presenza contemporanea di più medici di Mg e orario ampliato, per 6 giorni su sette, grazie allo associazionismo obbligatorio.

 

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