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Ubi Banca, che cosa rischiano Bazoli e Massiah

Una condanna di sei anni e 8 mesi. Tanto ha chiesto il pm di Bergamo per Giovanni Bazoli, mentre per l’ex amministratore delegato di Ubi Victor Massiah è stata formulata una richiesta di condanna di 5 anni.  Tutti i dettagli

 

Arrivano le richieste di condanna per i 30 imputati nel processo al tribunale di Bergamo contro gli ex vertici di Ubi Banca?

Due i reati contestati: ostacolo all’esercizio delle funzioni di Vigilanza della Banca d’Italia e della Consob e illecita influenza sull’assemblea del 2013, in cui si decise la governance dell’istituto di credito, tramite la gestione delle deleghe che – per l’accusa – favorì la lista 1, guidata da Andrea Moltrasio, sulle altre due, con a capo rispettivamente Andrea Resti e Giorgio Jannone.

LE RICHIESTE DELL’ACCUSA SU UBI, BAZOLI E MASSIAH

Secondo la ricostruzione fatta dal pm di Bergamo, Paolo Mandurino, durante la trasformazione – chiesta da Via Nazionale nel 2010 ma avviata dopo il 2015 – Bankitalia e Consob sarebbero state tenute all’oscuro dei meccanismi decisionali perché era in atto uno scontro tra gli azionisti bergamaschi e quelli bresciani, ovvero tra Amici di Ubi e l’Associazione Banca lombarda e piemontese che secondo le difese invece non avrebbero rappresentato le due anime dell’istituto. Inoltre, gli “inganni” nei confronti delle due istituzioni sarebbero proseguiti anche dopo i rilievi di gennaio 2013.

Come dicevamo il pm Mandurino – presente anche il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani – al termine della requisitoria ha chiesto la condanna a sei anni e 8 mesi per Giovanni Bazoli, attuale presidente emerito di Banca Intesa Sanpaolo e all’epoca dei fatti dominus di Ubi Banca, e a cinque anni per Victor Massiah, amministratore delegato di Ubi Banca fino all’incorporazione in Intesa Sanpaolo iniziata lo scorso anno.

Fra i 30 imputati l’accusa ha domandato una condanna a 5 anni e 10 mesi e una multa di 10mila euro anche per Emilio Zanetti, ex presidente del consiglio di gestione di Ubi Banca, e a 5 anni e 10 mesi per Andrea Moltrasio, ex presidente del consiglio di sorveglianza dello stesso istituto di credito. Quattro invece, tra cui Francesca Bazoli, figlia del banchiere quasi novantenne, gli imputati per cui è stata sollecitata l’assoluzione per non aver commesso il fatto.

Tra le altre misure, il pm Mandurino ha chiesto una confisca di oltre cinque milioni ai consiglieri di Sorveglianza di Ubi accusati di aver influenzato illecitamente le decisioni dell’assemblea del 2013 gestendo le deleghe in modo irregolare. La cifra, sempre secondo il magistrato, sarebbe appunto l’illecito profitto che non avrebbero ottenuto nel caso avessero vinto la lista 2 e la lista 3.

LE IPOTESI DI REATO

Nel tribunale di Bergamo, durante la requisitoria, l’accusa ha elencato le ipotesi di reato che vanno dall’ostacolo alla vigilanza verso Consob e Banca Italia, alla presunta esistenza di regole occulte per la spartizione del potere in banca, alla illecita influenza sull’assemblea del 20 aprile del 2013. Proprio durante quell’appuntamento vinse la lista 1 di Moltrasio “attraverso la raccolta di deleghe in bianco”.

COSA DICONO LE DIFESE

Secondo quanto riportato ancora dal Corriere della Sera, le principali linee difensive si basano sull’assunto che sia la Consob sia Bankitalia fossero a conoscenza delle regole di gestione, attraverso lo statuto, il regolamento del comitato nomine ed eventuali modifiche incorse negli anni. Per quanto riguarda invece eventuali incontri fuori dalla sede di Ubi, si sarebbe trattato solo di “interlocuzioni personali o di scambio dialettico”. Nelle prossime udienze sarà la volta delle parti civili e poi degli avvocati degli ex vertici dell’istituto di credito. A questo proposito ieri è stato deciso anche il calendario degli interventi dei difensori che finirà il 18 giugno con quello del legale di Bazoli, Stefano Lojacono.

LE DICHIARAZIONI SPONTANEE DI BAZOLI

Va ricordato che nel 2018, durante l’udienza preliminare, Bazoli rese delle dichiarazioni spontanee. L’ex presidente di Intesa Sanpaolo aveva ripercorso tutta la vicenda che ha portato alla fusione tra Bpu e Banca Lombarda e piemontese e aveva rivendicato la correttezza del proprio operato aggiungendo critiche alle indagini. “Sfido chiunque a dimostrare che quanto ho fatto non era nell’interesse esclusivo della banca” aveva detto sottolineando poi che “nessuno potrà mai sostenere che io abbia agito per finalità personali”.

LA RICHIESTA DI RISARCIMENTO DA PARTE DELLA CONSOB

Intanto, come informa l’Ansa, l’avvocato della Consob, che si è costituita parte civile, Lara Pappa, ha chiesto agli imputati un risarcimento per danno materiale di poco più di 200mila euro, cifra che corrisponde all’“aggravio” che la commissione oggi guidata da Paolo Savona ha dovuto affrontare rispetto alla sua attività istituzionale a causa delle presunte mancate informazioni fornite dal cda di Ubi. Per quanto riguarda il danno d’immagine, invece, sarà stabilito in via equitativa dal giudice.

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