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Terremoto Mes sul debito pubblico italiano. Le bordate di Patuelli (Abi) al governo

"Il presidente dell'Abi a Bruxelles furioso con l'esecutivo sulla riforma del Mes", scrive Huffington Post Italia. Ecco le bordate di Patuelli e i riflessi del Mes sul debito secondo il banchiere

“Il problema è il debito pubblico italiano, che non è quello delle banche. Se le condizioni relative al debito pubblico si alterano, o per maggiori assorbimenti o per elementi che favoriscano sinistri, è chiaro che le banche italiane sottoscriveranno meno debito pubblico. E non saranno solo le banche, perché su 2.350 miliardi di debito pubblico italiano, la gran parte oggi è sottoscritta da soggetti nazionali”.

E’ quello che ha detto a sorpresa il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, durante un incontro con la stampa rispondendo a chi gli chiedeva un giudizio sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes).

A sorpresa specie per alcuni corrispondenti da Bruxelles, come David Carretta – di Radio Radicale, Foglio e Agi – che ha così twittato rimandando all’audio di Radio Radicale:

Ecco il resoconto di Angela Mauro di Huffington Post Italia diretto da Lucia Annunziata:

“Non so niente, ho letto stamattina i giornali, leggo sull’Huffington post ma sono materie sulle quali il mondo bancario italiano non è stato messo al corrente”. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, scende dalle nuvole. Parlando con i giornalisti a Bruxelles, a margine di un incontro, Patuelli in sostanza si sfoga. E’ arrabbiato con il governo che, dice, non ha informato il sistema bancario della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) sulla quale a giugno il premier Giuseppe Conte e anche l’allora ministro dell’Economia Giovanni Tria hanno dato l’ok a Bruxelles, a patto che si applichi una “logica a pacchetto”, cioè che sia accompagnata anche da altre riforme tra cui il rafforzamento dell’unione bancaria”.

Questi gli altri virgolettati secondo l’Adnkronos: “Non ho avuto notifica alcuna né coinvolgimento alcuno. Leggo, guardo gli atti, ma le responsabilità sono istituzionali. Non c’è una compartecipazione o un tavolo in proposito”, ha aggiunto. “Non mi intrometto nelle polemiche interne, politiche e governative, di questa fase. Non hanno fatto un tavolo con gli stakeholders, di conseguenza le responsabilità se le gestiranno loro. Io giudicherò dopo”, ha aggiunto il presidente dei banchieri italiani

“Come investitore – ha continuato Patuelli – il mio problema è che cosa fa la Repubblica Italiana per tutelare il debito pubblico italiano. Il problema è il debito pubblico italiano, che non è il debito delle banche. Se le condizioni relative al debito pubblico alterano o per maggiori assorbimenti o per interventi che favoriscano sinistri, è chiaro che le banche italiane sottoscriveranno meno debito pubblico”. “E non saranno mica solo le banche: su 2.350 mld di debito pubblico italiano, la gran parte oggi è assolutamente sottoscritta da soggetti nazionali. Io non mi intrometto nelle polemiche interne”, conclude il presidente dell’Abi.

Le Single-Limb Cacs, uno degli elementi portanti della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, sono clausole di azione collettiva annesse ai titoli di Stato che rendono, in teoria, un po’ più facile la ristrutturazione di un debito, perché riducono il rischio di holdout, cioè della formazione di minoranze di blocco, prevedendo un’unica maggioranza su tutte le serie emesse di titoli di Stato. Attualmente, dal 2013, sono inserite nei titoli di Stato le Dual-Limb Cacs, cioè clausole di azione collettiva a doppia maggioranza, che prevedono, per concordare una ristrutturazione, una maggioranza a livello di ogni singola serie di titoli emessi e un’altra per tutte le serie insieme. Le Cac, che esistono dal 2013 nella forma Dual-Limb, sono uno dei motivi principali per cui il ‘rischio di ridenominazione’, come viene definito in gergo finanziario il passaggio dall’euro alla lira, decresce a mano a mano che passa il tempo, – ha ricordato Adnkronos  – secondo quanto spiegava un report di Mediobanca del gennaio 2017 firmato da Antonio Guglielmi, Javier Suarez e Carlo Signani, con il contributo di Marcello Minenna.

Ha aggiunto Adnkronos: “Quel report, lungo 43 pagine, divenne famoso perché fu sintetizzato in maniera frettolosa, come se Mediobanca sponsorizzasse l’Italexit, ma in effetti vi si spiegava il contrario, cioè che il rischio di Italexit va diminuendo con il passare del tempo e che i costi, all’inizio del 2017, erano già talmente alti da rendere sconsigliabili avventure simili. “Il tempo costa all’Italia a causa delle Cac e pertanto, in termini puramente finanziari, riduce il rischio di Italexit e rende qualsiasi riprofilazione volontaria del debito un’opzione migliore per sostenere il proprio debito”, scrivevano nel 2017 gli esperti di Mediobanca”.

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