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Arnese

Le amorevolezze fra Renzi e Zingaretti, i consigli di Tabacci, l’azzurrino Di Maio e i pensieri forzisti

Fatti, nomi, numeri, curiosità e polemiche. I tweet di Michele Arnese, direttore di Start, non solo su Conte, Renzi e Zingaretti

 

NUMERI CONTIANI

 

SOCIALISMI

 

PENSIERI RENZISTI

 

PENSIERI FORZISTI

 

I CONSIGLI DI TABACCI PER CONTE

 

PAROLA DI SANDRA MASTELLA

 

MESSAGGINI DEM

 

MATTEO, STAI SERENO

 

ZINGARETTATE

 

AFFETTUOSITA’ RENZIANE

 

DI MAIO AZZURRINO

 

VESCOVI ANTI RENZI

 

CONFINDUSTRIE

 

ECONOMIA VIRALE

 

WHATSAPP MALDESTRA?

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ESTRATTO DELL’INTERVISTA DE LA STAMPA A MATTEO RENZI (qui la versione integrale):

Senatore Renzi, ha vinto Conte?
«In che senso, scusi?».

Resterà al governo con i responsabili.
«Che cos’è, una profezia che si auto-avvera? Non mi pare che abbia i numeri. Ma se li avrà, auguri. È la democrazia. E la democrazia è sacra. Resta un fatto, però: se non prende 161 voti, tocca a un governo senza Conte».

Li prenderà grazie a qualcuno dei suoi che sta per salutarla.

«Non sarei così sicuro. Forse qualcuno lascerà, ma se fossi nel governo, almeno per scaramanzia, aspetterei martedì per vedere come va a finire. E resta il fatto che io ho posto una serie di questioni di merito su vaccini, sanità e investimenti, mentre loro rispondono con una manciata di responsabili. Magari avranno la vittoria numerica, ma io ho scelto una strada politica, Conte ha scelto l’azzardo. Governare mettendo assieme Mastella e la De Petris di Leu non sarà facile».

Lei vota contro?
«No. Io mi astengo».

Le dico la cosa più gentile che hanno scritto (e detto) su di lei in queste ore: sleale, ma tanto si sapeva.
«Sleale è chi davanti a ottantamila morti di Covid non prende il Mes. Non chi lascia due poltrone».

C’è di peggio: è matto.
«Matto è chi pensa che si possano spendere 200 miliardi europei senza neanche leggere il documento. Non chi legge quel documento e lo fa cambiare».

Quindi è normale aprire una crisi a pandemia in corso?
«No. Sono sei mesi che chiedo di discutere in Parlamento di queste cose. Sono sei mesi che rinviano su tutto. Vogliono continuare a rinviare? Ok, ma lo facciano senza che noi diventiamo complici del più grande spreco di risorse della storia repubblicana».

I giornali stranieri la chiamano di nuovo Demolition Man.
«Lo fanno da anni. Vuole dire rottamatore. Parola non necessariamente negativa».

Neanche lo spread che sale è negativo? Il ministro Gualtieri ha spiegato che un solo giorno di crisi ci è costato nove milioni di euro.
«Parliamo dello stesso Gualtieri che si è dimenticato di leggere il Recovery Plan? Se lo avesse fatto un mese fa lo spread non sarebbe salito per niente».

Zingaretti è furibondo.
«Curioso. Ho utilizzato verso Conte parole molto più gentili di quelle che usava Zingaretti su di lui nei nostri colloqui privati. Evidentemente ha cambiato idea. Capita a tutti».

Dice che lei è inaffidabile.
«Quando Zingaretti parla non rispondo mai alla prima dichiarazione. Se avessi ascoltato Nicola alla prima dichiarazione – nell’agosto del 2019 – oggi avremmo un Governo Salvini-Meloni».

Con la sponda del Pd avrebbe vinto lei?
«Sì. Mi è mancato un pezzo».

Senatore, perché detesta Conte?
«Se l’avessi detestato non sarebbe mai nato il Conte Bis contro i pieni poteri a Salvini. Un po’ di realismo. Abbiamo fatto delle richieste, dai soldi sulla sanità fino alla riapertura delle scuole: ci possono ascoltare o tutto deve essere ridotto a rapporto personale e alla categoria simpatia/antipatia?».

Forse non è una questione simpatia/antipatia, ma a parte l’omicidio di Kennedy, lo ha accusato di tutto.
«La mia ricostruzione è diversa: gli ho dato una mano, gli ho evitato di fare un errore clamoroso sul Recovery e lui mi ha attaccato».

Sul Recovery ha avuto ragione. Perché andarsene nel momento in cui si comincia a raccogliere e a pesare?
«Io non voglio pesare: voglio aiutare a cambiare il Paese. Se le nostre idee servono, ci siamo. Se non servono, ci dimettiamo. Non siamo strani noi: sono strani quelli che pensano alla politica come sistemazione di poltrone e non scambio di idee».

Insisto. Recovery, scostamenti, ristori. Italia Viva dirà sì a tutto. Come fa a negare che il problema è Conte?
«Diciamo sì a ciò che serve al Paese in questa fase. Sul Recovery ci siamo astenuti perché molte cose devono cambiare, dalla parte sulla giustizia a quella sul turismo. E servono i soldi europei per la sanità. Non diciamo sì a tutto. Per esempio abbiamo detto no a chi voleva comprarci con qualche sottosegretariato».

Non ha risposto su Conte.
«Ho risposto. Due volte».

Non le piace neppure Casalino.
«Casalino è bravissimo a fare il suo mestiere. Inventa campagne online, cura i social e i media, è fedele interprete del pensiero del suo capo. Quello che fa lui per me è un grande reality show permanente in cui si può geolocalizzare il bunker di Bengasi o trasformare in show le passeggiate in centro, dando la linea ai TG e scrivendo risposte a domande preparate in anticipo. Per me la politica è studio, confronto, passione. Mi interessano le statistiche dei disoccupati, non i sondaggi sul consenso».

Senatore, chi dovrebbe gestire i fondi europei?
«Dei ministri capaci con i loro uffici. E per le unità speciali alcuni commissari».

Un superministero per Mario Draghi, era questo il suo obiettivo?
«Mi sembrerebbe bellissimo ma riduttivo».

Ma lei ha mai parlato con Draghi?
«Quando ero premier spesso. I suoi consigli mi erano preziosi».

Intendevo recentemente.
«Non tiri Draghi per la giacchetta».

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