NUMERI CONTIANI
"La rimonta di Conte in Senato: vicino a quota 161 con i transfughi di Italia Viva e Forza Italia". (titolo Rep)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 15, 2021
SOCIALISMI
"Bisogna ripartire da questo governo, che è il più autorevole che abbiamo a disposizione per gestire la seconda fase. Come mi sento? Come Ulisse sulla nave, tra tempeste e insidie, ma con coerenza socialista puntiamo dritti su Itaca", dice Riccardo Nencini (Psi).
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 15, 2021
PENSIERI RENZISTI
Il deputato renziano Francesco Scoma cita un proverbio siciliano che si può tradurre liberamente così: «Siamo andati per colpire e siamo stati colpiti». (fonte: Rep)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 15, 2021
PENSIERI FORZISTI
Dal gruppo forzista del Senato potrebbero spostarsi quattro donne per dare il proprio sostegno al governo Conte. Si tratta di Barbara Masini, Anna Carmela Minuto, Laura Stabile e Paola Binetti, che in realtà è nello stesso gruppo ma in quota Udc. (fonte: Rep)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 15, 2021
I CONSIGLI DI TABACCI PER CONTE
"Se il presidente del Consiglio fa quello che gli ho suggerito supera anche lo scoglio di Palazzo Madama": scendere in campo per un contenitore di "impostazione popolare, europeista, in grado di intercettare anche il voto dei moderati", dice al Corsera Bruno Tabacci.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 15, 2021
PAROLA DI SANDRA MASTELLA
"Il 50% degli attuali parlamentari sa che rischia di essere fatto fuori alle prossime elezioni. Ho chiacchierato con alcune senatrici di Italia Viva e le posso dire che non erano affatto serene", dice la senatrice Sandra Lonardo Mastella.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 15, 2021
MESSAGGINI DEM
Sms filo-dem – sfottente verso il leader di Italia Viva e le sue ambizioni "atlantiche" – che circola in Parlamento: "Ma se Renzi esce dalla maggioranza, l'Italia uscirà dalla Nato?…".
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MATTEO, STAI SERENO
"Renzi è il capo di una cosa che è più piccola del Psdi" (Enrico Letta)
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ZINGARETTATE
Zingaretti (segretario Pd): “Non si caccia un premier che ha ridato dignità all’Italia per un partito dell’1%”, si legge su Rep.
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AFFETTUOSITA’ RENZIANE
Renzi a La Stampa: "Se avessi ascoltato Nicola (Zingaretti, ndr) alla prima dichiarazione – nell’agosto del 2019 – oggi avremmo un governo Salvini-Meloni"
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 15, 2021
Renzi a La Stampa: "Io ho posto una serie di questioni di merito su vaccini, sanità e investimenti, mentre loro rispondono con una manciata di responsabili. Magari avranno la vittoria numerica, ma io ho scelto una strada politica, Conte ha scelto l’azzardo".
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 15, 2021
Renzi a La Stampa: "Ho utilizzato verso Conte parole molto più gentili di quelle che usava Zingaretti su di lui nei nostri
colloqui privati. Evidentemente ha cambiato idea. Capita a tutti".— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 15, 2021
DI MAIO AZZURRINO
"Di Maio tesse la tela della diplomazia, segue la regia della crisi. I suoi rapporti con i forzisti sono migliorati, sono più saldi (non a caso Renato Brunetta poche settimane fa lo ha elogiato)", scrive il Corriere della Sera.
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VESCOVI ANTI RENZI
Fra i vescovi italiani l’insofferenza per l’azione di Renzi è palese. Per tutti dice la sua Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo: «Quanto ha fatto Renzi è incomprensibile. È un’azione sciagurata. Il Paese non aveva bisogno di una crisi". (Paolo Rodari, Repubblica)
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CONFINDUSTRIE
TRONCHETTI SFANCULA BONOMI
Rep: Molti – anche il presidente della Confindustria, Bonomi – criticano il Recovery Plan per mancanza di visione, perché non disegna l’Italia del futuro. Lei cosa ne pensa?
Risponde Tronchetti Provera: "Che alla fine i progetti saranno quelli giusti"
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 15, 2021
ECONOMIA VIRALE
Erano poco più di 15 mila prima del Covid, adesso sono molti di più. Circa trentamila rider circolano ora per le strade delle città italiane semivuote per effetto del virus. (fonte: Il Messaggero)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 15, 2021
WHATSAPP MALDESTRA?
"Nell’ultima settimana milioni di persone nel mondo hanno scaricato le applicazioni di messaggistica Signal (1,3 milioni in un giorno) e Telegram (25 milioni in 3 giorni) perché WhatsApp modificherà le sue condizioni d’uso e l’ha comunicato in modo un po’ maldestro". (Corsera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 15, 2021
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ESTRATTO DELL’INTERVISTA DE LA STAMPA A MATTEO RENZI (qui la versione integrale):
Senatore Renzi, ha vinto Conte?
«In che senso, scusi?».
Resterà al governo con i responsabili.
«Che cos’è, una profezia che si auto-avvera? Non mi pare che abbia i numeri. Ma se li avrà, auguri. È la democrazia. E la democrazia è sacra. Resta un fatto, però: se non prende 161 voti, tocca a un governo senza Conte».
Li prenderà grazie a qualcuno dei suoi che sta per salutarla.
«Non sarei così sicuro. Forse qualcuno lascerà, ma se fossi nel governo, almeno per scaramanzia, aspetterei martedì per vedere come va a finire. E resta il fatto che io ho posto una serie di questioni di merito su vaccini, sanità e investimenti, mentre loro rispondono con una manciata di responsabili. Magari avranno la vittoria numerica, ma io ho scelto una strada politica, Conte ha scelto l’azzardo. Governare mettendo assieme Mastella e la De Petris di Leu non sarà facile».
Lei vota contro?
«No. Io mi astengo».
Le dico la cosa più gentile che hanno scritto (e detto) su di lei in queste ore: sleale, ma tanto si sapeva.
«Sleale è chi davanti a ottantamila morti di Covid non prende il Mes. Non chi lascia due poltrone».
C’è di peggio: è matto.
«Matto è chi pensa che si possano spendere 200 miliardi europei senza neanche leggere il documento. Non chi legge quel documento e lo fa cambiare».
Quindi è normale aprire una crisi a pandemia in corso?
«No. Sono sei mesi che chiedo di discutere in Parlamento di queste cose. Sono sei mesi che rinviano su tutto. Vogliono continuare a rinviare? Ok, ma lo facciano senza che noi diventiamo complici del più grande spreco di risorse della storia repubblicana».
I giornali stranieri la chiamano di nuovo Demolition Man.
«Lo fanno da anni. Vuole dire rottamatore. Parola non necessariamente negativa».
Neanche lo spread che sale è negativo? Il ministro Gualtieri ha spiegato che un solo giorno di crisi ci è costato nove milioni di euro.
«Parliamo dello stesso Gualtieri che si è dimenticato di leggere il Recovery Plan? Se lo avesse fatto un mese fa lo spread non sarebbe salito per niente».
Zingaretti è furibondo.
«Curioso. Ho utilizzato verso Conte parole molto più gentili di quelle che usava Zingaretti su di lui nei nostri colloqui privati. Evidentemente ha cambiato idea. Capita a tutti».
Dice che lei è inaffidabile.
«Quando Zingaretti parla non rispondo mai alla prima dichiarazione. Se avessi ascoltato Nicola alla prima dichiarazione – nell’agosto del 2019 – oggi avremmo un Governo Salvini-Meloni».
Con la sponda del Pd avrebbe vinto lei?
«Sì. Mi è mancato un pezzo».
Senatore, perché detesta Conte?
«Se l’avessi detestato non sarebbe mai nato il Conte Bis contro i pieni poteri a Salvini. Un po’ di realismo. Abbiamo fatto delle richieste, dai soldi sulla sanità fino alla riapertura delle scuole: ci possono ascoltare o tutto deve essere ridotto a rapporto personale e alla categoria simpatia/antipatia?».
Forse non è una questione simpatia/antipatia, ma a parte l’omicidio di Kennedy, lo ha accusato di tutto.
«La mia ricostruzione è diversa: gli ho dato una mano, gli ho evitato di fare un errore clamoroso sul Recovery e lui mi ha attaccato».
Sul Recovery ha avuto ragione. Perché andarsene nel momento in cui si comincia a raccogliere e a pesare?
«Io non voglio pesare: voglio aiutare a cambiare il Paese. Se le nostre idee servono, ci siamo. Se non servono, ci dimettiamo. Non siamo strani noi: sono strani quelli che pensano alla politica come sistemazione di poltrone e non scambio di idee».
Insisto. Recovery, scostamenti, ristori. Italia Viva dirà sì a tutto. Come fa a negare che il problema è Conte?
«Diciamo sì a ciò che serve al Paese in questa fase. Sul Recovery ci siamo astenuti perché molte cose devono cambiare, dalla parte sulla giustizia a quella sul turismo. E servono i soldi europei per la sanità. Non diciamo sì a tutto. Per esempio abbiamo detto no a chi voleva comprarci con qualche sottosegretariato».
Non ha risposto su Conte.
«Ho risposto. Due volte».
Non le piace neppure Casalino.
«Casalino è bravissimo a fare il suo mestiere. Inventa campagne online, cura i social e i media, è fedele interprete del pensiero del suo capo. Quello che fa lui per me è un grande reality show permanente in cui si può geolocalizzare il bunker di Bengasi o trasformare in show le passeggiate in centro, dando la linea ai TG e scrivendo risposte a domande preparate in anticipo. Per me la politica è studio, confronto, passione. Mi interessano le statistiche dei disoccupati, non i sondaggi sul consenso».
Senatore, chi dovrebbe gestire i fondi europei?
«Dei ministri capaci con i loro uffici. E per le unità speciali alcuni commissari».
Un superministero per Mario Draghi, era questo il suo obiettivo?
«Mi sembrerebbe bellissimo ma riduttivo».
Ma lei ha mai parlato con Draghi?
«Quando ero premier spesso. I suoi consigli mi erano preziosi».
Intendevo recentemente.
«Non tiri Draghi per la giacchetta».