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Biden

Ecco quali sono le aziende Usa che protestano contro l’approccio di Biden sulla Cina

La politica di Biden sulla Cina somiglia molto a quella di Trump: la nuova amministrazione ha mantenuto i dazi, ma vorrebbe dare sollievo alle aziende americane. Perché negli Usa i settori dell'elettronica o dell'abbigliamento sbuffano

Le aziende Usa sbuffano contro Biden. Ecco perché.

CHE COSA SCRIVE IL WALL STREET JOURNAL

Il Wall Street Journal scrive che la politica commerciale adottata dall’amministrazione di Joe Biden nei confronti della Cina non è stata accolta positivamente dalle aziende statunitensi. Molte di queste – che operano nel settore dell’elettronica o dell’abbigliamento, ad esempio – non riescono a trovare alternative ai fornitori cinesi che siano altrettanto vantaggiose. I dazi imposti da Washington sulle merci cinesi, insomma, si stanno rivelando dannosi per i loro affari.

LA GUERRA DEI DAZI TRA STATI UNITI E CINA

Non è una novità. La politica commerciale di Biden verso la Cina è del resto simile a quella del suo predecessore Donald Trump, che nel 2018 aveva fatto partire una “guerra commerciale” contro Pechino basata sull’imposizione reciproca di dazi.

Queste tariffe hanno avuto un impatto negativo sulle imprese americane che importano componenti vari dalla Cina: uno studio della Federal Reserve, la banca centrale statunitense, ha mostrato che lo scambio di dazi ha causato una riduzione del tasso di occupazione nel settore manifatturiero, ha fatto diminuire gli investimenti negli Stati Uniti e ha fatto crescere i prezzi per i consumatori finali.

NEGOZIATI E FRIZIONI

Gli esperti non aspettavano da Biden svolte sostanziali nell’approccio alla Cina, che era e resta il principale rivale politico degli Stati Uniti. Ma un approccio più razionale e “mirato”, sì.

I negoziati tra le due parti sono in effetti ripresi – di recente la rappresentante americana del Commercio Katherine Tai ha parlato con l’omologo cinese Liu He -, però i contrasti non si sono cancellati. Le frizioni commerciali riguardano in particolare il rispetto dell’accordo di “Fase 1” del 2020 che ha messo in pausa la trade war: Washington accusa Pechino di starne violando i termini concordati (l’acquisto di beni americani per 200 miliardi di dollari).

LA POLITICA COMMERCIALE DI BIDEN SULLA CINA

Anche Quartz pensa che Ia politica commerciale di Joe Biden verso la Cina somigli molto a quella di Trump, ma non è esattamente uguale.

L’America di Biden continuerà a pressare la Cina perché rispetti l’accordo di Fase 1. Ma la nuova amministrazione dice di ricercare una maggiore flessibilità nell’applicazione dei dazi che dia respiro alle aziende statunitensi: in sostanza, le imprese potranno fare richiesta di esenzione dalle tariffe sulle importazioni dei prodotti cinesi. Non è ancora chiaro come verranno prese queste decisioni, e bisognerà tenere conto delle implicazioni di questa linea “semi-dirigista” per il libero commercio. Per il momento però – racconta il Wall Street Journal – questo sollievo alle aziende non sembra essere giunto.

Oltre alla tutela delle proprietà intellettuali americane dalle appropriazioni indebite, l’amministrazione Biden è preoccupata anche per la posizione dominante occupata dalle società statali cinesi (che ricevono sussidi pubblici) in settori critici come l’acciaio o i pannelli solari. Washington vuole inoltre evitare che Pechino possa accrescere la sua rilevanza nell’industria dei semiconduttori; attualmente la Cina è in ritardo sullo sviluppo di microchip e dipende dalle forniture estere.

Oltre a cercare di contenere la Cina, Biden vuole migliorare la competitività americana attraverso grandi investimenti domestici nelle infrastrutture e nelle tecnologie avanzate.

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