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Crédit Agricole Meloni

Creval, la mossa finale del Crédit Agricole, i benefici fiscali e i report interessati di Equita

Tutte le ultime novità sull'Opa del Crédit Agricole sul Credito Valtellinese (Creval)

Mossa finale francese sul Credito Valtellinese.

Crédit Agricole ha annunciato ieri in tarda serata di aver incrementato il prezzo offerto per il Creval del 16% da 10,5 a 12,2 euro per azione, che diventerà 12,5 euro (+19%) se al termine del periodo d’offerta verrà superata la soglia di adesioni del 90%.

Il gruppo francese — che ha già il 17,7% — ha rotto così gli indugi ben prima del termine dell’Opa fissato per il 21 aprile mettendo sul piatto circa 120 milioni in più per convincere i soci dell’istituto valtellinese a consegnare le azioni a Crédit Agricole Italia, ramo nazionale guidato da Giampiero Maioli che tecnicamente ha lanciato l’offerta.

La banca valtellinese è sotto offerta pubblica di acquisto dal 30 marzo, un’operazione annunciata prima di Natale ma fin da subito quasi tutti i maggiori soci hanno criticato l’inadeguatezza del corrispettivo, pari a 10,5 euro per azione. L’offerta migliorativa, segnalata da un comunicato della banca francese ieri sera, alza la posta dei contanti e pagherà ogni azione Creval 12,20 euro, pari a un esborso complessivo di quasi 856 milioni dai 737 milioni iniziali. Anzi, in caso di adesioni superiori al 90% del capitale totale – soglia che renderebbe possibile la revoca immediata della quotazione di Creval – gli azionisti francesi si sono detti disposti a riconoscere un ulteriore premio di 0,30 euro per azione, fino a 12,50 euro, pari a una valutazione totale di 876,2 milioni.

Con questa mossa, l’Agricole punta di fatto a chiudere la partita con la banca valtellinese e con un azionariato che da subito è apparso riluttante ad accettare l’offerta iniziale, fissata a 10,5 euro, ha sottolineato il Sole 24 Ore: da Alta Global ad Hosking Partners, da Petrus Advisers a Kairos, fino ad arrivare allo stesso Denis Dumont – ha ricordato il quotidiano di Confindustria – molti azionisti di peso nelle scorse settimane hanno evidenziato di non ritenere adeguata l’offerta francese, dando così pieno appoggio al Cda guidato da Luigi Lovaglio, che non a caso ha giudicato «non congrua» la proposta sul tavolo.

Gli analisti ora stanno consigliando di aderire alla nuova offerta, anche se risulta sotto i minimi attesi dagli advisor della banca lombarda.

Equita Sim, advisor del Credit Agricole, nota che la nuova offerta valuta il Creval a un rapporto prezzo/utile atteso al 2021-2022 pari, rispettivamente, a 18,4 e 12,4 volte, “ben superiore rispetto ai best-in-class del settore, con Intesa Sanpaolo, per esempio, che viaggia a 11,8 e 9,4 volte”.

Inoltre l’offerta dei francesi riconosce, scrive la Sim milanese, il 100% dell’eccesso di capitale del Creval al netto dei costi di ristrutturazione, “rappresentando l’unica possibilità per gli azionisti del gruppo lombardo di vedersi riconosciuto un buffer di capitale altrimenti difficilmente distribuibile su base standalone”.

Infine l’offerta permette agli azionisti di vedersi riconosciuto immediatamente il valore delle Dta fuori bilancio, che “in assenza di M&A sarebbe dipendente dalla capacità (incerta) di generazione di utili di Creval”, conclude Equita.

Sulla questione dei benefici fiscali si è dilungato oggi il Sole 24 Ore: nel Creval il Credit Agricole troverà un “tesoretto” fiscale che potrà immediatamente monetizzare con la fusione e che è quantificabile in quasi 3 euro per ciascuna azione Creval.

La Legge di bilancio 2021, che porta la data del 30 dicembre 2020, ha introdotto infatti un potenziale incentivo ai processi di aggregazione aziendale realizzati attraverso operazioni di fusione, scissione o conferimento d’azienda.

In particolare, la legge finanziaria, come ricorda il prospetto dell’offerta, consente la trasformazione in credito d’imposta del valore delle perdite fiscali sia nell’ipotesi in cui le Dta (le imposte attive differite) a tale valore siano iscritte in bilancio sia nel caso in cui non lo siano, a fronte del pagamento di una commissione lorda del 25% delle Dta, deducibile ai fini Ires e Irap.

“Nel caso del Creval, al 31 dicembre 2020 erano iscritte a bilancio Dta per 81 milioni e fuori bilancio altri 180 milioni – ha rimarcato Antonello Olivieri del Sole – Di suo alla stessa data il Crédit Agricole aveva a bilancio 136 milioni di Dta. A fronte di un costo stimato in 66 milioni, complessivamente il gruppo si troverà a beneficiare di un asset fiscale di 331 milioni, a patto che si realizzi la fusione entro 12 mesi dal pagamento delle azioni consegnate in offerta: un bel “regalo” considerato che a 12,50 euro (il prezzo massimo del rilancio) il Creval viene valutato 875 milioni”.

“Anche imputando tutti i costi alla parte contribuita dal Creval, dalla banca acquisita arriverà il contributo di 195 milioni netti di capitale potenzialmente distribuibile, che, spalmati su 70 milioni di azioni della ex popolare, fanno 2,78 euro per azione. Considerando solo i 180 milioni fuori bilancio, al netto della quota-parte di commissioni, si tratterebbe comunque di oltre 2 euro per azione”, ha concluso il Sole.

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