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Cosa farà Ibm per Unicredit?

Le mosse di Orcel in Unicredit su digitale e dintorni 

 

Le mosse di Orcel in Unicredit su digitale e dintorni Al momento del suo insediamento Andrea Orcel l’aveva promesso e ora procede a spron battuto sulla strada della digitalizzazione di Unicredit. Solo pochi giorni fa l’istituto di credito ha infatti annunciato il nuovo organigramma della funzione group Digital & Information office, guidata da Jingle Pang. Secondo quanto risulta a Startmag, peraltro, ad innovare i processi digitali di Piazza Gae Aulenti è stata chiamata Ibm, l’azienda statunitense fondata nel 1911 e tra le più grandi al mondo nel settore informatico.

COSA FARÀ UNICREDIT

In una mail inviata ai dipendenti e scritta a quattro mani da Pang e dall’amministratore delegato, informa Radiocor, si parla di “un ulteriore passo in avanti verso il nostro prossimo capitolo come banca” che “garantisce una maggiore semplificazione delle nostre attività digitali e di innovazione”. Del resto, spiegano, “siamo in una fase cruciale di questa trasformazione e ci stiamo impegnando a creare una nuova UniCredit con tutte le carte in regola per affrontare al meglio il 21esimo secolo. Una realtà – proseguono – in cui il digitale e i dati giocano un ruolo fondamentale, e dove il modo migliore per soddisfare i bisogni dei nostri clienti consiste nel rafforzare senza soluzione di continuità il nostro setup digitale”.

Per questi motivi il team di Unicredit sarà “fortemente impegnato a migliorare la nostra banca attraverso lo sviluppo e l’impiego delle tecnologie più avanzate e rivoluzionarie, con l’obiettivo di costruire un’istituzione finanziaria digitale pionieristica negli anni a venire”. Ma a chi guarda questa innovazione? Di sicuro “è pensata per le piccole imprese che cercano di costruirsi un futuro dopo il Covid, per le famiglie che sperano di riprendere la vita di prima o ricominciarne una migliore”, scrivono i due manager, ma anche “per gli studenti che non vedono l’ora di frequentare l’università. Per gli imprenditori desiderosi di ricostruire le proprie aziende. Per gli anziani che cercano soluzioni più semplici e accessibili. Per i direttori di filiali stanchi di compilare documenti inutili. Per i cittadini, per i dipendenti, per le aziende, per le comunità”. Insomma “per tutti”.

COS’HA DETTO ORCEL NELLE PRECEDENTI LETTERE AI DIPENDENTI

Come dicevamo, quello della digitalizzazione è però un tema che sta molto a cuore a Orcel e che ha trovato spazio anche nelle missive inviate in precedenza ai lavoratori del gruppo. Come quella ricevuta al ritorno dalle vacanze, ai primi di settembre, in cui scriveva che “la nomina formale di Jingle Pang ha stravolto completamente la nostra concezione di offerta tecnologica e digitale” anticipando: “So che presto Jingle comunicherà la sua visione circa il percorso di digitalizzazione di UniCredit, in modo che tutti voi possiate capire quale è l’obiettivo verso cui stiamo lavorando e l’impatto che avrà sul nostro Gruppo”.

Nella lettera il banchiere romano chiedeva innanzitutto ai dipendenti “di fare tutto il possibile per trasformare UniCredit in una Banca migliore. Per favore, continuate a condividere le vostre idee, le vostre sfide e le vostre critiche costruttive con me, piccole o grandi che siano. Infatti, sono convinto che suggerire un miglioramento a livello di Gruppo sia tanto importante quanto la richiesta di un singolo individuo di modificare un’attività che possa rendere più efficiente il suo lavoro quotidiano. Dateci tutti i consigli che volete: ciò che è importante per voi è esattamente quello di cui abbiamo bisogno. Ed è proprio questo l’approccio che ci consentirà di diventare i migliori nel nostro settore”. Poi Orcel invitava i lavoratori di Unicredit a “concentrarsi sul piano Team23” e a “trovare il giusto equilibrio tra leadership e lavoro di squadra” facendo leva “sullo spirito di Gruppo”.

Andando indietro nel tempo si arriva poi a metà aprile, quando l’ad si è insediato alla guida della banca. Nella sua prima mail ai dipendenti Unicredit, Orcel metteva subito le cose in chiaro: “Il mio obiettivo è diventare insieme a voi innovatori nel nostro campo. Creare una banca che non rimanga inerte, ma che cerchi l’innovazione. Una banca che vada oltre le aspettative e quindi le superi. Ciò richiede un cambiamento di mentalità, e la capacità di credere che l’impossibile sia ora possibile”. E ancora: “Dobbiamo aumentare il ritmo di digitalizzazione e di adozione di nuove tecnologie. La tecnologia non sarà più in secondo piano. Diventerà parte integrante del nostro modo di condurre il nostro business, così come lo sono i talenti che assumiamo e il capitale che impieghiamo. Sarà presente in tutto ciò che facciamo, fondamentale per ogni decisione che prenderemo e cruciale in ogni scelta strategica che considereremo”. Del resto, evidenziava il banchiere, “compiere le giuste scelte in un tempo utile per un impatto concreto è fondamentale per il successo del nostro business e per i servizi che forniamo ai nostri clienti”.

L’ESPERIMENTO DI JPMORGAN CHASE

Il tema dell’innovazione digitale è comunque sentito anche da altri istituti di credito. Come racconta Mf – Milano Finanza il 21 settembre la statunitense JPMorgan Chase & Co. presenterà la sua banca digitale Chase nel Regno Unito sfidando le banche britanniche online. Il progetto, che rappresenta la prima attività retail all’estero del colosso bancario americano, prevede il lancio di una app per smartphone che all’inizio permetterà di creare nuovi conti correnti e che poi si espanderà in altri prodotti (risparmi, investimenti digitali, prestiti e mutui) e – in caso di successo – in altri Paesi, a partire dall’Europa continentale.

Chase, informa ancora il sito del quotidiano economico-finanziario, opererà attraverso la filiale britannica di JPMorgan e avrà come amministratore delegato Sanoke Viswanathan, ex chief administrative officer e head of strategy nella banca d’affari. Da notare che la novità arriva dopo diverse acquisizioni da parte di JPMorgan “per rafforzare le sue capacità digitali e di pagamenti nel Regno Unito e in Europa, comprando tre quarti del business dei pagamenti di Volkswagen e il gestore patrimoniale digitale, Nutmeg”.

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