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Come vanno i conti di Bper?

Conti, commenti e scenari su Bper dopo la relazione semestrale

 

Un bilancio positivo per il primo semestre dell’anno che ha beneficiato anche dell’integrazione degli sportelli di Ubi Banca. Bper guarda ai prossimi mesi con fiducia e, mentre lavora al piano industriale che arriverà tra fine 2021 e inizio 2022, assiste alle mosse del risiko bancario in cui si potrebbe trovare coinvolto, in particolare in un processo di M&A.

I CONTI DI BPER E LE MORATORIE

Nei primi sei mesi del 2021 Bper ha messo a segno un utile netto di 502 milioni di euro. Al netto delle numerose componenti straordinarie – spiega una nota del gruppo – l’utile al lordo delle imposte è pari a circa 260 milioni di euro, grazie a proventi operativi netti a quota 1,59 miliardi, trainati dalla crescita dei ricavi per lo sviluppo delle commissioni nette sostenute e dal collocamento di prodotti del risparmio gestito e bancassurance. Il primo semestre del 2020 – in cui comunque non si doveva ancora conteggiare l’integrazione di 620 filiali rilevate da Intesa Sanpaolo – si era registrato un utile di 102,5 milioni di euro e ricavi per 1,22 miliardi di euro. “I risultati del semestre – spiegano da Bper – evidenziano l’aumento dei volumi, l’incremento della redditività, il miglioramento della qualità del credito e il rafforzamento del posizionamento competitivo”.

Guardando alla seconda parte dell’esercizio, Bper si aspetta “una buona marginalità dei ricavi tradizionali supportati dal contributo del ramo acquisito, da impieghi attesi in crescita e da una componente commissionale stimata in ulteriore aumento grazie in particolare allo sviluppo del comparto del risparmio gestito e bancassurance, nonché dalla ripresa dell’attività transazionale”. Attesa in calo la dinamica dei costi operativi, “sia per progressivo venir meno degli oneri non ricorrenti legati al processo di integrazione che hanno caratterizzato il primo semestre, sia per effetto di azioni di efficientamento in via di implementazione. La qualità del credito continuerà ad essere oggetto di particolare attenzione, con un NPE ratio e un costo del credito che dovrebbero mantenersi sotto controllo pur tenendo conto di uno scenario ancora caratterizzato da elevata incertezza. La posizione di capitale è attesa rimanere su livelli elevati”.

Sul fronte delle moratorie, al 30 giugno scorso i crediti erano pari a 3,2 miliardi di euro, in calo del 60% rispetto agli 8,1 miliardi del 31 marzo 2021, grazie a “richieste di rinnovo significativamente inferiori all’ammontare in scadenza, a conferma del miglioramento del contesto economico”.

L’AVVICENDAMENTO VANDELLI-MONTANI

Di ieri anche la comunicazione che Alessandro Vandelli lascerà Bper e che Montani assumerà dal 5 agosto anche l’incarico di direttore generale oltre a quello di amministratore delegato. Vandelli avrà un incentivo all’esodo di 1,6 milioni, altri 600 mila euro come patto di non concorrenza e non sollecitazione di 12 mesi e il mantenimento dei diritti connessi al piano di incentivazione a lungo termine 2019-2021, in misura riproporzionata pro rata temporis. “Il Consiglio esprime ad Alessandro Vandelli un sincero ringraziamento per l’impegno, la dedizione e il contributo, in termini di creazione di valore, resi durante gli anni alla guida della Banca e del Gruppo – si legge nella nota -, formulando i migliori auguri per le sue future attività professionali”.

IL COMMENTO DI MONTANI

E’ un Montani soddisfatto quello che ha commentato i conti nella nota del gruppo. “Grazie anche al contributo del ramo acquisito, i risultati si sono chiusi molto positivamente – ha affermato – esprimendo una redditività ordinaria in crescita, trascinata soprattutto dall’aumento dei ricavi commissionali, supportati dal recupero dell’attività bancaria transazionale con la clientela e dai collocamenti di prodotti del comparto del risparmio gestito e bancassurance. La buona performance operativa si combina, inoltre, con una qualità del credito in ulteriore miglioramento grazie al calo del NPE ratio lordo al 5,7% e netto al 2,8%”.

I vertici di Bper confidano che “l’approccio prudenziale adottato nella politica degli accantonamenti consentirà in prospettiva di beneficiare di un minore costo del credito”. Intanto, l’acquisizione degli sportelli di Ubi Banca “ha portato ad un significativo rafforzamento del posizionamento competitivo del Gruppo e consente ora di focalizzarci sullo sviluppo dell’attività commerciale, per rispondere alle crescenti esigenze della clientela, e sulle azioni di efficientamento dei processi operativi e di razionalizzazione della struttura dei costi”. Si tratta di obiettivi che “saranno alla base del nostro piano industriale 2022-2024, che traccerà la strategia per una nuova fase di crescita del Gruppo, contribuendo al contempo ad accompagnare la ripresa economica nel Paese”.

LE IPOTESI DI M&A PER BPER

Durante la conference call con gli analisti Montani ha parlato anche del futuro e di possibili fusioni. “Non abbiamo pensato o stiamo pensando ad altre operazioni – ha detto secondo quanto riferisce l’Ansa -, certo il mercato sta andando avanti, potremmo essere coinvolti e se sarà così valuteremo la convenienza per i nostri azionisti. Se sarà così la banca sarà in grado di procedere ad un’altra integrazione. Per il momento per noi la priorità è l’integrazione di questo ramo d’azienda”.

Il manager ha ricordato che il gruppo “sta lavorando intorno al piano industriale” che sarà pronto “per la fine dell’anno e l’inizio” del nuovo e ha ricordato l’acquisizione di Ubi Banca: “E’ stata una cosa molto importante, rappresenta il 30% del personale e il 40% circa degli sportelli. L’impatto – ha detto ancora – è importante anche per il peso specifico che ne deriva: oggi la banca lavora per il 60% nel Nord Italia, specialmente in Lombardia e in Emilia”.

E se al momento Bper non lavora alle fusioni, Montani si dice “convinto che ci sarà sempre un’opportunità di integrazione che potrà essere interessante anche perché insistiamo su territori di un certo interesse e sarà difficile che potremo rimanere fuori da qualche processo di questo genere, però al momento dobbiamo concentrarci sulle cose che abbiamo sotto i piedi e non su quelle troppo distanti dagli occhi”.

In merito alle potenziali partner l’ad e neo dg è stato chiaro: “Di banche delle nostre dimensioni sono rimaste la Popolare di Sondrio, Banco Bpm e Monte dei Paschi su cui ci sono state delle uscite di Unicredit per cui non posso dire nulla”. Invece “Carige tenderei al momento ad escluderla perché ci sono dei problemi che devono essere risolti”. Insomma “fondamentalmente ce ne se sono tre” ma “per quanto ci riguarda al momento la nostra priorità rimane l’integrazione. Dopodiché ci rendiamo conto che potremmo essere coinvolti in un processo di M&A. Non ci sottrarremo se l’operazione si configura come di vantaggio per banca e per i soci, siamo in grado di poterla affrontare”.

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