Blue Origin centra il primo atterraggio del mega razzo New Glenn: Bezos rilancia la sfida a Musk nei lanci spaziali.
Giovedì Blue Origin ha lanciato nello spazio il suo razzo di punta, il New Glenn, e ha dispiegato con successo due sonde spaziali gemelle della Nasa dirette su Marte.
A bordo del secondo volo operativo del New Glenn c’era infatti la missione Escapade (Escape and Plasma Acceleration and Dynamics Explorers) con cui la Nasa studierà l’interazione del vento solare con la magnetosfera sul pianeta Rosso oltre a un terminale della società Viasat, parte di un contratto distinto con l’agenzia spaziale statunitense.
Con il lancio di ieri l’azienda aerospaziale fondata dal patron di Amazon ha compiuto un passo fondamentale nella sua rincorsa a SpaceX di Elon Musk: per la prima volta il booster del razzo New Glenn, il più grande vettore riutilizzabile della compagnia, è atterrato con successo su una chiatta nell’Atlantico, un’importante impresa in termini di riutilizzabilità, cavallo di battaglia ormai dei razzi di SpaceX.
Un risultato che arriva quasi un anno dopo il debutto del razzo con il primo tentativo di atterraggio fallito e che rappresenta una vera iniezione di fiducia per Blue Origin, impegnata a ritagliarsi uno spazio in un mercato dei lanci dominato da Musk.
Tutti i dettagli.
IL VOLO DI NEW GLENN E L’ATTERRAGGIO RIUSCITO DEL BOOSTER
Il lancio è avvenuto dalla Cape Canaveral Space Force Station alle 15:55 locali.
Dopo il successo del primo volo di gennaio, che aveva visto il razzo raggiungere l’orbita ma senza recuperare il booster, questa volta Blue Origin ha centrato il bersaglio: atterraggio verticale sulla chiatta oceanica del booster, soprannominato “Never Tell Me the Odds” (Non dirmi mai le probabilità), in riferimento a una battuta pronunciata dall’eroe di “Star Wars” Han Solo nel film “L’Impero colpisce ancora”, e dispiegamento corretto dei payload della Nasa.
Il lancio di Escapade era originariamente previsto per ottobre 2024, ma è stato ritardato proprio a causa di imprevisti nello sviluppo del razzo New Glenn.
“Oggi abbiamo raggiunto il pieno successo della missione e sono molto orgoglioso del team”, ha dichiarato Dave Limp, ceo di Blue Origin, in una nota.
LA RINCORSA A SPACEX
Per Blue Origin la sfida è tutta con SpaceX. Elon Musk ha riconosciuto il risultato di Blue Origin, pubblicando sulla sua piattaforma social X: “Congratulazioni @JeffBezos e al team @BlueOrigin!”
Il New Glenn è il vettore che deve consentire all’azienda di Bezos di entrare stabilmente nel mercato commerciale dei lanci, dove Musk ha costruito un vantaggio enorme grazie al Falcon 9, il razzo più prolifico al mondo, e alla sua capacità di riutilizzo. Limp aveva dichiarato a gennaio che Blue Origin puntava a un secondo lancio entro la tarda primavera e a un totale di sei-otto voli nel 2025.
Sul fronte della capacità di carico, il confronto è altrettanto sbilanciato: 45 tonnellate in orbita bassa per New Glenn, contro le 150 della Starship di SpaceX, ricorda il Financial Times. Ma l’obiettivo di Blue Origin è meno quello di superare Musk e più quello di raggiungere un ritmo stabile nei lanci: condizione necessaria per onorare i contratti commerciali e governativi già firmati.
SODDISFARE I CLIENTI (TRA CUI LA NASA)
Come spiega Bloomberg, mentre Blue Origin invia turisti ai confini dello spazio e ritorno su razzi più piccoli, New Glenn darebbe all’azienda la capacità di portare veicoli spaziali e satelliti in orbita e oltre. Questo rende New Glenn fondamentale per smaltire l’arretrato di 10 miliardi di dollari di contratti con i clienti di Blue Origin.
Tra i principali clienti di Blue Origin figura la stessa Amazon, che ha scelto New Glenn per mettere in orbita parte della costellazione Kuiper, oggi ribattezza Amazon Leo, costellazione satellitare alternativa a Starlink di Musk. I ritardi del programma hanno però costretto il gruppo di Seattle ad acquistare lanci anche da Arianespace, Ula e SpaceX.
Senza dimenticare che la Nasa ha assegnato a Blue Origin un contratto da 3,4 miliardi di dollari per sviluppare il Blue Moon lander, per soddisfare i requisiti del sistema di atterraggio umano della Nasa per le spedizioni di astronauti sulla Luna nell’ambito delle missioni Artemis.
LE PROSSIME SFIDE
Con il primo atterraggio del New Glenn, Blue Origin prova finalmente a lasciare la fase sperimentale e a entrare in quella operativa. Ma il divario con SpaceX resta ampio, sia in termini di cadenza di lancio – SpaceX ha lanciato i suoi razzi Falcon in quasi 280 missioni negli ultimi due anni, segnala Reuters – sia di maturità industriale.
Il successo di oggi, però, offre a Bezos la spinta per dimostrare che l’azienda può diventare un player credibile nel business dei grandi lanci orbitali.






