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Via libera del Vaticano all’invio di armi: gli ucraini hanno il diritto di difendersi

Armi? Sì all'invio a Kiev. Parola del segretario di Stato, Parolin, in un'intervista al settimanale spagnolo Vida Nueva. E il massimo leader dei cattolici ucraini negli Stati Uniti ha lanciato un appello al mondo affinché dia più armi per combattere l'invasione della Russia. Tutti i dettagli

 

Armi? Sì all’invio a Kiev. Allargamento di Nato e Onu? Con giudizio, ma non è il problema. In una intervista al settimanale spagnolo Vida Nueva, il cardinale Pietro Parolin rovescia molti paradigmi di chi pensava di sfruttare il Vaticano a giustificazione della propria narrativa. Papa Francesco sembra approvare in pieno. Ieri ha difeso il diritto dell’Ucraina di esistere come Stato e di difendersi dall’invasione russa. Intanto Putin sfila al suo pride. Cita il Vangelo. Per la Chiesa cattolica è blasfemo. Ecco tutti i dettagli

Parolin: “Lecito inviare armi a Kiev”

“L’uso delle armi non è mai qualcosa di desiderabile, perché comporta sempre un rischio molto alto di togliere la vita alle persone o causare lesioni gravi e terribili danni materiali. Tuttavia il diritto a difendere la propria vita, il proprio popolo e il proprio Paese comporta talvolta anche il triste ricorso alle armi. Allo stesso tempo entrambe le parti devono astenersi dall’uso di armi proibite e rispettare pienamente il diritto umanitario internazionale per proteggere i civili e le persone fuori dal combattimento. D’altra parte, sebbene gli aiuti militari all’Ucraina possano essere comprensibili, la ricerca di una soluzione negoziata, che metta a tacere le armi e prevenga un’escalation nucleare, resta una priorità”. Risponde così il segretario di Stato vaticano, in una intervista al settimanale spagnolo Vida Nueva, in merito all’invio di armi agli ucraini. Nei giorni e nelle ore in cui la politica europea e americana, gli intellettuali diversamente incaricatisi tra un talk televisivo e un editoriale danno il loro parere, il cardinale Pietro Parolin sposa una linea di difesa armata? Sì, ma non proprio. La priorità resta la via diplomatica.

L’Eminenza gela i pacifisti che ignorano i sofferenti per un’ideologia astratta

Non cambia di una riga la posizione cattolica. Deluderà certi columnist. Riduce la bibliografia citabile dei pacifisti coi diritti degli altri, ma non sorprende. Il concetto della legittima difesa è ampiamente trattato nei documenti del Magistero anche nel dopo Vaticano II. Lo si trova, tra l’altro, nel Catechismo e nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa promulgati da Giovanni Paolo II.

“È diritto e dovere aiutare le vittime che non possono difendersi dall’aggressione”

“Il diritto all’uso della forza per scopi di legittima difesa è associato al dovere di proteggere e aiutare le vittime innocenti che non possono difendersi dall’aggressione”. È l’architrave che sorregge il principio “legittima difesa” al 504 del Compendio. Documento che quindi chiarisce non solo la liceità, ma persino l’obbligo di tenere al riparo la popolazione civile dagli effetti della guerra.

Via diplomatica è la via maestra

Ma non c’è nessuna benedizione di bombe e cannoni. Lo stesso Parolin, mercoledì 16, alla messa per la pace, celebrata nella basilica di San Pietro, è stato altrettanto chiaro: “Non credete che se ascoltassimo di più le parole di nostro Signore, le armi tacerebbero, e non avrebbero nemmeno bisogno di essere fabbricate?”. E ancora: “Ripetiamo con il Papa: tacciano le armi!”. Davanti al cardinale, il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Compreso l’ambasciatore russo e quello ucraino.

Il Papa: “Gli Ucraini stanno difendendo la propria terra”

Per coincidenza, nello stesso venerdì 18, in cui usciva l’anteprima del settimanale spagnolo con l’intervista a Parolin, veniva diffuso il testo del messaggio che Francesco ha inviato a Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente del Consiglio delle conferenze dei vescovi d’Europa, in occasione dell’apertura delle Giornate sociali cattoliche europee in corso a Bratislava. Riferendosi al conflitto in Ucraina, Bergoglio denuncia un “abuso perverso del potere e degli interessi di parte, che condanna la gente indifesa a subire ogni forma di brutale violenza” e ha chiesto aiuto per gli ucraini, “popolo ferito nella sua identità, nella sua storia e tradizione”. Aggiunge: “Il sangue e le lacrime dei bambini, le sofferenze di donne e uomini che stanno difendendo la propria terra o scappando dalle bombe scuotono la nostra coscienza”. Forse è stato il richiamo più forte ed esplicito del Vescovo di Roma nell’affermare il diritto dell’Ucraina di esistere come Stato e di difendersi dall’invasione della Russia. E, insieme, richiamo alla comunità internazionale affinché faccia la propria parte. Serve, ha chiesto, “un impegno a rifondare un’architettura di pace a livello globale, dove la casa europea, nata per garantire la pace dopo le guerre mondiali, abbia un ruolo primario”.

“Il problema non è l’allargamento o meno di Nato e Ue”

Anche Parolin ha parlato di istituzioni internazionali. Scendendo nel dettaglio. Interrogato sul presunto senso di pericolo che la Russia prova per l’espansione della Nato e dell’Ue nell’Europa orientale, il Segretario di Stato vaticano cita la libertà di ciascun Paese di prendere, “in piena autonomia, le proprie decisioni in materia politica”, pur ricordando l’importanza di tenere conto anche dei rapporti con gli altri Stati. Sottolinea: “Il problema principale, a mio avviso, non è tanto l’allargamento o meno di Nato e Ue, ma l’opposizione esistente con altri Paesi”.

L’imperialismo mistico del Cremlino accende candele e uccide gente

Un visione, quest’ultima, accreditata in fondo dalla stessa Mosca putiniana, stando a un editoriale di RIA Novosti, pubblicato per errore il 26 febbraio – è infatti stato velocemente rimosso – per spiegare, con il probabile visto del Cremlino, le ragioni del Cremlino e della sua “operazione speciale in Ucraina” . Dove “la questione della sicurezza nazionale della Russia, cioè lasciare che l’Ucraina diventi anti-russa, non è la ragione più importante”. Cruciale è il nazionalismo mistico, la diffidenza verso l’Occidente e verso i suoi valori, per un nuovo ordine mondiale che abbia l’imperialismo russo a baluardo, quasi a katechon, sacro ostacolo, al secolarismo occidentale.

Quando Francesco criticava l’Onu

I problemi di conflitto ai quali fa cenno Parolin, sono nodi che le istituzioni internazionali non sanno sciogliere. Il segretario di Stato vaticano non lo dice esplicitamente. Lo diceva Papa Francesco tornando dal Giappone nel 2019. Rispondendo ai giornalisti, affermava: “Le Organizzazioni internazionali non riescono, le Nazioni Unite non riescono… Fanno tante cose, tante mediazioni, è meritevole. Ma è poco, ancora si deve fare di più. (Pensiamo) al Consiglio di Sicurezza: c’è un problema con le armi, tutti d’accordo per risolvere quel problema per evitare un incidente bellico, tutti votano sì, uno col diritto di veto vota no e tutto si ferma. Ho sentito che forse le Nazioni Unite dovrebbero fare un passo in avanti rinunciando nel Consiglio di Sicurezza al diritto di veto di alcune nazioni. Non so cosa dire, ma sarebbe bello che tutti avessero lo stesso diritto”. Sullo stesso tenore è stato pochi giorni fa il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

Roma chiede pace, non vieta armi se servono a difendersi

Quindi: non solo Roma rifiuta di benedire le armi in campo. Ci mancherebbe. Anzi: da tempo implora affinché si trovi il modo di smettere di fabbricare armamenti bellici. Però, dato che alle lunghe tonache non sfugge il realismo in materia, neppure si proclamano non expedit nel fornire aiuti agli aggrediti affinché possano difendersi e tutelare popolo e confini. Infatti le chiese locali da tempo chiedono anche aiuti militari per l’Ucraina.

L’arcivescovo ucraino dagli Usa: “A che serve se dai da mangiare ma poi la gente salta per aria?”

Martedì, il massimo leader dei cattolici ucraini negli Stati Uniti ha lanciato un appello al mondo affinché dia più armi per combattere l’invasione della Russia e aiuti per affrontare l’aggravarsi della crisi umanitaria. Borys Gudziak, arcivescovo metropolita di Filadelfia per la Chiesa cattolica ucraina negli Usa, ha affermato in una conferenza stampa a Washington che c’è un disperato bisogno di ambulanze blindate, forniture mediche e cibo, ma anche di armi. Ha chiesto: “A che serve se dai da mangiare allo stomaco di questi bambini, queste donne, queste persone nelle città, se i loro cervelli stanno per esplodere, se i loro condomini vengono ridotti in macerie?”. L’arcivescovo non ha mancato di notare quanto sia triste vedere la leadership della Chiesa ortodossa russa sostenere il presidente Vladimir Putin e la guerra, e ha criticato il patriarca Kirill per aver donato una grande icona della Vergine Maria a un leader della Guardia nazionale russa.

Da Kiev tutte le chiese e le religioni invocano armi. Compresi gli ortodossi fedeli a Kirill

Già l’8 marzo era stato il Consiglio delle chiese ucraine a chiedere aerei da combattimento. L’organismo comprende cristiani di varie denominazioni, ebrei e musulmani. Il Consiglio ha rivolto un appello alla Nato, all’Onu, all’Unione Europea, all’Osce e al Consiglio d’Europa affinché prendano “misure urgenti per introdurre una no-fly zone sull’Ucraina e per fornire alle Forze armate dell’Ucraina un moderno equipaggiamento di difesa aerea, compresi gli aerei da combattimento, al fine di proteggere il nostro più grande valore – vite umane e infrastrutture civili – dai barbari bombardamenti degli invasori russi”. Particolare non secondario: nel Consiglio siedono, uno accanto all’altro, OnufriJ, primate della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, e il metropolita Epifanio, primate della Chiesa ortodossa d’Ucraina, staccatasi da Mosca e considerata scismatica dal patriarca Kirill.

Problema ortodosso centrale nel conflitto

Ennesimo segnale della crepa nel mondo ortodosso per la saldatura tra il patriarcato e il Cremlino. Una posizione che ha tenuto cauto il Vaticano. Ma l’argine si è rotto. Se nei primi giorni della guerra si evitavano accenni diretti al responsabile, ovvero l’aggressione russa, diluiti in un più ampio richiamo alla preghiera, ora il vento è cambiato. L’Osservatore Romano scrive esplicitamente di “aggressione dell’esercito russo in Ucraina”: Padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica e consigliere di Francesco, lo faceva già. Ora non nasconde puntuali contestazioni alla linea Kirill. Non solo non ci sono stati appelli del Patriarca al presidente russo, né richieste di cessazione immediata del conflitto. Ma ha in qualche modo avvallato la guerra, attribuendole – lo ha detto Kirill – un “significato metafisico”. Commenta Spadaro: “Quando si unisce il significato religioso a un conflitto, evocando scenari apocalittici di conflitto tra bene e male significa che la situazione si è fatta grave. La guerra santa non ha limiti”.

Si allarga la distanza tra ortodossia russa e cattolicesimo romano

Il Vaticano ha chiesto la pace, i corridoi umanitari, il cessate il fuoco e il ritorno ai negoziati, e si è anche offerto di mediare tra le parti. Francesco si è recato all’ambasciata russa presso la Santa Sede  per “esprimere personalmente la sua preoccupazione per la guerra”, in uno straordinario gesto papale senza precedenti. Ma Francesco però non ha condannato pubblicamente la Russia per nome né ha pubblicamente fatto appello a Kirill.

Ieri si è spinto oltre. Pochi giorni dopo che aveva detto al capo della Chiesa ortodossa russa che il concetto di “guerra giusta” è obsoleto. poiché le guerre non sono mai giustificabili, e che i pastori devono predicare Cristo non la politica.

Quei commenti, durante una videochiamata mercoledì con Kirill, sembravano essere un colpo indiretto all’apparente difesa della guerra da parte del patriarca. Kirill, che è vicino a Putin, e ha di fatto giustificato l’invasione. Nel suo messaggio di venerdì, Francesco non ha di nuovo menzionato la Russia per nome . Ma ha fortemente sostenuto l’Ucraina.

Intanto Putin sfila al pride

Tutto accade nello stesso giorno dell’ovazione per Putin allo stadio di Mosca gremito per l’ottavo anniversario dell’annessione della Crimea. “Non c’è amore più grande di dare la vita per i propri amici”, ha detto citando il Vangelo. Al gran varietà dell’imperialismo russo. Replica Spadaro: “La politica non deve usurpare il linguaggio di Gesù per giustificare l’odio. La retorica religiosa del potere e della violenza è blasfema”. Per Bruno Forte, teologo e arcivescovo di Chieti, citare il Vangelo di Giovanni, come ha fatto il presidente russo , “è certamente un atto sacrilego”, “non riesce più a trovare argomenti per giustificare questa follia, una aggressione ingiustificata e totalmente immorale”, “è un’autentica bestemmia”.

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