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Trump - Macron

Tutti i veri dossier che dividono Trump e Macron

L'analisi dell'editorialista Guido Salerno Aletta

11 novembre 2018. Le celebrazioni a Parigi del Centenario dell’armistizio che pose fine al conflitto tra Francia e Germania si sono svolte in un clima surreale, nel completo dissolvimento di quelle che furono le alleanze di quel tempo e soprattutto degli equilibri che hanno dominato il secolo scorso.

I RAPPORTI BRUSCHI FRA TRUMP E MACRON

La premier britannica Theresa May era assente, dacché festeggerà a Londra la fine della Guerra. Il Presidente americano Donald Trump è apparso più brusco che mai, dopo il tweet durissimo lanciato mentre stava atterrando nella capitale francese, replicando al Presidente francese Emmanuel Macron che il giorno prima aveva auspicato la creazione di un esercito europeo per difendersi autonomamente dalla aggressività della Russia, dalla della Cina e financo dagli Stati Uniti, che ormai minacciano la pace mondiale ritirandosi dal Trattato sui missili nucleari a medio raggio. Visibilmente urtato, anche il Presidente russo Vladimir Putin: giunto in ritardo alla cerimonia, non ha quasi stretto la mano del padrone di casa, riservando il gesto ad Angela Merkel e, calorosamente ricambiato, a Donald Trump.

IL RUOLO DI MERKEL

Chissà se a malincuore, solo la Cancelliera tedesca, definitivamente azzoppata nella sua carriera politica dai recenti risultati elettorali, ha condiviso il ruolo da protagonista in tutte le manifestazioni, rimanendo schiacciata dalla strategia comunicativa e politica di Macron.

IL PATTO DELL’ELISEO

L’armistizio con la Germania è salvo, e saldo più che mai: è stato rinnovato davanti al mondo intero quel Patto dell’Eliseo che nel 1963 vide l’abbraccio tra Konrad Adenauer e Charles De Gaulle. Fu plateale, fin troppo, e già allora parve andare al di là della riconciliazione tra i due nemici secolari, basato sulla malcelata volontà della Francia di sottrarre la Germania occidentale alla piena subordinazione verso gli Usa, potenza occupante.

LE CARATTERISTICHE DI MACRON

E di gaullismo, atteggiamento sempre assai critico verso gli Usa, sembra impregnata anche la visione politica dell’attuale Presidente francese Emmanuel Macron. Donald Trump, da parte sua, gliene sta offrendo una infinità di occasioni, avendo messo in crisi quel minimo di multilateralismo che negli anni scorsi aveva cercato di moderare l’eccezionalismo statunitense, sancito dal dissolvimento dell’Urss.

I PASSAGGI CRUCIALI DI TRUMP

Ritirarsi dal Trattato di Parigi sul clima, da quello Transpacifico TPP già firmato da Barack Obama, dall’Accordo sul nucleare iraniano e dal Trattato sui missili nucleari a medio raggio, sono i passaggi cruciali che hanno costellato questi primi due anni della Presidenza Trump, impegnata in un conflitto globale per il ribilanciamento della sua bilancia commerciale, il cui passivo sembra peggiorare senza fine.

LA FUNZIONE DEL DOLLARO

La finzione del dollaro, moneta fondamentale per il commercio mondiale ma senza un controvalore intrinseco, che consente agli Usa di indebitarsi senza limiti, fu già denunciata da De Gaulle nel 1965, quando ordinò ad una nave della Flotta di rimpatriare da New York l’oro francese custodito nei caveau della Fed. Aveva capito che, presto o tardi, il credito francese in dollari non sarebbe più stato onorato. Per quanto possa sembrare paradossale, però, oggi è proprio Donald Trump ad essere il più convinto della insostenibilità per gli Usa di un crescente indebitamento verso il resto del mondo.

LO SCENARIO EUROPEO

Per Emmanuel Macron, questa celebrazione ha segnato in modo tangibile l’inizio del nuovo secolo, che ha preconizzato nel suo libro Rèvolution, che unisce autobiografia e visione del mondo. Se Francia e Germania sono perenni alleate, la presenza americana in Europa non si giustifica più, e tanto meno serve quella britannica. E se l’euro ha davvero un significato, è quello di aver portato la sfida definitiva alla tirannia del dollaro.

IL PUNTO CRITICO DELLA STABILITA’ FINANZIARIA

Ma, oggi, sono la moneta europea e le dinamiche sottese alle economia che lo hanno adottato a rappresentare il punto critico della stabilità dell’intero sistema finanziario globale: i derivati denominati in euro rappresentano una componente straordinariamente elevata del mercato del rischio, con un valore nozionale che a giugno scorso era arrivato a 129 triliardi di dollari, rispetto ai 193 triliardi dei contratti denominati in dollari. Con la Bce imbozzolata dai Trattati ed alle prese con i debiti privati e pubblici di tante economie divergenti, la instabilità dell’eurozona rappresenta uno dei fattori più inquietanti nella prospettiva di una futura crisi finanziaria, e del marcato rallentamento in atto dell’economia europea.

IL DOSSIER DIFESA

C’è dell’altro. La replica di Emmanuel Macron al tweet di Donald Trump, che rimproverava aspramente la Francia anche di beneficiare dell’ombrello della Nato senza pagarne i costi, a tutto discapito del contributo statunitense, è stata eloquente: aumentare il contributo europeo alla difesa non significa dover acquistare armamenti dagli Usa. Sono parole che suonano tetre, al di là della competizione in atto per la fornitura agli eserciti europei degli F-35 americani, cui l’industria franco-tedesca vorrebbe lanciare una alternativa che vada al di là dei francesi Rafale già in esercizio.

IL RUOLO DELL’ITALIA

La mancata partecipazione dell’Italia alla iniziativa franco-tedesca in materia di difesa europea, così come la adozione degli F-35, segnano più di un crinale. E la presenza invero discretissima alla cerimonia parigina del nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con il contributo di sangue versato dall’Italia alla vittoria nella Grande Guerra completamente marginalizzato, se non misconosciuto, riflette una tensione che va al di là della questiona libica, che in queste ore vede il governo italiano impegnato a Palermo a mettere insieme le parti.

Per capire com’è il mondo oggi, sono bastate davvero poche ore.

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