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Ecco come il Regno Unito combatte il Coronavirus. Il Punto di Meloni

Che cosa succede nel Regno Unito sul Coronavirus. L'articolo di Daniele Meloni

 

Il National Health Service (Nhs), il Servizio Sanitario Nazionale britannico, ha diffuso ieri sera i dati relativi al trattamento del Coronavirus in Gran Bretagna di concerto con il ministero della Salute.

Al giorno 24 del corrente mese sono state 6,536 le persone controllate per sospetti casi del virus, di cui solo 9 positive. Il dato non include i 4 casi della nave da crociera Diamond Princess, appena arrivati nel paese dal Giappone e già confinati nelle apposite strutture di isolamento. Al momento non si registra alcun decesso.

Il Dipartimento della Salute ha dichiarato il Coronavirus un rischio serio e imminente per la Gran Bretagna non appena la malattia si è diffusa nel Wuhan. La criticità del caso è passata da bassa a moderata negli ultimi giorni.

Per quanto riguarda la possibilità di sottoporsi ai test, Public Health England (Phe) ha sviluppato dei nuovi test diagnostici per tutto il paese a partire dal 10 febbraio. A Londra c’è un solo laboratorio dove i test possono essere effettuati, ma altri laboratori sono presenti nelle altre grandi città del Regno Unito come Bristol, Manchester, Edimburgo e Glasgow. Anche a Cambridge, città universitaria e con una ampia platea di studenti provenienti dalla Cina e da altri paesi dell’Estremo Oriente, c’è un laboratorio. Altre strutture sono programmate per sostenere i test in Irlanda del Nord, Galles e nelle città di Birmingham, Leeds, Newcastle e Southampton. Non sono però al momento ancora attive. I test di conferma sulla positività o meno al virus sono effettuati a Colindale.

Dal momento dello scoppio dell’epidemia, il governo inglese ha organizzato voli di rientro dal Wuhan in aerei speciali. Sono stati 118 i cittadini britannici a lasciare il suolo cinese il 9 febbraio scorso e trasferiti, una volta atterrati a Londra, nel centro di permanenza di Kents Hill Park, a Milton Keynes per 14 giorni, tanto si pensa sia il periodo di incubazione del Covid19. Tutti hanno lasciato la struttura il 23 febbraio dopo essere risultati negativi al test.

Nel frattempo la compagnia aerea di bandiera Britannica, il vettore British Airways aveva iniziato a sospendere I voli da e per la Cina come misura preventiva. Anche la Virgin Atlantic ha annunciato una simile misura predisponendo il rimborso pieno per le prenotazioni effettuati sui suoi voli. Attività di screening per la rilevazione del virus sono effettuate in tutti gli aeroporti britannici con l’utilizzo di staff medico ed esperti dell’Nhs in particolare nel trafficatissimo aeroporto londinese di Heathrow.

Il Foreign Office, di concerto con l’Nhs ha consigliato a chi ha viaggiato in Cina, Giappone, Thailandia, Corea del Sud, Hong Kong, Taiwan, Singapore, Malesia e Macao di restare in quarantena nelle proprie abitazioni per 14 giorni ed evitare contatti con le persone. Inoltre, ai viaggiatori è stato consigliato di mettersi in contatto on le autorità sanitarie una volta tornati in Uk. Più di un milione di inglesi si reca in vacanza in Thailandia ogni anno. A loro è stato chiesto di evitare tutti i viaggi non strettamente necessari nelle province vicine al confine con la Malesia, che sarebbero tra le più a rischio per la contrazione del virus.

Per quanto riguarda gli sviluppi di un vaccino anti-Covid19 lo Uk ha annunciato la donazione di 20 milioni di sterline alla Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi) per sostenere la ricerca. Nello stesso tempo gli scienziati all’Imperial College di Londra stanno testando possibili cure contro la malattia sugli animali.

È ancora difficile stabilire l’impatto economico dell’epidemia sul mondo del lavoro britannico. Ovviamente le aziende che si occupano di import ed export con la Cina sono le più colpite. Tra di esse la Volex, fornitore di tecnologie per il cablaggio nello Uk, ha dovuto chiuedere 3 dei suoi 4 impianti in Cina. Il Gruppo Burberry, brand britannico del lusso, ha espresso preoccupazione per il calo delle vendite dei suoi prodotti in Cina e a Hong Kong. L’azienda ha chiuso 24 dei suoi 64 store nelle città cinesi, mentre gli altri sono aperti per un periodo limitato di ore. Un altro colosso Uk colpito dall’outbreak del Covid19 è la BP. Il prezzo del petrolio è sceso circa del 17% dopo il picco del mese di gennaio.

Il centro studi della British Petroleum rileva che il consumo globale di petrolio potrebbe calare dello 0,5% a causa dell’abbassamento della domanda rispetto alle stime iniziali. La compagnia si aspetta che il consumo cali di 500mila barili al giorno e prevede tagli alle forniture da parte delle compagnie petrolifere nel breve periodo. Una ulteriore correzione al ribasso dei prezzi e del consumo potrebbe accadere in caso di prolungata epidemia con un effetto ancora più impattante su logistica e viaggi.

 

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