Obiettivi espliciti e impliciti del Mes (Meccanismo europeo di stabilità) secondo il saggista ed editorialista Antonio Pilati
“Una delle caratteristiche del Mes è che i suoi fondi di finanziamento vengono dati anche a istituti finanziari e non solo agli Stati. Questo mi fa supporre che il primo obiettivo sia utilizzarlo per prevenire crisi bancarie con epicentro in Germania e poi in Francia”.
Parola di Antonio Pilati, già commissario Antitrust e direttore dell’Istituto di economia dei Media della Fondazione Rosselli, e autore di saggi e analisi sull’evoluzione della governance europea a trazione tedesca.
L’autore del recente libro “La catastrofe delle élite”, a proposito del Mes, aggiunge: “Ma nel mezzo di una recessione o di una fase di difficoltà dell’economia europea e mondiale, si accenderebbero subito i fari sul debito pubblico italiano. Economia stagnante, alto debito pubblico, confusione politica sono tutte condizioni che, messe in evidenza dai nostri partner, potrebbero facilmente innescare reazioni negative dei mercati e disinvestimento dai nostri titoli di debito pubblico”.
Costringendoci a chiedere l’aiuto del Mes, che per intervenire imporrebbe la ristrutturazione del debito.
Esattamente. Significa che il Mes agisce ancor prima di sovvenzionare lo Stato a rischio.
C’è un dettaglio non trascurabile: il nostro debito pubblico è al 70 per cento detenuto dalle banche italiane.
Sì, e al tempo stesso i maggiori detentori esteri del nostro debito sono istituti francesi. Questo dà a Macron una leva negoziale pesante. Detto questo, non dobbiamo mai dimenticare il contesto nel quale si colloca questa vicenda.
Ci dica.
Da quando è scoppiata la crisi, o da quando la globalizzazione è diventata efficace e rampante, all’interno dell’Unione Europea prevale uno spirito di competizione tra gli Stati: Germania e Francia usano le regole europee per avere la supremazia continentale. Di questo in Italia abbiamo ancora poca coscienza.
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