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George Floyd

George Floyd, le vignette dell’odio e il nuovo antisemitismo

L'intervento di Stefano Parisi

L’ondata di proteste negli Usa contro gli episodi di uso eccessivo della forza da parte della polizia ha un risvolto comune nella storia del nuovo antisemitismo. Lo dimostra la vignetta che circola sui social media in cui si vede un poliziotto bianco con il ginocchio sul collo di un afroamericano mentre abbraccia un soldato israeliano con il ginocchio sul collo di un palestinese.

La tragica morte di George Floyd viene presa a pretesto per delegittimare Israele, se non fosse che lo Stato ebraico difende la popolazione civile dagli attacchi del terrorismo. Alan Dershowitz sul Jerusalem Post ha descritto alcuni di questi episodi antisemiti accaduti negli Usa: immagini di Floyd con la kefiah palestinese; il BDS, l’odioso movimento per il boicottaggio di Israele, che all’università della California accusa Israele di istruire gli agenti di polizia Usa (l’odio del BDS verso gli ebrei risale a ben prima della Guerra dei 6 giorni e della “occupazione” dei Territori); i graffiti sulle sinagoghe contro lo Stato ebraico durante le proteste antirazziste a Los Angeles. È sempre colpa degli ebrei. È colpa degli ebrei se c’è il razzismo, il riscaldamento globale, la crisi economica che produce povertà nel mondo globalizzato.

L’ex presidente Barack Obama cavalca le proteste negli Usa affermando che bisogna lottare contro chi divide e semina falsità nelle nostre società democratiche. A parte il fatto che non si ricordano le stesse manifestazioni di rabbia e di indignazione popolare per gli episodi di violenza ingiustificata della polizia durante la presidenza Obama, i leader democratici farebbero bene a impegnarsi fino in fondo nel contrastare chi alimenta odio e falsità. Per i nuovi antisemiti, soprattutto nella estrema sinistra, ogni occasione è buona per demonizzare Israele. Tutti i guai del mondo sono colpa degli ebrei.

Organizzazioni come Black Lives Matter non sono immuni da questo antisemitismo ideologico per cui l’ebreo è sempre il carnefice e il palestinese è sempre la vittima di un “genocidio”. E a poco vale la distinzione di comodo tra anti-antisionismo ed antisemitismo, perché chi nega le ragioni del sionismo è in fin dei conti contro gli ebrei: come si può continuare a negare il diritto di Israele, avamposto della civiltà occidentale, a esistere? Fa comodo usare la tragica morte di Floyd come uno scudo, come fa Hamas a Gaza per avvantaggiarsi nella guerra di propaganda che alimenta odio e complotti contro gli ebrei. Che senso ha inginocchiarsi per manifestare la propria solidarietà agli afroamericani se poi tanti esponenti politici nei Paesi occidentali legittimano la propaganda contro lo Stato ebraico?

Perché nessuno si è inginocchiato per le vittime della violenza della polizia in Kenya durante il lockdown o per i 3 poliziotti arrestati per aver frustrato e trascinato una donna dietro una moto? Le vittime in Kenya valgono meno dei neri americani? Perché i movimenti antirazzisti di sinistra sono regolarmente contro Israele e filo-palestinesi? Eppure gli ebrei americani hanno giocato un ruolo importante nel sostenere la battaglia delle organizzazioni per i diritti civili che si battevano contro le ingiustizie razziali negli Stati Uniti.

Io credo che la libertà di Israele sia la nostra libertà. La libertà dalla paura, dal terrore, dal razzismo di sistemi totalitari e oppressivi. La libertà che garantisce il nostro diritto a vivere in sicurezza. Condanniamo ogni episodio di violazione dei diritti alla base della nostra vita democratica, ma condanniamo con la stessa forza chi cerca di manipolare la realtà, fomentando l’odio contro Israele e il popolo ebraico.

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