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Stati Uniti Kiev

Ecco come Biden aiuta Zelensky anche sull’Intelligence

Il nuovo piano di aiuti degli Stati Uniti per l’Ucraina ha un’altra componente, passata più inosservata, dedicata all’intelligence. L’articolo di Giuseppe Gagliano   Per la prima volta, mercoledì 13 aprile gli Stati Uniti hanno deciso di inviare armi pesanti — compresi gli obici — in Ucraina per difendersi dalla Russia. Un nuovo passo nell’impegno di Washington…

 

Per la prima volta, mercoledì 13 aprile gli Stati Uniti hanno deciso di inviare armi pesanti — compresi gli obici — in Ucraina per difendersi dalla Russia. Un nuovo passo nell’impegno di Washington per Kiev che non ha mancato di essere evidenziato dai media.

Ma non è tutto.

Il nuovo piano di aiuti americano per l’Ucraina — del valore di 800 milioni di dollari — ha un’altra componente, che è passata molto più inosservata, dedicata all’intelligence.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è impegnato a trasmettere più dati raccolti dai suoi servizi segreti all’Ucraina, in un momento in cui l’esercito russo sembra sempre più vicino a innescare la grande battaglia per il Donbass. Joe Biden ha persino messo la fornitura di armi e intelligence su un piano di parità.

Ma il loro impatto reale rimane difficile da valutare: gli effetti dell’intelligence tempestiva sono meno visibili di quelli di un missile antiaereo o di razzi anticarro. Inoltre, sono, per definizione, condannati a viaggiare dietro le quinte, lontano dagli occhi del grande pubblico e del nemico.

Dall’inizio della guerra, il dibattito sul ruolo dell’intelligence ha ruotato principalmente attorno all’approccio “senza precedenti” alla declassificazione delle informazioni sensibili. Dai primi mesi della crisi ucraina, l’amministrazione Biden ha inondato i media con dati — valutazione del rischio di guerra, immagini satellitari della mobilitazione delle truppe russe — direttamente dalla cucina sul retro dei vari uffici di intelligence stranieri americani (CIA, NSA, Defense Intelligence Agency).

I documenti, di solito riservati ai soli occhi dei governi alleati, alimentavano così il dibattito pubblico.

Un altro effetto indiretto di questa dimostrazione molto pubblica di piani “segreti” russi prima dell’inizio della guerra d’invasione potrebbe essere stato quello di creare sfiducia tra il Cremlino e i servizi segreti russi.Questa moltiplicazione di rivelazioni potrebbe aver dato l’impressione di uno staff russo infiltrato dai servizi segreti occidentali. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui i servizi segreti russi, sebbene ben noti, sembrano non aver svolto un ruolo decisivo durante questo conflitto: Vladimir Putin non voleva più ascoltare le sue spie.

Gli Stati Uniti non hanno mai nascosto di aver continuato a trasmettere informazioni a Kiev dall’inizio di marzo anche quelle di geolocalizzazione per rintracciare le truppe russe sul terreno che consentirebbero agli ucraini di organizzare operazioni di eliminazione mirate. Una nuova dottrina è stata sviluppata a Washington che consente ai servizi segreti americani di condividere dati che consentiranno a Kiev di avere un quadro molto accurato del sistema militare russo messo in atto nel Donbass e in Crimea.

L’amministrazione statunitense sembra quindi aver deciso di fornire dati importati che consentano all’esercito ucraino di avere un’immagine in tempo reale dei movimenti delle truppe russe.

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