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Serbia Cina

Dalla Serbia all’Ucraina, come manovrano Russia e Cina nell’Europa dell’est

L'articolo di Giuseppe Gagliano sulle mosse di Russia e Cina nell'Europa dell'est

 

Difficile negare come la presenza russa e cinese si faccia sempre più pervasiva e capillare nel cuore dell’Europa dell’est.

L’ennesima dimostrazione è data dal fatto che il 3 maggio il presidente della Serbia ha incontrato sia il rappresentante cinese a Belgrado Chen Bo che l’ambasciatore russo in Serbia, Aleksandr Bozan Kharchenko.

Se queste due nazioni rappresentano una presenza inquietante per l’alleanza atlantica non si non si può dire lo stesso per il presidente serbo visto che gli investimenti cinesi si aggirano intorno ai 10 miliardi mentre quelli della Russia intorno ai 4 miliardi.

Per quanto riguarda la Russia i suoi investimenti sono concentrarti prevalentemente nel settore del petrolio e del gas: infatti il principale azionista della multinazionale serba Naftna Industrija Srbije (NIS) è Gazprom Neft.

In secondo luogo un altro aspetto importante di questa sinergia è rappresentato dal gasdotto BAlkan Stream.

Per quanto riguarda la Cina abbiamo già avuto modo di sottolineare come la Serbia rappresenti il cavallo di Troia per consentire al Dragone di entrare nell’Europa.

Per quanto concerne la situazione politica ancora instabile tra Ucraina e Russia questa ha avuto degli sviluppi di grande rilevanza proprio giovedì 6 maggio quando vi è stato l’incontro tra il segretario di Stato degli USA, Anthony Blinken e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, a Kiev.

Scontati i temi affrontati dai due uomini politici: la sicurezza nel Donbass e nelle aree del Mar Nero e Mar d’Azov, il Nord Stream 2 e soprattutto le riforme necessarie da porre in essere in Ucraina per entrare nella Nato.

A tale proposito, al di là della scontata richiesta da parte del segretario di Stato americano in relazione alle riforme di politica interna che dovranno essere attuate per consentire all’Ucraina di entrare a pieno titolo all’interno della Nato, è evidente che se una eventualità di tale natura dovesse verificarsi le tensioni con la Russia non solo avrebbero un incremento rilevantissimo ma potrebbero costituire la premessa per un conflitto.

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